Nel 2008, IBM introdusse la metafora del “Pianeta più intelligente”, lo Smarter Planet, per indicare ciò che può nascere dalla convergenza delle infrastrutture logiche e fisiche in un mondo sempre più denso di tecnologia e interconnesso.
Così, non solo abbiamo previsto l’evoluzione in corso ma – in un certo senso – vi abbiamo contribuito attraverso lo sviluppo di molteplici progetti, insieme con clienti e istituzioni pubbliche di tutto il mondo. D’altra parte, in questi anni, la centralità della tecnologia è stata progressivamente riconosciuta dai business leader tanto che, l’anno scorso, fu per la prima volta indicata come il fattore più importante di cambiamento dagli oltre mille e 700 capi azienda ascoltati attraverso una nostra indagine su scala globale.
Oggi, appare chiaro che il confluire di quattro trend specifici – i big data, il social, il mobile e il cloud – in un’unica dimensione digitale sta generando una sorta di “tempesta perfetta” che apre sfide ed enormi opportunità per le nostre imprese e la società in cui viviamo.
Il fenomeno dirompente è stato interpretato dai big data, da quel mondo di dati digitali sempre più ampio ed eterogeneo, favorito dai processi di consumerizzazione dell’IT. La progressione è senza sosta: il 90% di tutti i dati è stato generato negli ultimi due anni e nel solo 2013 se ne creerà un volume pari a quattro zettabyte, un numero composto da 21 zeri.
Ora, è chiaro che un fenomeno di tale portata non può essere gestito attraverso l’applicazione di un’informatica tradizionale. Per estrarre valore e sfruttarne le potenzialità, occorrono strumenti diversi, più sofisticati. Non è quindi un caso se l’industria IT – oggi – focalizza i propri sforzi anche sui sistemi cognitivi, quelli che hanno la capacità di comprendere il linguaggio naturale e di imparare attraverso funzioni avanzate di analitica. Proprio come fa Watson, la cui applicazione pratica sta rivoluzionando settori di vitale importanza, medicina in testa.
Parallelamente, anche i modelli di sourcing si vanno evolvendo e differenziando. Da un lato, con il superamento della tradizionale alternativa “faccio in casa” – oppure – “do in outsourcing” e dall’altro, con la crescente pervasività del cloud, il quale cambia le regole del gioco in quanto abilitatore di modelli che rendono possibile l’adattabilità ai cambiamenti o alle opportunità di mercato. Ma a mutare in modo radicale le attese nei confronti dell’IT, c’è anche il mobile computing destinato a costituire l’interfaccia di accesso principale a tutti i sistemi personali e di business da qualunque luogo e device, in qualsiasi momento. Il modello della mobile enterprise è realmente dietro l’angolo. Infine, il social business, con i modelli e le soluzioni di dialogo e collaborazione mutuate dal web 2.0 e portate in azienda per ottenere quei benefici che derivano dal coinvolgimento del più importante valore competitivo: le risorse umane.
L’impatto di tutto ciò finirà per alimentare un processo di vera e propria trasformazione delle organizzazioni coinvolgendo priorità, modelli di business e cambiamenti nei ruoli e nelle relazioni, interne ed esterne. Prendiamo i responsabili dei sistemi informativi, per esempio, cui verrà chiesta la capacità di lavorare con altre figure professionali in un ruolo di “orchestratore di servizi”. Oppure, i direttori marketing che si stanno attrezzando con strumenti idonei per gestire i clienti su nuove basi, indirizzandone più efficacemente le esigenze e le risposte ai nuovi modelli di consumo. Per non restare travolti dalla “tempesta perfetta”, cogliendone invece i vantaggi in chiave competitiva, occorre allora prepararsi, guardando a ciò che la tecnologia ci offre e alla formazione delle persone. Poi – certo – aiuterebbe avere un contesto più ricettivo del passato, deciso ad abbattere lo storico deficit di innovazione del Paese. Ma di questo – e delle misure messe in campo con l’Agenda Digitale – abbiamo già detto.
Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di ibm Italia