Cosa è successo? Quali porzioni del sistema Edp sono state aggredite e violate? Quanti sono stati gli accessi abusivi? Queste domande rischiano di non avere risposta o di racimolare solo qualche replica costellata di balbuzie e reticenze
Non ha fatto nemmeno notizia. Un evento, che avrebbe dovuto far tremare le vene ai polsi, non è riuscito a guadagnarsi nemmeno un titoletto. Una serie di eventi, pericolosamente ripetuti e dannosamente reiterati, non hanno trovato spazio. Purtroppamente.
In un universo sbadato e ingenuo in cui la sicurezza viene – forse giustamente e anchemente – dopo il “pilu” (e qualche volta lo stesso “pilu” by-passa la sicurezza…), il fatto che nel 2010 i pirati informatici abbiano scorrazzato a loro piacimento nei sistemi informatici del Nasdaq non è nemmeno sembrata una notizia. Caaaaazzu cazzu, iiiiu, iiu.
I colleghi di FBI, i “federali” come li chiamano oltreoceano, si stanno dannando da mesi per individuare chi sia stato e per capirne il relativo movente. La piattaforma su cui avvengono gli scambi azionari sarebbe (vorrei sottolineare il “sarebbe”) rimasta indenne, ma vista la consuetudinaria curiosità che contraddistingue i birbaccioni telematici è legittimo alimentare qualche minuscola preoccupazione circa la salute del versante tecnologico del Nasdaq.
Cosa è successo? Quali porzioni del sistema Edp sono state aggredite e violate? Quanti sono stati gli accessi abusivi? Quando è cominciata questa sciagura e quanto è durata? Queste domande rischiano di non avere risposta o di racimolare solo qualche replica costellata di balbuzie e reticenze.
Nel frattempo, chi scandaglia l’ampia gamma di ragionevoli motivi alla base di un’incursione riconosce alcuni plausibili obiettivi, tra cui tentativi di indebito arricchimento finanziario, il furto di informazioni commerciali riservate e l’aggressione alla sicurezza nazionale mirata a danneggiare gli scambi azionari.
La situazione ha determinato un allarme diffuso nel governo americano perché il Nasdaq rientra – al pari di altre realtà di diverso genere di erogazione di servizi essenziali – nel novero delle infrastrutture critiche che già in passato hanno conosciuto preoccupanti assalti (rete di distribuzione elettrica docet).
Qualcuno ritiene che le aggressioni in questione abbiano avuto un prevalente interesse turistico-esplorativo, ma, nonostante le numerose rassicuranti (!) opinioni in merito, i rappresentanti del Nasdaq Stock Exchange hanno preferito evitare qualsivoglia commento.
Le indagini originariamente avviate circa un anno fa dall’U.S. Secret Service (la struttura a metà tra organismo di intelligence e forza di polizia che assicura la sicurezza del Presidente americano e contrasta i crimini economico-finanziari) hanno coinvolto anche il Federal Bureau of Investigation: l’apparentemente innocuo gironzolare di hackers e furbetti in aree ad altissimo rischio sta preoccupando le autorità statunitensi che stanno valutando a giro d’orizzonte i potenziali gap nella security tecnologica nazionale. Gli episodi di intrusione si ripetono a breve distanza di tempo, con inquietante incremento di densità (sempre più numerosi a parità di periodo considerato) e di profondità (dal banale “defacement”, con cui si sfregia epidermicamente un sito Web, si è arrivati a scalfire strati ben più infossati).
Chi studia e analizza seriamente scenari di questo tipo ritiene che l’atteggiamento dei decision makers su quel che è accaduto, accade e continuerà ad accadere rimanga ancorato all’ispirazione fornita da un fantasioso personaggio citato nel libro e nel film “Così parlò Bellavista” del buon Luciano De Crescenzo. Mi riferisco all’inossidabile filosofo Embè, che – a fronte di qualunque accadimento o comunicazione – commenta o replica serafico “Embè?” e procede oltre senza alcun turbamento.
L’imperturbabilità è dannatamente contagiosa, a dispetto persino del più comune buon senso. La criminale leggerezza nell’affrontare (o nel dribblare) problemi impellenti purtroppo non conosce crisi. Al limite si organizza un convegno, possibilmente con relatori catatonici e slides d’epoca, dove tra una tartina, un bignè e un calice di prosecco ci si compiacerà per i progressi fatti nell’immobilità totale.