Tecnologia, strumento o fine ultimo?

Enza Fumarola vicepresidente ERP sales EMEA SE di InforLa tecnologia influenza e ha influenzato in modo decisivo il benessere degli individui e della collettività. Il tutto ha avuto inizio con la conversione delle risorse naturali in strumenti che oggi definiremmo semplici. Nel mondo dell’information technology questo processo è stato vissuto da quasi tutti noi in “tempo reale”. Siamo dove siamo. Oggi – infatti – quando parliamo dei più recenti sviluppi tecnologici, abbiamo in mente il mondo del mobile, di Internet, dei device umanizzati, di quanto serve ed è servito – insomma – a ridurre le barriere fisiche nel comunicare e ha permesso a tutti di interagire direttamente su scala globale. Questa realtà è il risultato anche di un approccio euristico incentrato sul fare sperimentazione anche quando manchino garanzie che il risultato atteso possa essere raggiunto o sia propedeutico al raggiungimento di un obiettivo predefinito. La storia di Steve Jobs e delle sue “creature” è illuminante da questo punto di vista. La scoperta di una memoria miniaturizzata di grandi capacità, come oggetto fine a se stesso, che diventa poi il cuore di un’idea, che mancava fino a quel momento di una soluzione tecnologica reale (“esegesi” dell’iPod). Esempi di questo tipo sono innumerevoli nel mondo scientifico e tecnico. La tecnologia, spesso, sembra essere essa stessa un fine, priva di un obiettivo e quindi di “un’anima”. Sta a noi trasformarla in strumento per il raggiungimento di soluzioni di business che ritenevamo importanti, ma difficilmente realizzabili senza “soluzioni” evolute. Molta della tecnologia “consumer” fa parte di questa categoria di prodotti e soluzioni.

Oggetti la cui potenzialità intrinseca non è sfruttata perché nati con obiettivi circoscritti, minimali o addirittura non percepiti dal proprio creatore. Oggi, questa è la scommessa di chi si occupa di strategie in ambito IT. Siamo chiamati ad abbattere le barriere che rendono ognuno di noi dicotomico nel proprio vivere quotidiano. Da un lato siamo utenti consumer di strumenti veloci, brillanti, idonei a facilitarci la vita, dall’altro siamo utenti business frustrati per la difficoltà di replicare, seppur marginalmente, la stessa modalità di fruizione e gestione dell’informazione. Il confine è sottile, fortunatamente la meta è prossima, in certi casi raggiunta. Anni fa, le aziende illuminate decisero che bisognava investire nell’ambiente di lavoro perché ogni dipendente percepisse quegli spazi come propri, per viverli con piacere e senza quel disagio fisico che presto si sarebbe potuto trasformare in disagio psicologico. Con la stessa lungimiranza – oggi – si investe in sicurezza del dato per fare in modo che questa ultima barriera mentale non impedisca al responsabile dei sistemi informativi e ai manager – che da lui si attendono la realizzazione delle strategie di settore – di sentire propri gli strumenti e le modalità alternative di lettura e gestione delle informazioni (tablet). Finalmente, le decisioni si possono e si devono prendere indipendentemente dal luogo fisico nel quale si è. L’operatività di una divisione non sarà vincolata dalla presenza fisica di una determinata persona e così per molte altre situazioni di business. Finalmente, abbiamo “la tecnologia” per vivere – senza barriere o vincoli – il passaggio tra il mondo privato e quello lavorativo. Starà a noi mantenere il ruolo di attori protagonisti in questa nuova realtà, senza dimenticarci che la tecnologia è – e deve rimanere – uno strumento al nostro servizio. Non dimentichiamoci di essere – prima di tutti – “erogatori” di umanità, ovunque saremo.             

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Enza Fumarola

vicepresidente, ERP sales EMEA Southern Region di Infor