«Siamo un Paese dove tutti parlano senza sapere». L’affermazione scomoda è di Agostino Ragosa, direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, pronunciata durante il keynote molto appassionato di presentazione del 44esimo Rapporto di Assinform. Quelle parole a poche ore di distanza dal balletto istituzionale su IMU e IVA e soprattutto dalla nomina di Francesco Caio, (investito della carica di Mister Agenda Digitale da parte del presidente del Consiglio, Enrico Letta attraverso un tweet delle 8.45 del 13 giugno, mentre l’ora di pubblicazione della notizia sui due principali quotidiani italiani la riportava a 17 ore prima, segno che la notizia era già stata preparata) – assumono un significato nuovo e risuonano come un monito.
Proprio, il presidente di Assinform, Paolo Angelucci si augurava il rafforzamento della governance «attraverso l’assunzione diretta di responsabilità nelle mani della Presidenza del Consiglio e l´istituzione di un efficace coordinamento con le Regioni». Forse la preghiera del presidente dell’associazione italiana per l’Information Technology che fa capo a Confindustria è stata ascoltata?
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e gli abbiamo chiesto un commento a caldo sulla nomina di Francesco Caio a supercommissario addetto al controllo di Agostino Ragosa, che detto così (ma è la verità) non farà piacere all’attuale direttore in carica.
«Le capacità e l’esperienza di Francesco Caio non potranno che dare un contributo positivo all’Agenda Digitale italiana. Auspichiamo – ha detto Angelucci – che la sua nomina presso la Presidenza del Consiglio contribuisca al giusto coordinamento tra i Ministeri chiamati a intervenire sulla materia, rafforzando quindi anche l’efficacia dell’azione dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Ci aspettiamo pertanto che da ciò ne possa derivare l’attesa accelerazione di un’azione di Governo fattiva e continuativa in materia di innovazione tecnologica e politiche industriali, che darà opportuni stimoli anche alla modernizzazione e alla semplificazione delle Pubbliche Amministrazioni».
Anche noi confidiamo nell’auspicio del presidente di Assinform, soprattutto nella speranza che la nomina di Mr. Agenda Digitale non faccia ricordare la trama di un film già visto, quella del garante per la sorveglianza dei prezzi anche lui, passato alla storia con il titolo di Mister.
FARE PRESTO
Parla di «accelerazione», il presidente di Assinform e fa il paio con le parole dello stesso presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha detto: «L’agenda digitale è una missione alla quale voglio dare massimo impulso».
Se Agostino Ragosa è il Massimo d’Azelio dell’Italia digitale, per cui fatta l’Italia digitale dobbiamo fare i cittadini digitali, Francesco Caio – noto per il suo carattere “roccioso” – dovrebbe essere il Garibaldi, capace di fare l’impresa e unificare l’Italia. Bisogna – però – tenere presente che l’Italia digitale è ancora tutta da fare. Siamo ancora ai moti del ‘48 e la breccia di Porta Pia è lontana. L’OCSE ci mette in fondo alla classifica per gli investimenti tecnologici. E’ chiaro chi è il Cavour della situazione.
Ritornando al merito dell’Agenda digitale Italiana, dobbiamo ammettere che il dibattito è stato troppo focalizzato in modo strumentale sulla banda larga, spesso confondendola con il sistema pubblico di connettività. Dei 60 miliardi di euro messi a disposizione dalla UE dal 2007 e 2013 per le infrastrutture tecnologiche ne abbiamo spesi solo 18. Perché? Il problema è che non sappiamo più fare il nuovo? Abbiamo un problema non solo di esecuzione, ma anche di strategia? Non sappiamo più immaginare il futuro?
L’AGENDA DELL’AGENDA
Facciamo un po’ di chiarezza e non dimentichiamo le parole iniziali di Agostino Ragosa. E teniamo a mente anche quelle del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, all’Assemblea Annuale. L’Italia sconta un ritardo epocale: «Non siamo stati capaci di rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi 25 anni».Perdonate il pasticcio di parole, ma qual è l’agenda dell’Agenda Digitale italiana?
Alla fine di giugno, abbiamo la scadenza di presentare all’Europa i piani per i fondi strutturali con la definizione delle agende digitali regionali. Entro settembre, dobbiamo presentare al Governo e all’Europa il piano di razionalizzazione dell’infrastruttura pubblica. Dobbiamo fare le gare di assegnazione in previsione di ciò che ci chiede l’Europa: la banda larga della PA è il primo pezzo, il secondo pezzo sono i data center certificati Tier/4 per supportare il cloud e l’unificazione dei CERT. Altrimenti possiamo dire addio all’e-gov, alla sanità digitale, alla giustizia digitale, all’istruzione digitale alle comunità e alle città intelligenti e a tutto quello di cui abbiamo scritto negli ultimi due anni.
Al G8 della prossima settimana, il presidente Obama spiegherà agli europei il piano americano per gli open data (che – però – non sarà un piano Marshall digitale). Se non saremo pronti, noi forniremo la materia prima (i dati) e le imprese straniere ce la rivenderanno sotto forma di servizi.