I sistemi di identificazione rivestono un ruolo importante, ma è sempre più strategico dotarsi di software specifici, in grado di ottimizzare le attività connesse alla movimentazione e alla gestione dei magazzini
«Nella logistica la tecnologia è determinante, ma altrettanto importate è la formazione degli uomini che la utilizzano: le strumentazioni sempre più sofisticate devono infatti consentire la massima espressione della professionalità degli operatori, sollevandoli dai compiti più onerosi in termini di tempo. In altre parole, le tecnologie devono essere al servizio del cosiddetto brain power». Così Domenico Netti, presidente di Ailog – Associazione Italiana di Logistica e Supply Chain Management (www.ailog.it), riassume perfettamente i trend in atto. Il settore della logistica, complici la contrazione dei costi e l’ottimizzazione del servizio al cliente, vede le aziende sempre più attente alle soluzioni in grado di gestire in modo efficiente i singoli prodotti, dal loro arrivo in azienda sino alla successiva spedizione, rispondendo anche alle indicazioni normative dettate dalle esigenze di tracciabilità.
Per soddisfare simili esigenze vengono utilizzate le soluzioni più diverse: dal riconoscimento vocale alle soluzioni Rfid, passando attraverso sistemi di identificazione e software specifici. Un insieme di tecnologie eterogenee, chiamate a dialogare per ottimizzare l’intero processo.
Alla ricerca della soluzione perfetta
La logistica, quindi, coinvolge sempre più ambiti. Benché rimanga fondamentale disporre di uno spazio fisico in cui stipare e prelevare, nel modo più razionale, materie prime, semilavorati e prodotti finiti, i responsabili si chiedono, in primo luogo, quale tecnologia di identificazione adottare, anche per proteggere il proprio investimento.
Ancor prima di affrontare gli aspetti tecnologici, secondo Alberto Bastianon, head of solutions presales di SAP Italia (www.sap.com/italy), è necessario ragionare sulle standardizzazioni e sugli aspetti economici: «Per la filiera produttiva o “interna” sono spesso logiche di costo o disponibilità delle tecnologie d’identificazione a orientare la scelta, non necessariamente nella direzione degli standard di mercato. Al contrario per la filiera distributiva o “esterna” esistono standard (Ean-Ucc, Gs1, …) dettati dalla natura “collaborativa” della filiera stessa, in cui diversi attori devono condividere informazioni. La codifica d’identificazione automatica di un oggetto esce quindi dai confini di una singola azienda, per essere condivisa nella filiera. Ogni punto di rilevamento è connesso in rete: si passa da un utilizzo dell’informazione volto a rendere efficiente la filiera a uno più collaborativo. La tecnologia diventa così una componente strategica e non più tattica del business».
Le singole scelte, però, non possono prescindere dai trend di mercato, anche in considerazione del fatto che, come spiega Marco Giordano, delivery unit manager di Hyla Soft (www.hylasoft.com), «in ambito logistico la tecnologia di identificazione più diffusa rimane quella basata sul barcode. Il costo ridotto, la larga diffusione e la sua standardizzazione lungo tutta la supply chain ne fanno una soluzione predominante. Ma è necessario valutare le soluzioni Rfid, ormai giunte a un buon grado di maturità e presenza sul mercato, che offrono opportunità sempre più concrete per implementare soluzioni innovative».
Un futuro da interpretare
Le discriminanti per l’utilizzo di una determinata tecnologia o di uno standard, aggiunge Bastianon (SAP), sono: lo scopo della filiera, il numero degli attori che devono utilizzare l’informazione e il valore del bene tracciato, nonché lo scopo della tracciatura (anticontraffazione, garanzia dell’utilizzatore finale, brand protection, …) e la presenza o meno di “mandati”, che obblighino gli attori della catena a dotarsi di nuove tecnologie. Con simili premesse, pur esistendo tecnologie emergenti, dotate di indiscusse peculiarità e in grado di abilitare nuovi scenari, come la lettura non intenzionale del Tag Rfid rispetto alla lettura intenzionale dell’etichetta barcode, non è ancora prevedibile il tempo entro cui le nuove tecnologie soppianteranno quelle tradizionali. Una volta risolti i problemi di standard, costi e frequenze, il Tag Rfid sarà indiscutibilmente il futuro, ma le vecchie etichette barcode (Ean-128) resteranno in vita per parecchio tempo.
«La tecnologia emergente è l’Rfid, la cui adozione richiede però un salto di qualità nelle competenze delle imprese – afferma Bastianon -. La necessità di expertise ad hoc e l’assenza di norme che promuovano l’utilizzo delle nuove tecnologie potrebbe quindi allungare i tempi di adozione. Restano inoltre da risolvere alcuni problemi tecnici, che saranno superati nel momento in cui risulterà chiaro per tutti il ritorno di valore derivato dall’adozione di massa di questo metodo di identificazione».
Quale la soluzione?
A fronte di un futuro con tempistiche ancora incerte, oltre alla necessità di un investimento economico e organizzativo notevole, è legittimo chiedersi: «Quali criteri andrebbero adottati nella scelta dell’Rfid?».
Una risposta arriva ancora da Giordano (Hyla Soft): «La tecnologia Rfid si presenta in diverse varianti (Hf, Uhf, attiva, passiva, …) e offre indiscutibili vantaggi, che vanno dalla possibilità di identificare oggetti, senza che siano sulla linea visiva, alla capacità di identificazione multipla e di incorporare informazioni modificabili/integrabili lungo la supply chain».
«Diventa quindi fondamentale – prosegue – considerare l’integrazione di tale tecnologia sia da un punto di vista dei benefici di business, sia della corretta identificazione delle tecnologie Rfid più adatte a fornire i risultati attesi. Per questo è necessario valutare diversi fattori, partendo dall’esigenza di rivedere o confermare il processo logistico, la tipologia di oggetti da identificare, la numerosità, le locazioni fisiche dei punti di lettura/scrittura, le interferenze, le performance attese…».
In definitiva, secondo Giordano, l’adozione di tale tecnologia richiede, sin dalla fase di identificazione dei requisiti, una verifica di fattibilità, con survey in grado di definire la soluzione Rfid più appropriata. «Il punto di partenza – precisa – è sempre il requisito di business, cioè la necessità di rivedere e semplificare il processo logistico attraverso un’attività multidisciplinare che passi attraverso la revisione del processo stesso, l’analisi tecnologica, la revisione dell’infrastruttura Ict e la gestione del cambiamento, arrivando a definire l’impatto di una tale tecnologia».
Dalla valutazione degli strumenti innovativi non possono essere esclusi i sistemi di riconoscimento vocale, che permettono all’operatore di lavorare rapidamente e a mani libere, anche se permangono alcune perplessità sull’effettivo livello di affidabilità. Al punto che Francesco Soncini Sessa, responsabile ricerca & sviluppo di @logistics Reply (www.sideupreply.eu), ammonisce: «I sistemi di riconoscimento vocale funzionano molto bene se utilizzati per tutti quei processi in cui agli operatori servono le mani libere. Questi sistemi sono molto efficaci e garantiscono un aumento della produttività fino al 35% e un ritorno dell’investimento incredibilmente rapido, in meno di 12 mesi. A oggi, tuttavia, l’applicazione dei sistemi vocali è limitata al solo picking, anche se si sta cercando di estenderne l’uso ad altri processi, per esempio per le operazioni di ricevimento merce a magazzino».
Tutto il valore del software
L’attenzione alle soluzioni tecnologiche di identificazione è propedeutica alla necessità di minimizzare le scorte a magazzino, con un’attenzione particolare alle scadenze delle merci deperibili. Non per nulla, come spiega Luca Introini, sales manager di Hermes Reply (www.reply.eu/hermes), «sino a qualche anno fa, le scorte di magazzino erano considerate un asset strategico, necessario per rispondere efficacemente alle richieste del mercato. Oggi, invece, si cerca di ridurre le scorte del prodotto finito e dei semilavorati, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la redditività aziendale. Bisogna però prestare attenzione, per non rischiare che ciò si traduca in una perdita di competitività e fatturato. Per ovviare a questo problema è necessario passare attraverso una revisione dei processi logistico-produttivi attuando, per esempio, politiche lean per mantenere e incrementare le quote di mercato, il fatturato e la redditività attraverso la flessibilità. In quest’ottica, il ruolo dei software dedicati risulta fondamentale sia per l’analisi e il controllo dei processi, che per il controllo delle scorte. Infatti, nelle realtà mediamente complesse, governare questa trasformazione a vista o con software di vecchia generazione è veramente complicato. Applicazioni in grado di monitorare processi e stock di materiali in un unico ambiente operativo sono la chiave del successo di molte aziende».
Proprio i software dedicati, come spiega Soncini Sessa (@logistics Reply), rappresentano uno strumento imprescindibile: «Un sistema di warehouse management consente di incrementare la precisione e la rapidità con cui vengono effettuate le operazioni di magazzino, abilitando l’automatizzazione dei processi operativi, l’acquisizione e il trasferimento automatico e in tempo reale delle informazioni e l’integrazione con altri sistemi informativi, riducendo gli errori legati alle operazioni effettuate manualmente e i tempi di acquisizione/trasferimento dati. Un sistema Wms permette inoltre di gestire gli spazi di magazzino e tutte le operazioni di movimentazione della merce secondo criteri di ottimizzazione, garantendo la massima efficienza del magazzino stesso».
Una valutazione confermata da Claudio Mastore, managing director di Axway Italia (www.axway.it): «I software dedicati svolgono un ruolo fondamentale nell’ottimizzare l’efficienza delle procedure, sviluppando un approccio standardizzato e integrato, in grado di rafforzare il sistema di tracciabilità. Un metodo sistematico e integrato, in grado di migliorare la velocità e l’efficienza della tracciabilità nella supply chain, si rivela vincente in numerosi ambiti di business: dal retail, al manufacturing e al farmaceutico. Partecipando alla Produce Traceability Initiative, Axway ha sfruttato al massimo le esperienze maturate proprio nel settore farmaceutico», un ambito nel quale l’efficienza e la sicurezza nella catena di approvvigionamento sono da sempre valori imprescindibili.
Anche Giorgio Mini, vice presidente di Zucchetti (www.zucchetti.it), invita a prestare una crescente attenzione alle funzionalità di simili software: «È fondamentale disporre di una soluzione gestionale con un orientamento alla conduzione dei processi e con funzionalità avanzate per la gestione dei lotti e delle matricole (serial number). Il tutto completato da moduli specifici e dedicati all’area logistica, mediante i quali è sempre possibile verificare la giacenza delle merci a magazzino, la data di scadenza (qualora siano articoli deperibili), nonché la loro tracciabilità in qualsiasi momento del ciclo produttivo e dei processi logistici».
Sempre più efficienti
Un mercato tanto effervescente induce i protagonisti a proporre soluzioni sempre più efficaci, sfruttando le tecnologie informatiche di nuova generazione.
«Recentemente – spiega Soncini Sessa (@logistics Reply) – abbiamo lanciato un nuovo software per la gestione del magazzino distribuito in modalità a servizio (SaaS). A differenza dei tradizionali sistemi Wms, installati presso la sede del cliente e per i quali viene fatto un progetto ad hoc, questa soluzione risiede sul Web ed è fruibile via Internet. Ciò evita ingenti investimenti iniziali e riduce i costi di esercizio, senza la necessità di istallare e manutenere server dedicati, poiché la gestione è totalmente a carico del fornitore e prevede un canone mensile rapportato all’effettivo consumo. Una modalità che si adatta bene ai contesti logistici caratterizzati da una limitata disponibilità di budget per investimenti in soluzioni It, scenari operativi a elevato rischio o variabilità, necessità di start-up molto rapidi e limitato supporto dell’It aziendale».
La disponibilità di un simile servizio deve però essere completata dalla facilità di utilizzo, che rappresenta un autentico plus anche nell’approccio proposto da Introini (Hermes Reply): «Stiamo implementando nuove soluzioni caratterizzate dall’integrazione di diverse tecnologie in un unico frame che ne faciliti l’applicazione e l’utilizzo da parte degli operatori e la gestione da parte dell’It aziendale. In realtà medio-grandi il raggiungimento dei target si ottiene sfruttando al meglio le tecnologie di raccolta dati e tracciabilità oggi disponibili, come i codici a barre più evoluti, gli Rfid e il riconoscimento vocale. La strategia giusta per realizzare gli obiettivi di business non è quella di fossilizzare l’organizzazione su modalità operative che possono e devono evolvere, ma di sviluppare e sostenere gli standard aziendali in grado di garantire operatività e flessibilità».
Pur trattandosi di applicativi ingegnerizzati per rispondere alle esigenze di impiego pratico in aziende prive di specifiche competenze informatiche, la loro corretta implementazione costituisce un autentico plus di mercato. «Riteniamo che l’adozione di una strategia di governance dei progetti di integrazione B2B con i partner commerciali – sottolinea Mastore (Axway) – sia imprescindibile per garantire il successo. Oggi più che mai le aziende intenzionate a migliorare l’efficienza e ridurre i costi operativi e adeguarsi velocemente alle normative devono fare evolvere i propri sistemi It. Credo che il Business-to-Business risponda a tale esigenza abilitando la condivisione rapida e sicura di servizi, applicazioni e dati con i partner commerciali. Per questo motivo Axway ha reso le proprie soluzioni più rapide e sicure all’interno e all’esterno delle aziende, oltre a ottimizzare il modo in cui vengono spostate, gestite e protette».
Un corretto approccio all’uso delle tecnologie, come spiega Mini (Zucchetti), deve necessariamente considerare il valore aggiunto connesso all’integrazione delle soluzioni: «L’identificazione Rfid automatizza e accelera le operazioni legate alla gestione dei flussi delle merci in entrata e in uscita, riducendo al contempo i rischi di furti e smarrimenti delle stesse. Ma cosa accade ai dati generati da questa tecnologia? Se essi non vengono processati nel modo corretto all’interno del sistema informativo non si trasformano in informazioni utili per il personale dell’azienda. Per questo motivo Zucchetti ha scelto di diventare un fornitore globale, in grado di fornire ai clienti che operano nella logistica l’integrazione tra un’innovativa soluzione Erp e tutte le componenti tecnologiche relative all’ambito sicurezza e automazione, quali terminali di rilevazione, dispositivi mobili di identificazione e via dicendo. Questo consente al cliente di avere un unico partner tecnologico anche per la realizzazione di progetti complessi».
Perché, come ha spiegato lo stesso Netti nel corso dell’ultimo congresso di Ailog, «l’innovazione tecnologica è fondamentale per non scomparire dal mercato. Chi taglia i costi e non innova nel giro di pochi anni è destinato a non essere più in grado di reggere la sfida della concorrenza».