A volte ritornano. Corsi e ricorsi tencologici

A volte ritornano. Corsi e ricorsi tencologiciMentre l’India, dopo 163 anni, dice addio al vecchio telegramma cartaceo, gli 007 russi rispolverano le macchine per scrivere, dopo il Datagate. Il primo telegramma della storia fu spedito da Samuel Morse il 24 maggio 1844, coprendo la distanza da Washington a Baltimora. L’uso generalizzato della posta elettronica ha reso di fatto obsoleto il telegramma. In Australia, i telegrammi non esistono più dal 2011, mentre negli Stati Uniti, la Western Union ha chiuso il servizio già nel 2006. In Italia – invece – anche se i cellulari sono più di 48 milioni (dati Eurostat), il fascino retrò del telegramma sembra destinato a resistere. Nel 2012, infatti, ne sono stati spediti 9,1 milioni, raccolti per lo più via telefono attraverso il servizio telefonico 186 (nel 59% dei casi) oppure direttamente dall’ufficio postale (il 24%). In una specie di meltin pot analogico e digitale, non stupisce che ben il 17% dei telegrammi siano compilati online. In Italia, il telegramma resta il metodo più diffuso per spedire messaggi per occasioni molto particolari (matrimoni, funerali, anniversari), per notificare udienze, atti giudiziari, le bocciature agli studenti oppure gli incarichi agli insegnanti. SMS, posta elettronica e l’uso dei social network stanno erodendo come un tarlo la base di utilizzo di questo mezzo. Dal 2007 al 2013 si è registrata una flessione dell’11,5%. L’entrata in vigore dell’obbligo della PEC per le aziende avrà di sicuro un ulteriore impatto. Eppure, proprio dal mondo del business potrebbe arrivare una nuova inversione di tendenza anche per l’uso dei telegrammi. Il documento di carta, infatti, mette al riparo contro il pericolo di spionaggio informatico. L’intelligence russa, non a caso, ha deciso di ripristinare l’uso delle veline per le informazioni riservate e si è attrezzata rifornendo le segreterie dei ministeri e delle ambasciate di nuove macchine per scrivere. Se l’esempio fosse seguito anche da altri paesi, forse, l’ultima fabbrica di macchine per scrivere che aveva chiuso proprio un anno fa a Mumbai, la “Godrej and Boyce” potrebbe presto riaprire i battenti. Forse, anche a Ivrea, qualcuno potrebbe rimettere in produzione la Olivetti Valentine disegnata da Ettore Sottsass. E chissà, oltre alle macchine per scrivere e ai telegrammi, potrebbe ritornare alla ribalta anche la posta pneumatica. 

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