Un terrorista alla scrivania a fianco

Non ci pensiamo, ma il pericolo è più vicino di quanto si pensi e le scarse prospettive all’orizzonte possono essere l’innesco di qualcosa di davvero esplosivo

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Renzo Arbore cantava e ci faceva cantare che “la vita è tutto un quiz”. E purtroppo il titolo del suo fantasmagorico “Indietro tutta” ha presagito il regresso sociale del nostro Paese e – a voler allargare la visuale con un potente grandangolo – dell’intero Occidente.

A distanza di anni la televisione e poi Internet hanno rieducato una platea indiscriminata, elevando il tubo catodico (e le tecnologie sue eredi) al rango di cornucopia della verità in un lento, ma efficace e inarrestabile processo di omogeneizzazione culturale.

Quando si parla di minaccia terroristica si è subito tentati di scrutare l’orizzonte per individuare un ben riconoscibile potenziale kamikaze pronto a farsi esplodere nelle vicinanze.

Ognuno se lo immagina a modo proprio, quasi fosse irrinunciabile la possibilità di tracciare (anche solo mentalmente) un identikit. Niente di strano. È solo il risultato della “criminologia” da salotto televisivo, dove personaggi improbabili (e qualche altro che – pur titolato – preferisce il talk-show all’approfondimento scientifico) hanno nel tempo ipnotizzato il pubblico facendo creder loro che certe cose siano alla portata di tutti e che la spiegazione di ogni fatto sia custodita da chi siede su quelle poltrone.

In una Nazione dove si continua a disquisire su stragi e omicidi irrisolti e dove sono stati premiati quelli che i colpevoli non li hanno saputi trovare (e il premio è meritatissimo sennò Porta a Porta, Quarto Grado e tanti altri analoghi format dovrebbero cercare un nuovo tema per ogni puntata), non si può certo sperare che la discussione salga di tono e si cominci a guardare in prospettiva.

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Se si vuol fare un piccolo sforzo, l’occasione non manca e l’ultima ci è stata fornita all’inizio di maggio dalla stampa internazionale, visto che dalle nostre parti la cosa è stata liquidata in poche righe d’agenzia e non ribattuta.

Il 3 maggio il tribunale di Parigi ha condannato un trentacinquenne di origini algerine. Il tizio si chiama Adlene Hicheur. E si è “beccato” cinque anni di reclusione. La sentenza parla di partecipazione a una organizzazione terroristica fin troppo nota a chiunque: Al Qaeda.

Chi – ancora condizionato dai profeti del piccolo schermo – si immagina un disperato privo di lavoro e di altri mezzi di sostentamento, solito frequentare ambienti di ritrovo tipici dell’estremismo, avvezzo a manifestazioni violente, si sbaglia clamorosamente.

Monsieur Hicheur è uno scienziato, un fisico che svolge attività di ricerca presso il Centro di ricerca nucleare Cern di Ginevra.

Era stato arrestato nel 2009 dopo che la polizia aveva intercettato la sua corrispondenza elettronica e aveva trovato contatti con soggetti di Al Qaeda. Le mail scambiate con Mustafà Debchi evidenziavano l’appartenenza a una cellula terroristica attiva che aveva la missione di attaccare obiettivi di rilievo in Francia.

Hicheur, che ha negato qualsivoglia azione personale o adesione a qualunque genere di complotto, ha però ammesso di aver attraversato un periodo psicologicamente difficile. “Turbolento”, a voler citare testualmente le sue dichiarazioni davanti ai giudici.

Chi si occupa di sicurezza – e poco importa di quale sicurezza – dovrebbe provare a chiedersi quante persone di propria conoscenza stanno attraversando un momento poco confortante. Non è difficile cominciare un elenco impietoso ed è altrettanto facile immaginare le più disparate possibilità di reazione al destino avverso. Abbiamo visto gesti estremi e persino un rapimento da parte di debitori del fisco. Persone normalissime. E quante altre persone normalissime stanno covando vendetta o maturando qualcosa di eclatante? E quante, invece, sceglieranno manovre silenti, ma non meno fragorose all’istante della loro manifestazione evidente?

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La fragilità dei sistemi informatici non ha bisogno di esser sottolineata. Eppure i tagli alla spesa (nel pubblico e nel privato) sono cominciati proprio con la riduzione del budget normalmente disponibile per difendere dati e applicazioni. Possiamo stare tranquilli quando per combinare un disastro non serve un mitra, ma basta una tastiera da Pc?