Smart city, smart world. Yes, we can!

Quali sono gli aspetti che caratterizzano la vita della città intelligente? Infrastrutture, energia, ambiente, scuola, sicurezza, amministrazione, pianificazione urbana, salute, mobilità, turismo. Le soluzioni ICT possono cambiare il volto delle nostre città estendendo i loro confini, migliorando i meccanismi di governance e incidendo in modo positivo sulla vita dei cittadini

di Luca de Piano

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

 

Smart city, smart world Yes, we can!Tra una smart grid e un Wi-Fi finalmente liberalizzato, ma forse anche no – nella migliore tradizione dei pasticci all’italiana – e tra una gestione intelligente degli edifici e un servizio innovativo, le smart city sono più che mai sulla cresta dell’onda. Anche in Italia. E anche in questo 2013, che pure non riesce ancora a declinare la tanto agognata ripresa. Ma non c’è dubbio che la filosofia delle smart city si intreccia sempre più con tutte le diverse iniziative intraprese a livello europeo e italiano, per cercare di migliorare l’esperienza quotidiana dei cittadini, e anche con i temi che fanno parte della cosiddetta Agenda Digitale. Da tempo si parla infatti di “città intelligenti” per indicare e qualificare la vivibilità degli ambienti urbani, in cui infrastrutture di comunicazione che integrano le tecnologie più avanzate si combinano a dispositivi, servizi e applicazioni di avanguardia, con la precisa finalità di semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, nelle abitazioni, negli uffici e nei luoghi pubblici. Ma non solo. Anche le soluzioni di gestione della mobilità, in termini di infrastrutture di trasporto e in termini di sistemi di monitoraggio, si sono aggiunte come ulteriore aspetto tecnologico della smart city. E come non menzionare anche il fondamentale tema dell’efficienza energetica, derivante non solo dall’adozione di tecnologie smart grid nella distribuzione di energia, ma anche dalla progettazione di edifici intelligenti. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. E infatti si parla sempre più anche di sicurezza fisica, sicurezza logica, connettività di nuova generazione, servizi in mobilità e pagamenti elettronici, disponibilità di punti di erogazione ad alta affidabilità dei servizi. E poi ancora soluzioni per la gestione intelligente degli edifici e dei trasporti e per la riduzione dei consumi di energia. Gli esempi sono molteplici, perché oggi non mancano le tecnologie e le soluzioni che possono contribuire a incidere positivamente sulla qualità urbana secondo una valutazione basata sui parametri economico, sociale, culturale, ambientale, abitativo e gestionale.

 

Intelligenza e valore

Tutti questi esempi sono accomunati dal filo conduttore dato dalla possibilità offerta dalle tecnologie ICT di influire positivamente nella loro messa in pratica. Ma come fa acutamente notare Valerio Maria Imperatori, Smarter Cities leader di IBM Italia (www.ibm.it), «negli ultimi due o tre anni la riflessione, il confronto, la ricerca, la sperimentazione hanno generato nel nostro Paese una letteratura infinita sul tema, nella quale districarsi correttamente è quasi impossibile. Se a tutto ciò aggiungiamo i moltissimi tavoli aperti sulle smarter cities nei ministeri, nelle città, nelle organizzazioni rappresentative del sistema produttivo e la contrastata nascita dell’Agenzia per l’Italia Digitale, il quadro diventa sempre più complesso». Non solo. «L’offerta tecnologica è estremamente varia – prosegue Imperatori – e la possibilità di scelta da parte dei decisori e dei responsabili per l’acquisto sia pubblici sia privati, richiede grande oculatezza, soprattutto in momenti come questi di crisi economica. In questo variegato universo, emergono però alcune certezze. La prima è che la smart city deve essere il risultato di una progettualità a 360 gradi, dotata di una forte governance politico-amministrativa. Una progettualità costruita a partire dall’individuazione delle priorità di ciascun territorio e dei fattori infrastrutturali e strutturali che hanno maggior incidenza sulla vita in città. La seconda certezza è che la città è il luogo di chi la vive, non solo di chi vi risiede. A vivere i nostri complessi urbani sono infatti i residenti, i turisti, gli studenti e i lavoratori che risiedono altrove, gli utenti di servizi spesso concentrati come gli ospedali, i tribunali, i viaggiatori anche di passaggio dagli snodi del trasporto pubblico e privato, delle stazioni ferroviarie, degli aeroporti, dei porti e così via. C’è infine una terza certezza: la progettualità deve essere estesa, dato che i complessi urbani non possono essere considerati sistemi chiusi. Non a caso, oggi la riorganizzazione istituzionale del territorio prevede aggregazioni di differenti livelli, dalle città metropolitane alle unioni di comuni minori. Una smart city non può nascere e crescere senza misurarsi con questi nuovi orizzonti».

Leggi anche:  PA Digitale, l’innovazione oltre il settore pubblico

 

Smart City Index 2013

Ma, per comprendere a fondo come stanno le cose oggi nel nostro Paese, può essere utile una ricognizione sullo stato dell’adozione di politiche per rendere intelligenti le città. A questo scopo, il monitoraggio sistematico effettuato da ormai dieci anni da Between (www.between.it) è di grande aiuto: la società ha infatti creato lo Smart City Index, un ranking di tutti i 116 Comuni capoluogo di provincia “primari” individuati dall’Istat, per individuare la diffusione dell’ICT, dalla banda larga alle piattaforme di servizi digitali, misurando gli elementi smart nelle città, già disponibili per i cittadini, e non solo in progetto come – talvolta – capita. Lo Smart City Index 2013, reso noto ai primi di luglio e composto da nove aree tematiche e oltre 150 indicatori, ha visto collocare Bologna in cima al podio, seguita da Milano, Roma, Reggio Emilia, Torino e Firenze. La città di Bari è la prima tra i capoluoghi di provincia del Sud (al 17esimo posto), mentre altre eccellenze nel Mezzogiorno sono Salerno, Potenza, Lecce e Cagliari. Bologna si è guadagnata la prima posizione soprattutto grazie all’elevato livello di copertura a banda larga, ma anche al sofisticato sistema di biglietteria elettronica e alle app create per la gestione del traffico e dei parcheggi. Da notare che il capoluogo emiliano si è distinto anche in materia di scuola digitale, smart government ed efficienza energetica. Il ranking dello Smart City Index è però una classifica relativa, pensata per misurare non il livello assoluto di innovazione smart, ma la distanza tra la città migliore e le altre. In questa ottica, Bologna è la città in testa nel percorso verso la smart city, non perché abbia tutte le innovazioni, ma in quanto ha – nel complesso delle aree tematiche considerate – più innovazioni delle altre città.

 

Innovazioni concrete

Ma è giunto il momento di analizzare da vicino quali possono essere le principali innovazioni che possono portare a un universo composto di città più “smart”. Per Fabio Florio, manager of Business Development di Cisco Italia (www.cisco.it), società che si distingue da tempo per l’impegno verso le città intelligenti, una smart city si fonda sull’interazione di diversi sistemi tecnologici, sorretta da una infrastruttura di rete adeguata. «Interagendo in modo intelligente – spiega Fabio Florio – questi sistemi permettono di erogare nuovi servizi, di migliorare la fruibilità e la vivibilità dell’ambiente urbano, di ottimizzare il governo della città utilizzando al meglio le risorse disponibili, in una ottica di sostenibilità economica e ambientale». Ma bisogna sempre tenere presente che «il perno di un progetto per rendere le città più intelligenti sono i cittadini stessi, e che è essenziale fare in modo di coinvolgerli, valorizzando la tecnologia come strumento per una migliore qualità della vita e migliori opportunità». I progetti – però – si scontrano con una carenza di risorse. «Nelle esperienze più evolute che stiamo realizzando nel mondo – prosegue Fabio Florio – le città si rimettono in gioco completamente, in un’ottica pluriennale, coinvolgendo una pluralità di soggetti con forme di partnership pubblico-private che permettono di unire non solo risorse economiche, ma anche singole iniziative e progetti relativi ad aree specifiche, come la mobilità, l’illuminazione, il lavoro e altro, inquadrandole in una visione olistica della città intelligente, da realizzare un passo alla volta».

Leggi anche:  Cernobbio, tra i colli del Lario un “Oculus” sul futuro

Sulla stessa linea, anche Valerio Maria Imperatori di IBM, che è sicuramente il vero pioniere delle smart city così come le intendiamo oggi, come dimostrato da due esempi per tutti. «Bolzano in Italia e Rio de Janeiro in Brasile – racconta Imperatori – sono due progetti molto diversi, ma replicabili in tutte le geografie. A Bolzano è stato introdotto un sistema di tele-monitoraggio e tele-assistenza per le persone anziane che necessitano di assistenza domiciliare. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini di Bolzano, consentendo loro una maggiore indipendenza e integrazione nella società, grazie a una sanità più intelligente e permettendo, al tempo stesso, da parte dell’Amministrazione il contenimento della spesa pubblica attraverso l’uso di tecnologie più accessibili e poco invasive. A Rio de Janeiro, IBM ha invece lavorato per progettare un “centro di comando” che integra più di 20 dipartimenti della città allo scopo di migliorare la risposta alle emergenze e la collaborazione tra i diversi partimenti che governano la città. Software e competenze di business analytics sono utilizzati – infatti – per trasformare i dati in informazioni utili per decidere come reagire meglio agli eventi quotidiani e per pianificare con anticipo soluzioni alle emergenze, come per esempio quelle metereologiche, che potrebbero manifestarsi, al fine di ridurre al minimo l’impatto sui cittadini».

 

La centralità dei cittadini

Andrea Viganò, responsabile Market Development Enterprise e Public Sector di Italtel (www.italtel.it), inquadra così il fenomeno: «Le smart city pongono al centro il cittadino con le sue esigenze di mobilità efficiente, benessere psico-fisico, comunicazione veloce e uso razionale e consapevole delle energie urbane. Un’adeguata e innovativa rete dati – sia fissa sia mobile – è il principale fattore abilitante delle smart city. L’Agenda Digitale e lo stesso Decreto Crescita 2.0 riconoscono un ruolo fondamentale alle infrastrutture per un’evoluzione strutturata verso le smart city, economicamente sostenibile nel medio-lungo termine e non episodica. Nel Decreto 2.0, sono dedicate alle infrastrutture di reti e data center un numero rilevante di risorse economiche. Sono già mature tecnologie informatiche trasparenti e non invasive che rendono “intelligenti” i principali processi del vivere civile: sanità e assistenza, sicurezza, energia, ottimizzazione del flusso della mobilità, turismo, education».

Anche Claudio Ruffini, presidente di Augeos (www.augeos.it), è d’accordo: «Parlare di smart city o – più in generale – discutere su come un qualsiasi contesto urbano possa o meno diventare più “intelligente”, significa considerare uno degli aspetti tra i più significativi per il moderno cittadino, ossia quello relativo al miglioramento del poliedrico “rapporto giuridico” esistente tra quest’ultimo e il tessuto urbano che lo circonda». Detto in altri termini, oggi una città è intelligente soprattutto se è in grado di mettere a disposizione dei cittadini strumenti innovativi per consentire loro di conoscere in modo puntuale le “regole”, cioè leggi e regolamenti, che governano l’esistenza della comunità di appartenenza. «Smart city non può più essere intesa solo in termini di sicurezza fisica e logica, di connettività, di mobilità o di green economy – avverte Claudio Ruffini – ma deve includere una nuova e possibile modalità di erogazione dei servizi alla cittadinanza, permettendo – quindi – ai cittadini di interfacciarsi in prima persona, con maggiore facilità e trasparenza, con la governance della propria città. Questo concetto di fruizione della città, secondo Ruffini, «assume oggi una importanza centrale per una città veramente intelligente ed è al tempo stesso – grazie alle più recenti frontiere dell’ICT e della ricerca applicata in ambito informatico-giuridico – un obiettivo non lontano da poter essere raggiunto».

Leggi anche:  Intelligenza artificiale contro la burocrazia

 

Smart citizen

Per Marco Bassilichi, presidente di Bassilichi (www.bassilichi.it), l’esperienza è alla base di ogni conoscenza. E proprio con l’obiettivo di operare nel settore smart mobility è nata Alfazero, che ha unito l’esperienza ultraventennale di Alfa Elettronica e il know-how di Xentrum. «La nuova realtà, partecipata dal Gruppo – afferma Marco Bassilichi – produrrà chioschi, colonnine di ricarica intelligenti e veicoli elettrici compatti e funzionali, trasformando un’idea imprenditoriale in una fabbrica dedicata allo sviluppo e produzione di soluzioni e tecnologie per le smart cities. Alfazero proporrà sul mercato delle soluzioni chiavi in mano altamente innovative in grado di soddisfare le future esigenze di comunicazione e di mobility delle città intelligenti».

Luigi Pellegrini, direttore centrale Operations di Lombardia Informatica (www.lispa.it), riassume le istanze principali delle città intelligenti, spiegando che la cooperazione tra i soggetti pubblici e privati che forniscono servizi di pubblica utilità è fondamentale per lo sviluppo delle smart city, come nel caso del progetto E015 Digital Ecosystem, nato nel 2010 per l’Expo 2015. «Al di là di tutte le tecnologie avanzate che si possono mettere in campo – spiega Luigi Pellegrini – è proprio l’esperienza di integrazione e di condivisione di dati e servizi a far nascere nuovi servizi intelligenti». Uno sviluppo smart dei servizi non può prescindere dal tema di una governance che miri alla creazione condivisa di modelli e non all’imposizione di modelli predefiniti. «Il settore pubblico – dice Pellegrini – deve avere un ruolo di coordinamento e di definizione di un insieme di regole, metodologie e standard, il più possibile aperto alle “contaminazioni” e al contributo dei privati, in particolare dei fornitori di tecnologie abilitanti. Inoltre, nell’era del social network e del crowdsourcing una smart city non può fare a meno di smart citizen. Un approccio «aperto e trasparente» e in grado di coinvolgere attivamente i cittadini – conclude Pellegrini – è necessario per evitare di fornire dall’alto soluzioni innovative ma poco utilizzate».

 

SMART CITY IN REDS

ROMA OSPITA IL DIBATTITO INTERNAZIONALE IN TEMA DI SMART CITY

 

Il tema smart city sarà uno dei protagonisti del convegno R.E.D.S. – Rome Ecological Design Symposium che si terrà a Roma il 26 e 27 settembre 2013 presso la Facoltà di Architettura di Valle Giulia. Organizzato da un prestigioso comitato promotore accademico in collaborazione con Wolters Kluwer Italia, R.E.D.S. si propone come un laboratorio internazionale in tema di progettazione, innovazione, design, gestione del territorio, paesaggio, istanze sociali ed economiche, in cui si confrontano università, professionisti, PA e aziende. Le opinioni di keynotes speakers tra i più famosi al mondo – tra cui Andrea Branzi, Eva Castro, Nuria Diaz, Coloco, Vicente Guallart, Kay Bea Jones, Kengo Kuma, Winy Maas, Willy Muller, Joao Nunes, Daniel Reiulf Ramstad, Chris Reed, Kelly Shannon, Ceyda Sungur, Moira Valeri – si alterneranno ad approfondimenti scientifici e case history aziendali.

Per informazioni: rome.ecodesign-symposium.com