Nel 2006 quando, nell’ambito dei servizi tecnologici del Comune di Reggio Emilia, decidemmo di fornire connessioni Internet wireless a quanti vivevano e frequentavano la nostra città, vennero valutati sia gli investimenti necessari a realizzare il progetto, sia i possibili ritorni economici e di immagine che ne sarebbero derivati. Proprio quest’ultimo aspetto, non sempre adeguatamente considerato, rappresenta un fattore distintivo dell’intero progetto “C’è Internet nell’aria”. Oggi esiste una sempre maggior concorrenza tra i territori per portare residenti, ma anche turisti e lavoratori, in un’area e, quindi, farne crescere il valore. Da qui l’idea di fornire nuovi servizi tecnologici, sempre più apprezzati e indispensabili e a supporto dell’attività dei cittadini, come la connessione Internet per utenti nomadi. Anche in considerazione del fatto che, prima di erogare servizi attraverso la Rete, è necessario mettere a disposizione la risorsa e abituare le persone a utilizzarla.
Il progetto di coprire intere aree urbane con connettività wireless, realizzato nell’ambito del Piano Telematico Regionale e della Community Network dell’Emilia-Romagna,
va oltre le problematiche di Ict e di installazione, che risultano relativamente semplici da un punto di vista prettamente tecnico. Anche per identificare l’utente, infatti, è stato sufficiente utilizzare un sistema basato su Sms inviati al cellulare personale o l’autenticazione federata in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia. Un’opportunità, quest’ultima, che consente agli studenti universitari di collegarsi e accedere ai servizi con il profilo già creato dall’ateneo.
Le implicazioni più importanti, al contrario, sono di carattere sociale. Anche per questa ragione, una volta individuati gli sponsor che avrebbero supportato economicamente il progetto, è stato scelto di offrire connettività gratuita e illimitata a quanti si fossero registrati. Imporre un pagamento avrebbe creato un’inutile complicazione per l’amministrazione comunale, a fronte di ricavi economici limitati, e suscitato il disappunto degli utilizzatori stessi. Il rischio era quello di non far apprezzare un simile servizio, riducendone così i vantaggi per il territorio.
Al contrario, grazie a una sapiente scelta delle zone da coprire e dando precedenza alle aree di aggregazione, siamo riusciti a diffondere l’uso delle nuove tecnologie anche presso categorie tipicamente poco abituate a utilizzare gli strumenti informatici. Basti pensare che in alcuni centri sociali per anziani, sono stati gli allievi delle scuole superiori a fare da insegnanti a persone ultrasettantenni, spesso alle prime esperienze con il computer. Allo stesso modo, la scelta di offrire la copertura nel principale parco cittadino, unita ad altri interventi di riqualificazione, ha indotto gli studenti della vicina università a frequentare sempre più il parco stesso, contribuendo così ad allontanare gli spacciatori che lo frequentavano.
Attualmente abbiamo attivato 38 hot spot, mentre altri sei verranno accesi nel corso dell’anno, con risultati sempre più soddisfacenti. Questi numeri lo confermano: si è passati dalle 6mila connessioni al mese del 2008 alle attuali 9mila, con 700 utenti unici mensili. Ma è ancora più interessante notare come il 60% degli utilizzatori abbia un’età compresa tra 20 e 40 anni, ma ben il 21% sia nella fascia 40 – 50 anni. Il tutto senza significative distinzioni culturali o professionali, a dimostrazione di come la facilità di accesso rappresenti il prerequisito essenziale per la fornitura generalizzata di nuovi servizi fruibili attraverso Internet.
Eros Guareschi, responsabile servizi tecnologici del Comune di Reggio Emilia