Concorsi e premi confermano la vitalità delle giovanissime aziende italiane. Ma fioccano le iniziative dei colossi delle TLC. Vodafone Xone sbarca in Italia e promette di dare ai neoimprenditori, già selezionati dal venture capital, le migliori tecnologie, tanta esperienza e un canale d’accesso privilegiato al mercato
Alla fine, con il ritardo che contraddistingue molti concetti “di importazione”, anche in Italia sembra essere scoppiata la “startupmania”. I giovani ingegneri, scienziati, programmatori, inventori italiani partecipano sempre più numerosi alle varie competition bandite un po’ dappertutto in Europa e con incoraggiante frequenza i loro progetti finiscono per vincere o essere comunque inclusi nelle short-list. Nelle università, dove la startup si chiama “spin off”, l’imprenditorialità giovanile diventa materia di studio e comincia a produrre economia e innovazione, e non nella solita ristrettissima cerchia di atenei illuminati. Si moltiplicano poi le iniziative e i “bar camp” che cercano di stabilire una connessione stabile e regolare tra i potenziali imprenditori e i potenziali investitori, ventura capitalist, banche e persino – grazie al crowd founding – singoli individui e risparmiatori.
A scendere in campo, almeno per quanto concerne i comparti delle telecomunicazioni e della mobilità, sono anche gli operatori di telefonia. Vodafone, per esempio, ha scelto l’Italia per il debutto europeo di un modello di cooperazione con il mondo delle startup inaugurato a suo tempo nella Silicon Valley, l’iniziativa Xone.
ACCELERARE LE GIOVANI IMPRESE – Vodafone Xone è stata presentata a Milano con un grande incontro pubblico al quale ha partecipato, tra gli altri, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, ospite del “padrone di casa”, Paolo Bertoluzzo, chief executive officer di Vodafone Italia e Sud Europa. Bertoluzzo e Stefano Parisse, responsabile dell’iniziativa in Italia, hanno raccontato che Xone assomiglia a un incubatore di nuove aziende senza esserlo veramente. «Non è un affitto di facility» – ha precisato il ceo di Vodafone, ma una forma di collaborazione che punta ad «accelerare le giovani imprese verso il mercato attraverso quattro asset messi a disposizione da Vodafone». I valori, che Xone condividerà con le aziende selezionate, equivalgono a un investimento in denaro. Sono le persone, il continuo contatto con il management di Vodafone. Le tecnologie di rete, le Api che renderanno possibile lo sviluppo e soprattutto il testing e l’erogazione di servizi integrati nell’infrastruttura della Telco presente in tutto il mondo. I milioni di clienti che solo in Italia rappresentano circa un terzo della popolazione complessiva. Sono infine i canali di distribuzione, i punti vendita fisici, la struttura di teleselling, i siti per l’e-commerce dei servizi.
Pochi giorni prima dell’evento di lancio di Vodafone Xone, un altro operatore, Telecom Italia, aveva annunciato una nuova iniziativa a favore del modello startup attraverso il suo amministratore delegato, Marco Patuano. “Si può fare!” è l’evento in cui sono stati attribuiti venti “grant di impresa”, praticamente delle borse di studio per startupper, agli altrettanti vincitori di Working Capital 2012, la gara tra innovatori organizzata dall’acceleratore varato tre anni fa da Telecom Italia. Patuano ha annunciato che nel 2013 la sua azienda aprirà nuovi incubatori nelle tre maggiori città italiane. Sembra insomma destinato a prendere piede un movimento di interesse da parte dei “grandi” delle TLC nei confronti dei “piccoli” capaci di portare avanti idee innovative. A Vodafone e Telecom si uniscono anche Nokia ed Ericsson, da tempo impegnate sul versante delle startup. Patuano parla pochi giorni prima di Bertoluzzo. Pochi giorni dopo, prende la parola Nunzio Mirtillo, amministratore delegato di Ericsson Italia, in un convegno intitolato “Tecno.Logica.Mente” che fa da cornice alla premiazione dei vincitori dell’edizione 2012 di Programma Ego, l’iniziativa Ericsson che premia le migliori idee di studenti universitari e giovani imprenditori.
NUOVE FORME DI COOPERAZIONE – Ma torniamo a Xone perché la proposta di Vodafone Italia va in direzione di nuove forme di cooperazione tra aziende mature – che hanno in sé una comprensibile componente di conservazione e cautela – e iniziative più piccole – che possono permettersi di rischiare qualcosa pur di trasformare in opportunità di business anche le idee meno convenzionali, rivolte soprattutto agli early adopter. Una categoria di utenti che colossi come Vodafone o Telecom, faticano a corteggiare. Il responsabile italiano di Vodafone Xone, Stefano Parisse, ha fatto un riferimento esplicito alla metafora della maggiore età quando ha dichiarato che uno degli obiettivi dell’iniziativa consiste proprio nell’opportunità di rinnovamento per un’azienda che dopotutto «è una startup con diciotto anni di vita». Se Vodafone era nata per fare concorrenza nel neo-liberalizzato mercato dei servizi voce e SMS, «oggi – ha aggiunto Parisse – il suo futuro passa anche attraverso lo sviluppo di servizi che non potremmo realizzare da soli con il nostro R&D, bensì lavorando insieme alle startup». L’idea deriva anche dalla precedente iniziativa di Vodafone Beta, «una sorta di spazio libero – ha sottolineato dal canto suo Bertoluzzo – per la “coltivazione” di un orto di nuove idee, che l’operatore ha aperto a favore dei suoi dipendenti. Xone diventa in un certo senso un’apertura di questo spazio verso l’esterno».
Prima di arrivare in Europa, Xone è stato sperimentato nella Silicon Valley, dove dal 2000 è operativo l’avamposto di Vodafone Venture (l’unica presenza diretta di Vodafone nel mercato del cellulare USA, dove l’operatore partecipa attraverso la joint venture con Verizon). La responsabile di Xone in California, Fay Arjomandi – a sua volta serial entrepreneur e inventrice prima di entrare nel gruppo britannico – racconta al pubblico milanese di aver preso in esame 500 proposte, una dozzina delle quali sono state incubate. «Tre di loro sono ormai sul tracciato verso la piena commercializzazione». Non solo. «Xone Italia partirà già con un nome concreto, quello di “Beintoo” – spiega Parisse – che sviluppa tecnologie che fidelizzano i giocatori online attraverso premi e incentive che abbracciano anche il mondo fisico. La prima startup ospitata da Xone è stata fondata da Antonio Comarchio e Filippo Privitera, entrambi originari dell’esperienza di Dada. A marcare una importante caratteristica di Xone – Bertoluzzo ha sottolineato – come “Beintoo” non venga finanziata da Vodafone. L’azienda ha già raccolto 2 milioni di dollari dal fondo TLcom. «Questa è una collaborazione tra una grande azienda come la nostra e le startup che il mondo del venture capital ci aiuta a selezionare». Ospite d’onore nell’auditorium del Vodafone Village, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, che ha per così dire chiuso il cerchio della possibile ricetta italiana all’innovazione, presentando l’iniziativa del governo «partita – ha detto Passera – con la creazione di una task force delle startup affidata al consigliere Alessandro Fusacchia». Da qui sono emerse le proposte che il Parlamento sta oggi approvando con il cosiddetto decreto legge Crescita 2.0. «Per la prima volta – ha aggiunto Passera – l’Italia si dota di un sistema di regole che puntano a semplificare l’apertura di nuove imprese, favorire sistemi di compensazione basati sulle persone e le imprese stesse e definendo strumenti nuovi come il crowd founding. Innovazione e startup non si costruiscono per legge, ma la sensazione è che qualcosa stia cambiando davvero per i visionari nostrani, finora troppo spesso costretti all’esilio».