Reti application center: newage del network?


Cloud, tablet, smartphone. La rete è sempre più al centro perché deve fornire continuità al servizio; sono necessari accessi stabili e resilienti e una rete ad alte prestazioni

Il grande interesse che si è creato intorno alle architetture e tecnologie Cloud sta facendo riflettere sulle logiche e sui processi aziendali che gravitano intorno all’IT, ormai pervasivo e determinante per qualsiasi modello di business. Sicuramente il successo – se non altro potenziale – che pare esserci intorno a questo paradigma è dovuto alle promesse di efficienza sui costi, in uno scenario macroeconomico mondiale che pone l’esigenza di dedicare grande attenzione sulla sostenibilità. Come un mantra, molti ripetono che da una necessità si può cogliere un’opportunità. Non è quindi un caso che – da un recente rapporto Assintel (www.assintel.it) riguardante l’analisi del primo quarto del 2012 del mercato IT in Italia – si evince che il segmento del Cloud sia quello con la migliore performance rispetto al trimestre precedente (+43,8%), all’interno di un quadro complessivo dell’intero settore (ahinoi) desolante, che vede un arretramento complessivo nello stesso periodo di ben il 2,9%. Una tematica che interessa non solo le grandi aziende, ma che può essere molto appetibile alle piccole e medie imprese, che sono e continuano a essere l’asse portante, la spina dorsale, dell’economia italiana; c’è chi afferma che il giro d’affari del Cloud nelle Pmi raddoppierà nei prossimi tre anni e IDC (www.idc.com) si spinge ad affermare che ciò porterà alla creazione di ben 125mila posti di lavoro entro il 2015 e se pensiamo alla situazione recessiva attuale dell’economia, ciò deve essere valutato con grande attenzione. Interessante notare che nel rapporto Assintel citato precedentemente, l’unico altro segmento che ha avuto una performance positiva (+12,3%) sia stato quello dei tablet/smartphone, dispositivi che con il Cloud possono avere marcate sinergie. E in mezzo ai due mondi c’è la rete che in questo modello pare rappresentare qualcosa di più di una semplice commodity, di un semplice tubo passivo che deve solo far scorrere l’acqua digitale dalle nuvole dei servizi al terreno degli utilizzatori, ma una rete ancor più al centro, che innanzitutto deve fornire continuità al servizio offerto, perché in caso contrario i clienti si troverebbero fortemente limitati. Non è solo questione di ridondanza o di buona gestione, sono necessari accessi stabili e resilienti, ovvero ci vuole quello che è definito il “QoS” (Quality of Services) rispetto al classico “Best Effort” tipico di Internet e del protocollo IP di base. Possiamo anche affermare che tre sono gli aspetti che debbono contraddistinguere una rete d’accesso ad alte prestazioni verso servizi Cloud. Velocità: perché è fondamentale disporre di performance adeguate tipiche della fascia alta della banda larga, o meglio ancora quella che oggi viene contraddistinta come “ultrabandalarga” che si prospetta nel fisso con l’utilizzo della fibra ottica vicino all’utilizzatore e nel mobile con il nascente Lte. Error rate tendente a zero: perché altrimenti la ritrasmissione di pacchetti contenenti errori ridurrebbe drasticamente la velocità percepita rispetto a quella fisica. Infine, ma non meno importante anzi, latenze molto basse e costanti nel tempo, perché il ritardo della rete, ovvero il tempo di attraversamento di un pacchetto nella rete che si definisce con il termine di latenza, può essere fattore determinante per mitigare l’utilizzo simultaneo di parecchi utenti verso applicazioni sensibili, quali per esempio servizi di comunicazione o di gaming. Occorre poi fare anche molta attenzione alla sicurezza e alla privacy, argomenti delicati sempre, a maggior ragione quando dati sensibili – e applicazioni che li elaborano – escono dalle server farm tradizionali interne all’azienda per migrare su servizi esterni Cloud.
A questo punto proviamo allora a meglio analizzare il tema nel suo complesso con l’aiuto di alcuni operatori del mercato cui poniamo un paio di domande chiave.

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Si può pensare al Cloud come elemento base non solo di risparmio, ma di efficace paradigma verso un modo nuovo di “usare” la rete?

Secondo Luca Bruschi, head of portfolio, direzione marketing di BT Italia (www.italia.bt.com), il Cloud rappresenta in pratica la definitiva convergenza tra infrastrutture IT e infrastrutture TLC. «Questo comporta la necessità non solo di riprogettare le reti, ma di ripensare il modo stesso in cui le reti vengono progettate e soprattutto le modalità di valutazione di costi e benefici – afferma – e il passaggio delle applicazioni al Cloud, la crescita di quelle ad alto impatto sulla rete (come per esempio il video) e i maggiori requisiti di accessibilità fanno sì che si manifesti la necessità, e di conseguenza si crei l’opportunità, di un nuovo parametro di valutazione della rete oltre a resilienza, estensione, velocità e latenza: l’intelligenza».
CA Technologies (www.ca.com/it), nelle parole di Luca Rossetti, senior customer solutions architect, è convinta che il Cloud non sia un mero veicolo di riduzione di costi, ma un’opportunità per le aziende di rispondere velocemente e in maniera dinamica alle esigenze di cambiamento del business. «Il Cloud pone le basi per vincere la sfida dell’innovazione e della qualità del servizio in continuo miglioramento – specifica – e la rete è un elemento centrale del Cloud, non a caso il Nist (National Institute of Standards and Technology, ndr) la classifica come uno dei cinque ingredienti che caratterizzano il paradigma nella sua integrità. Tutte le capabilities in Cloud sono gestite in modo dinamico, riassegnate in base alla domanda e fornite con elasticità in modalità on demand e pay-per-use. La rete consente di accedere a questi servizi attraverso piattaforme Web-based eterogenee e variegate (smartphones, device touch screen, Pc portatili e workstation)».
Secondo Massimo Fasoli, head of data center & virtualization sales di Cisco Italia (www.cisco.com/it), il traffico Cloud e data center sta esplodendo a fronte della richiesta dell’utente di accedere a volumi di contenuti da dispositivi da loro scelti. «Il recente studio Cisco Cloud Index – ci spiega – ha rivelato che il Cloud sta cambiando i servizi IT business e consumer, oltre il 50% del workload nel data center sarà su Cloud entro il 2014, e tale traffico Cloud globale crescerà di oltre 12 volte entro il 2015, fino a 1,6 zettabyte all’anno. Di conseguenza, la crescita esplosiva nei Cloud richiede funzionalità avanzate che permetteranno al data center e alla rete di lavorare insieme per supportare la distribuzione di applicazioni Cloud end-to-end».
Christophe Verdenne, managing director Southern Europe di Easynet Global Services (www.easynet.com/it), parte da una loro una ricerca condotta lo scorso anno e disponibile sul sito, «dove ci viene confermata questa necessità – ci illustra – se, da una parte, si è dimostrata molto chiaramente (55%) la consapevolezza dei benefici che il Cloud è in grado di offrire al business, tra cui la possibilità di ridurre la spesa IT, più di un terzo degli intervistati è altresì convinto che il Cloud possa rappresentare un rischio per la propria attività, non essendo certo di poter garantire la piena operatività agli utenti finali. Siamo assolutamente convinti, pertanto, che il Cloud debba portare un’evoluzione dell’approccio all’utilizzo della rete. Il Cloud sta cambiando le modalità di business dei nostri clienti e crea esigenze di accesso alla rete completamente nuove: sappiamo per esperienza che questo potenziale può essere realizzato solo quando le imprese dispongono di una piattaforma di hosting robusta oltre a una rete intrinsecamente affidabile. Potrebbe sembrare ovvio, ma non serve a molto far girare le applicazioni nel Cloud se non vi si può effettivamente accedere».
Per Denis Nalon, business programs manager di Fujitsu Technology Solutions (www.fujitsu.com/it), è sicuramente così: «Sebbene i vantaggi in termini di costo e di maggiore flessibilità offerti da questo modello rappresentano le ragioni più immediate per cui le aziende pongono attenzione al Cloud – precisa – una molteplicità di fattori convergenti rendono il Cloud computing un possibile motore in grado di creare sviluppo. Si tratta di fattori come la maggiore mobilità degli utenti, la virtualizzazione sempre più estesa agli ambienti client, la consumerizzazione dell’IT, l’uso sempre più frequente di dati non strutturati in azienda e l’aumento della banda disponibile».
Simone Angeli, amministratore delegato di Nexin Technologies (www.nexin.it), risponde con un sì deciso. «Nexin mette a disposizione dei propri partner di canale, radicati sul territorio e vicinissimi alle realtà della piccola e media impresa – aggiunge – una infrastruttura di rete basata sul Nexin Private Cloud Environment. Secondo noi, visto il tessuto delle aziende italiane, è proprio il canale ICT indiretto che deve cominciare a integrare i paradigmi del Cloud nella propria proposizione, pena il rischio di esclusione. L’obiettivo di Nexin è sicuramente quello di rendere disponibile alla rete di partner soluzioni che vanno a offrire una maggiore efficienza nelle aziende della Pmi e che non necessariamente sono vantaggi legati al risparmio economico, ma certamente lo sono sia in ambito di risparmio sul total cost of ownership dei sistemi informativi che in quello relativo all’efficacia dei processi aziendali».
Concludiamo questo primo giro di tavolo con Telecom Italia (www.telecomitalia.it), che sta puntando moltissimo sul paradigma Cloud all’interno della sua offerta denominata Nuvola Italiana (www.nuvolaitaliana.it) e che ci risponde attraverso Stefano Nocentini, responsabile marketing top clients & public sector. «Nei prossimi 3-5 anni il Cloud sarà l’unica architettura utilizzata dalle imprese e dalle Pubbliche Amministrazioni – sottolinea – e il Cloud (nuvola) suddividerà in maniera chiara i dati e le applicazioni che risiederanno nei data center e i device, che saranno sempre più semplici non avendo bisogno di grande memoria e di grande capacità di calcolo. Da una parte la rete diventerà quindi fondamentale per il business (la mancanza della rete sarà paragonabile alla mancanza di energia elettrica), dall’altra questo migliorerà di molto l’informatica e la renderà più gestibile, più interoperabile e più adeguata alle esigenze di business».

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Quale potrà essere secondo voi la rete aziendale del futuro?

«BT, come del resto anche i principali analisti – ci risponde Luca Bruschi – ritiene che la rete del futuro debba essere una rete “intelligente”, ovvero una rete in grado di capire le applicazioni e i processi che supporta e che riesce a pensare da sola. Le nuove reti intelligenti risponderanno alle esigenze sia informative (customer portal) sia operative delle organizzazioni, riducendo al minimo le necessità d’intervento grazie a un’intrinseca capacità di riprogrammarsi e riconnettersi istantaneamente. Sapranno anche adeguarsi al nuovo, per esempio essere pronte per le sfide di IPv6, e per tecnologie di accesso o dispositivi diversi. In un futuro che BT già indirizza, la rete stessa deve non solo offrire prestazioni elevate e connettività ovunque ci si trovi nel mondo, ma anche garantire la sicurezza complessiva dei dati (grazie alla efficace comprensione del valore dei dati trasferiti e dei rischi cui sono soggetti), la continuità operativa (rilevando automaticamente gli incidenti e auto-riparandosi) e l’allineamento con i processi di business (consentendo il miglior sfruttamento possibile delle opzioni Cloud rendendo le applicazioni fruibili agli utenti in funzione della priorità e dell’importanza dei processi supportati)».
Luca Rossetti (CA Technologies) pensa che le generazioni future delle reti saranno basate su una convergenza degli attuali paradigmi di Internet, mobile, fisso e audio-visual, pubblico e aziendale «che consentiranno una connettività intelligente per tutti ovunque, in qualsiasi momento e alla massima velocità ed efficienza per fornire funzionalità nuove, o avanzate, come per esempio l’accesso istantaneo, l’interattività real-time, la collaborazione via social media, la HdTv, il 3D, o nel futuro anche ambienti virtuali “immersivi”. Per gli IT manager questo pone le sfide di mettere in sicurezza tutto l’ecosistema in cui i confini fra aziendale e pubblico si muovono dinamicamente e di garantire la qualità ottimale di esperienza di utilizzo percepita dall’utente finale. Per questo motivo le soluzioni di Network e Infrastructure Management devono essere costruite per garantire una vista unica e consolidata (performance center) per una gestione integrata e proattiva delle performance di rete su sistemi sia fisici sia virtuali, di analisi dei flussi e diagnostica root-cause».
Massimo Fasoli (Cisco) pensa che ci stiamo evolvendo verso un mondo dove i clienti business vogliono usufruire dei servizi ovunque, in qualunque momento e da qualsiasi dispositivo. «Inoltre i volumi di traffico Internet stanno aumentando in modo esponenziale – dichiara -, naturale conseguenza è la necessità che i data center che ospitano e rendono sicure le applicazioni e i dati devono essere scalabili mantenendo livelli di sicurezza molto elevati. A questo proposito Cisco ha innovato il proprio portafoglio di networking dei data center con soluzioni che rispondono a queste esigenze e forniscono flessibilità senza pari a livello architetturale e scalabilità per gli ambienti fisici, virtuali o Cloud, elementi essenziali per prestazioni di rete che possano gestire i sempre maggiori volumi di dati, che le aziende devono affrontare quotidianamente».
Per Christophe Verdenne (Easynet) la rete aziendale del futuro sarà sempre più Smart. «La “rete non intelligente”, infatti, in cui tutto viene gestito a livello di pacchetto o di trasporto, non si adatta più alla realtà – evidenzia – e i processi di virtualizzazione delle applicazioni hanno cambiato radicalmente il rapporto tra la rete e la modalità in cui le applicazioni stesse vengono erogate, rendendo la gestione a livello di pacchetto inefficace. La nostra offerta Smart Mpls nasce proprio dall’esigenza dei nostri clienti di una prospettiva focalizzata sulle applicazioni: una soluzione che, grazie a un approccio active-active, non si limita a decifrare e prioritizzare il traffico IP, ma è in grado in ogni momento di comprendere, monitorare e reagire alle applicazioni supportate, al fine di assicurare che la rete si comporti secondo le aspettative dell’utente finale».
Denis Nalon (Fujitsu Technology Solutions) non crede che vi sia un unico modello possibile, ma una concentrazione attorno ad alcuni modelli che si renderanno vincenti nei rispettivi mercati di riferimento. «Ci saranno comparti che saranno maggiormente orientati verso soluzioni di private Cloud, utili per rispettare esigenze di sicurezza – spiega -, ma anche per garantire maggiore flessibilità e capacità di ottimizzare risorse, come nel caso della PA. Mentre alcune tipologie di aziende, soprattutto mid-market, svilupperanno modelli di Cloud ibrido, utilizzando un mix di soluzioni infrastrutturali e applicative nel Cloud. Un ruolo determinante sarà quello giocato dalle applicazioni. Se, infatti, a livello infrastrutturale l’offerta Cloud può definirsi matura, nell’ambito applicativo vi sono ancora importanti spazi di miglioramento».
L’opinione di Simone Angeli (Nexin Technologies) è che la rete aziendale del futuro passi attraverso lo stato dell’arte di data center e sistemi. «Siamo convinti che la rete aziendale debba poggiare su sistemi Cloud, accessibili everywhere ed everytime – prosegue -, integrando ambienti legacy, Pc laptop e ovviamente soluzioni “mobile”. Già oggi Nexin rende disponibili queste tecnologie, lasciando ai propri partner di canale il controllo diretto delle stesse».
«L’uso della Nuvola porterà a tre grandi evoluzioni delle reti aziendali – ci risponde in conclusione Stefano Nocentini (Telecom Italia) -.  Primo: i terminali saranno tutti mobili (Pc, smartphone, pad, …) e saranno connessi con reti wireless private (come il Wi-Fi privato) o pubbliche (Hspa e Lte ma anche Wi-Fi pubblico) e spesso gli stessi terminali saranno utilizzati sia per le attività di business che per quelle private (è ciò che si definisce Byod (Bring your own device) ovvero “Usa il tuo device personale anche in azienda”. Secondo: le reti di accesso saranno molto più simmetriche rispetto a oggi perché i dati viaggeranno dai terminali verso le applicazioni e dalle applicazioni verso i terminali. Terzo: il gestore della rete aziendale applicherà delle policy inserendo un client dell’azienda nel device e gestendo la sicurezza e l’utilizzo dei dati e delle applicazioni aziendali».

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Conclusioni

Avevo letto da qualche parte, ora non mi ricordo bene dove, una bella definizione del Cloud computing come “Internet programmabile” e mi piace citarla ora nelle conclusioni, perché mi pare essere di sintesi a molti concetti espressi finora: una rete (Internet, ma potremmo tranquillamente aggiungere intranet e extranet) che si trasforma diventando un insieme di servizi per l’utilizzatore finale (di calcolo, di archiviazione, di applicazioni di vario genere che possono essere messe anche in correlazione tra loro) lasciandolo libero sul come accedere, dai tradizionali Pc ai moderni tablet o smartphone. Chissà cosa ci aspetta il futuro, anche se a volte arriva prima del dovuto, inaspettato e quindi male accolto. Mi ricordo quando più di quindici anni fa – per meglio dire nel 1996 – Larry Ellison, Ceo di Oracle, lanciò sul mercato il Network Computer in collaborazione con la Sun, ovvero un innovativo dispositivo privo di disco che funzionava solo in simbiosi con Internet, che proprio in quegli anni cominciava a diffondersi prepotentemente. Fu il tentativo di contrastare il dominio assoluto dei Pc, monopolizzati dal sistema operativo di Microsoft, ma fu un flop. Ora però quel paradigma pare ritornare proprio con il Cloud, ed è curioso pensare che oggi anche Microsoft, che allora contrastò vivacemente il Network Computer, abbia grande interesse per il Cloud; basti pensare al recente lancio del progetto “Prospettiva Impresa”, in partnership con Telecom Italia, con l’obiettivo di portare soluzioni Cloud based alle piccole e medie imprese. I cambiamenti sono nell’ordine delle cose, panta rei direbbero i filosofi, ma onore a chi apre in qualche modo la strada, anche se magari nei tempi sbagliati. Spazio ai sognatori! Singolari collegamenti delle mie sinapsi, allora, mi fanno venire in mente ora Ennio Flaiano – arguto e ironico scrittore e sceneggiatore del secolo scorso – perché disse e ci tramandò che il sognatore è uno con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole. Mi pare che questo aforisma ci stia proprio bene, cosa ne pensate? Meditiamo, Gente, meditiamo 🙂

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