Italia digitale in bianco

Il 44esimo Rapporto di Assinform fotografa lo stato dell’economia digitale del Paese e non solo. Ancora in discesa il Global Digital Market: -7,5% fatturato nel primo quadrimestre 2013. Stime negative per gli indici di 2013: GDM al -4,2%, IT al -5,8%, TLC al -6,5%

È bianco il colore scelto per la copertina del 44esimo Rapporto dell’associazione italiana per l’Information Technologiy che fa capo a Confindustria. Bianco come la speranza di rivedere le cifre dell’andamento del settore con un segno positivo davanti. Bianco – però – non significa resa, anche se le prospettive nel medio periodo sono in forte chiaroscuro. Luci e ombre. E le ombre sono tante.

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Nei primi quattro mesi del 2013 la crisi ha colpito pesantemente il Global Digital Market, che ha registrato una contrazione di -7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, essendo trascinato verso il basso dalle componenti tradizionali dell’ICT, con le TLC calate del 9,4% principalmente per effetto della riduzione delle tariffe di terminazione e l’IT attestata a -4,2%. E’ questo un segnale fortemente negativo che, appesantito dai ritardi accumulati nel processo di attuazione dell’Agenda Digitale e dall’assenza di misure tese a favorire la ripresa degli investimenti in innovazione e a risolvere fattori fortemente penalizzanti per le imprese come il credit crunch, ci costringe a correggere in termini peggiorativi lo scenario più pessimistico che avevamo delineato all’inizio dell’anno, stimando che il GDM chiuderà il 2013 a -4,2%, a cui l’IT contribuirà con un trend di -5,8%, mentre le TLC si fermeranno a -6,5%.

 

Per Paolo Angelucci, presidente di Assinform, al suo quarto e ultimo anno di mandato, bisogna «attivare il circolo virtuoso della crescita puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per l’IT». Angelucci ha un pacchetto di proposte concrete: «Governance a Palazzo Chigi, bonus cloud per applicazioni e innovazione dei processi aziendali, fondo per lo sviluppo di prodotti e soluzioni IT, aumento occupazione qualificata prevedendo l’inserimento in azienda di diplomati tramite stage di 12 mesi e passaggio all’apprendistato».

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INVESTIMENTI IN CALO

In Italia la spesa per l’ICT è ancora considerata un costo e non investimento. Questo tipo di cultura vetero-contabile si riverbera in modo negativo sulla bilancia degli investimenti del settore. Nel 2012 – infatti – gli investimenti in tecnologie digitali da parte delle imprese sono diminuiti per le grandi aziende dell’1,7%, per le medie del 2,1% e per le piccole del 3%, mentre la percentuale di fatturato attraverso l’e-Commerce si è attestata al 6% a fronte di una media europea del 15%. In Italia le abitazioni con accesso a banda larga si fermano al 55%, mentre la media Ue27 è del 73%, gli individui che non hanno mai usato Internet rappresentano il 37% della popolazione, quelli che acquistano on line si fermano al 15% a fronte di medie europee rispettivamente del 22% e 35%, per l’utilizzo dell’e-banking siamo al 21% e per le interazioni on line con la PA al 19%, mentre le medie Ue viaggiano sul 40% e 44% rispettivamente.

 

 

INNOVARE PER CRESCERE

«I tanti ritardi e digital divide italiani – spiega Angelucci – indicano chiaramente che per attivare il circolo virtuoso della crescita non ci si può affidare a provvedimenti spot, ma occorre un impegno a tutto campo puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per il settore IT. La realizzazione dell’Agenda Digitale va posta al centro del progetto di sviluppo del Paese al fine di creare le condizioni per la modernizzazione della PA e delle sue transazioni con i cittadini e con le imprese. Avviare il processo di digitalizzazione è assolutamente urgente, ma per questo occorre rafforzare la governance attraverso l’assunzione diretta di responsabilità nelle mani della Presidenza del Consiglio e l’istituzione di un efficace coordinamento con le Regioni.

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Per lo sviluppo dell’economia digitale riteniamo prioritarie due misure: istituzione del “Bonus Cloud” sotto forma di credito d’imposta da utilizzare obbligatoriamente in applicazioni e nello sviluppo di nuovi processi aziendali; introduzione di una “Sabatini tecnologica” per agevolare la digitalizzazione delle imprese e gli investimenti anche immateriali. A sostegno del settore IT va considerata l’opportunità di creare un plafond da destinare alle aziende d’informatica, finalizzato allo sviluppo di prodotti e soluzione innovative, eventualmente con un apposito Fondo di Garanzia. Allo stesso tempo, essendo l’IT un settore “labour intensive”, è fondamentale sviluppare politiche attive del lavoro, prevedendo stage di 12 mesi per l’introduzione in azienda anche di personale diplomato con passaggio automatico al regime di apprendistato».