Mentre negli Stati Uniti, tra televisione, film, libri e giornali, il Web si afferma sempre di più come piattaforma di distribuzione del futuro, in Italia la discussione verte ancora sui problemi dei canali tradizionali. Eppure in campo mediatico non mancano certo visionari e prodotti innovativi
Hulu, la piattaforma video su Web alternativa ai canali della Tv via cavo, terrestre o satellitare, ha appena inaugurato Hulu Pro il suo servizio a pagamento che offre accesso a una estesa libreria di titoli e serial televisivi. Sempre negli Usa è in crescita costante NetFlix, la piattaforma che si propone come alternativa al videonoleggio dei Dvd, diffondendo in streaming, a pagamento, i film più recenti. In queste settimane ha debuttato a Palo Alto OnLive, atteso servizio online che, per una modica somma di 5 dollari al mese, permette di accedere a videogiochi in qualità “console”.
Amazon dal canto suo annuncia a metà luglio che il numero di libri cartacei in edizione cartonata venduti sulla principale libreria online del mondo è inferiore al numero di corrispondenti titoli in formato elettronico acquistati dai proprietari di e-reader Kindle.
Dopo la musica di Pandora, televisione, cinema e adesso videogame e libri elettronici sono ormai su Internet, un mezzo che milioni di persone considerano perfettamente in grado di affiancare – se non rimpiazzare – le tradizionali modalità di fruizione di contenuti che richiedevano, fino a poco fa, un apparecchio dedicato. Oggi la tendenza va verso televisori “connessi” o set-top box ibridi molto versatili, capaci di agganciarsi a Internet e ad altri canali distributivi. Per favorire lo sviluppo di questo nuovo modello gli Stati Uniti hanno avviato un ambizioso piano di copertura nazionale ad almeno 100 megabit al secondo per ogni singola famiglia americana.
La vignetta è bella e stimolante, ma dove sta l’errore? Sta nel carattere americocentrico di questo idilliaco scenario. Ovviamente, ci sono di mezzo anche precise ragioni di proprietà dei contenuti, di copyright. Ostacoli obiettivamente complicati da rimuovere.
E l’Italia? – Che sta facendo il nostro Paese per promuovere Internet come grande piattaforma di distribuzione di contenuti, alternativa e complementare ai tanti canali tradizionali intasati da una manciata (la solita) di rendite di posizione? È un tappo che la piattaforma digitale potrebbe contribuire a far saltare, ma per ora non se ne vede la volontà. L’Italia sta recependo con molto ritardo la direttiva europea sui media, ha recentemente insabbiato i fondi promessi per lo sviluppo della larga banda in chiave anti-digital divide, è tutta concentrata sui presunti torti subiti, a causa delle decisioni della stessa Unione europea, dai proprietari del mercato della televisione terrestre (che sarà anche quasi tutta digitale, ma non per questo meno ingessata). In questo clima più paludoso che paludato, la Hulu italiana resta un sogno. Eppure se qualcosa non ci manca proprio, questo qualcosa è un congruo numero di visionari italiani nel settore dei nuovi media, IpTv e Web Tv in testa. Ci sono diversi casi interessanti, come i film online di MyMovies, dello stesso gruppo mediatico del bookshop Ibs, diversi servizi di musica in streaming e un gran fervore di progetti sul versante del middleware e dei set-top box per la Tv su Ip. Con la IpTv ci sono stati passati e recenti tentativi da parte degli operatori di telefonia, contrassegnati da insuccessi dovuti solo in parte a errori di strategia.
Il problema vero è che senza la volontà di pianificare e favorire la crescita dei servizi non arriveremo mai a qualcosa di paragonabile ad attività così ben strutturate, con cataloghi così ben forniti e diversificati. C’è anche parecchia strada da fare sul fronte infrastrutturale, con i piani per lo sviluppo della larga banda che vengono, come abbiamo visto, continuamente rimandati a fronte di una crisi che forse andrebbe governata proprio incentivando lo sviluppo tecnologico.
Eppure visionari e buone idee non mancano proprio. A luglio la International Telecommunication Union, ha organizzato a Ginevra un importante evento dedicato al problema dell’interoperabilità nel settore della Internet Television. Nel corso degli ultimi mesi l’Itu ha messo a punto diversi standard specifici per apparati e set-top box utilizzati per accedere ai contenuti IpTv dei vari operatori. La presenza di questi standard è fondamentale per consentire all’industria delle infrastrutture di rete e dell’elettronica di consumo un comune terreno di scambio per la progettazione di dispositivi e servizi. Come si è visto nel campo della telefonia cellulare, la possibilità di mescolare apparecchiature di marca diversa evitando eccessivi vincoli di natura software o hardware che rendano determinati apparati in grado di dialogare solo con determinati reti o sistemi, sarà vitale anche per la nuova modalità di fruizione della Tv attraverso Internet.
In Europa è stata già lanciata l’iniziativa Hybrid Broadcast Broadband Tv or “HbbTv”, uno sforzo di standardizzazione rivolto ai terminali di questa televisione multiforme.
I VISIONARI – TvBlob, sviluppatore italiano di middleware per set-top box ibridi, la BlobBox (Telesystem si appresta ad annunciare la nuova versione ibrida Hd), estende il discorso della interoperabilità al fondamentale ambito delle guide elettroniche ai programmi (Epg), con una guida basata sui principi del Web semantico che verrà aperta a tutti i fornitori di contenuti, comprese le televisioni locali su digitale terrestre. Il Cto di TvBlob, Pancrazio Auteri, è un brillante cervello italiano del software che ha contribuito a lanciare anche Buskerlabel, innovativa piattaforma di distribuzione di contenuti musicali.
Il messaggio che queste iniziative stanno lanciando è che se certe distinzioni possono ancora reggere sul piano delle tecnologie su cui poggiano (la Tv digitale terrestre è “diversa” dalla IpTv, anche se si basa su uno standard comune alla televisione digitale via satellite o cavo), tutte le pareti stanno per crollare nelle case dei fruitori dei servizi. Dove per fortuna si sta affermando, al posto di una pericolosa proliferazione di televisori, decoder, accessori, una forte tendenza all’integrazione in apparati ibridi. Molti set-top box per la IpTv oggi integrano anche la capacità di ricevere programmi televisivi digitali, via etere o satellite. Così che in un unico sistema o in un unico televisore connesso, finiranno presto per confluire diverse modalità di consumo più o meno interattivo della Tv. La stessa TvBlob con l’italiana Telsey si appresta a lanciare in autunno un nuovo decoder ibrido ad alta definizione.
Analogo fervore contraddistingue l’Italia degli e-Book, dove Simplicissimus Bookfarm di Antonio Tombolini ha creato una piattaforma di distribuzione “Stealth” che ha pochi precedenti nel mondo. La disponibilità di contenuti su Internet porta con sé enormi ricadute in termini di tecnologie per la gestione dei diritti d’autore e dei pagamenti. L’iniziativa di Leonardo Chiariglione, Dmin.it, sta producendo da anni idee e servizi in materia. Il direttore delle strategie mobili di PayPal in California, Fabio Sisinni, è un italiano. La sua divisione sta lanciando una miriade di servizi che trasformano il telefonino in un bancomat. Non è il caso di accorgersi della presenza di tutte queste idee e darsi da fare per costruirci intorno un sistema che funzioni?