Quando la rete si fa verde…


Le telecomunicazioni e l’informatica possono fare la loro parte, assumendo anche un ruolo strategico, nel controllo e nel risparmio energetico

Il problema dei costi associati al “barile di petrolio” – che oltre ad avere un trend purtroppo in aumento, anche se ballerino, portano il peso di un prodotto base che prima o poi finirà – stanno amplificando negli ultimi anni la ricerca di fonti di energia alternativa. Non di meno, anche le tecnologie legate all’informatica e alle telecomunicazioni, tradizionalmente collegate ad altri aspetti di business, possono essere d’aiuto nel controllo e risparmio energetico. Proviamo allora ad approfondire come e dove l’ICT possa assurgere a fattore strategico e decisivo in questo contesto, attraverso domande chiave poste a operatori di mercato.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

In che modo la rete può aiutare nel monitoraggio e nel risparmio sui consumi d’energia? E quale può essere il suo ruolo a supporto dello sviluppo delle fonti d’energia innovative?

«La rete – risponde Elena Viezzoli, Ceo e amministratore delegato di Ae.Net (www.aethra.net) – ha un doppio e importantissimo binario d’azione rispetto alla problematica del consumo energetico. Il primo è un’azione diretta rispetto alla riduzione dei nostri abituali e spropositati consumi quotidiani, sia a livello individuale sia macrosociale. Le reti informatiche ci permettono di diminuire in modo sempre più sostanziale tutti quei motivi di spostamento e, conseguentemente, di consumo, che ora possono essere tranquillamente gestiti da casa. Pensiamo per esempio agli acquisti online, e nello specifico alla possibilità di fare la spesa a distanza e di farsela consegnare (e-commerce). Un esempio banale, ma che riguarda consumi quotidiani e necessari nella vita di ognuno di noi, pertanto un settore di forte impatto che potrebbe avere effetti davvero rivoluzionari a livello di consumi energetici. Se moltiplicassimo infatti questa scelta per il numero di persone che ancora si recano al supermercato, e quindi per il numero di automobili utilizzate quotidianamente per fare la spesa, ci renderemmo conto di quanto una soluzione già esistente grazie agli sviluppi delle reti informatiche, possa incidere positivamente sul risparmio energetico. Il secondo binario d’azione riguarda il potere indiretto, ma altrettanto importante che la rete ha, ed è il potere della diffusione di una consapevolezza ambientale. Per incidere positivamente sulla riduzione dei consumi, è fondamentale anche incidere per prima cosa sulla mentalità legata ai consumi. È una questione di educazione e di sensibilità. In questo senso la rete ha un potere di monitoraggio e impatto notevolissimo, perché indice sullo scambio di informazioni e conseguentemente sullo sviluppo di nuove e condivise conoscenze. Rispetto alle fonti di energie alternative, ho appena installato dei pannelli voltaici e un sistema di accendimento/spegnimento automatico della luce (rilevatore di presenza) e ho acquistato elettrodomestici a risparmio energetico. Quando poi mi trovo a organizzare eventi privati o aziendali, sono attenta a collegare sempre i miei eventi a progetti di riforestazione che rendano l’evento a impatto zero. Il mio ruolo principale, diciamo che è quello di sostenere la causa cercando innanzitutto di consumare meno energia possibile. Se devo spostarmi da una città all’altra, scelgo il treno. Se proprio c’è la necessità di spostarsi in macchina, perché magari nel fine settimana ci sono cene o feste di amici non raggiungibili con mezzi pubblici, allora cerco di organizzare “macchinate” piene, e di evitare quell’assurdità, purtroppo diffusissima nel nostro Paese, di una macchina per persona. Ho la speranza e la convinzione che presto verrà implementata una soluzione energetica con fonti innovative».
Secondo Mario De Manna, direttore Industry & Public Sector di Alcatel-Lucent Italia (www.alcatel-lucent.it), l’attenzione al Green non è solo guidata da una maggiore sensibilità alle tematiche ambientali tipica delle società evolute, ma dall’impatto dell’ICT sulla riduzione dei costi operativi di molti settori, non ultimo quello energetico. «Soluzioni di Energy Management per building, ma anche soluzioni di comunicazione per la Collaboration o il Teleworking – precisa – che non solo riducono gli spostamenti, e quindi i costi dei viaggi, ma anche gli spazi a uso ufficio di molte aziende, sono sempre più all’ordine del giorno. Uno scenario inedito sta emergendo nel settore energy, con le Smart Grid e lo Smart Metering. L’impiego delle fonti rinnovabili, che nell’ottica degli obiettivi Europa 2020 sarà consistente, è possibile solo adottando reti in grado di autoregolarsi e di far comunicare tra di loro e con i centri di controllo e dispacciamento un altissimo numero di sorgenti. Occorre quindi più intelligenza di rete verso gli utilizzatori (consumi) e verso i produttori (fotovoltaico, eolico), perché il sistema possa mantenere un suo equilibrio: occorrerà uno scambio di messaggi sicuro per abilitare l’immissione in rete, altrimenti parte dell’energia Green verrà sprecata. Si tratta di un insieme di reti ad alta complessità. Anzi: stiamo andando nella direzione dell’Internet delle cose, il M2M. In questo scenario si tratta di mettere insieme – in modalità che il settore non ha ancora avuto modo di sperimentare compiutamente – automazione reti elettriche, comunicazione, informatica».
Michele Festuccia, responsabile Innovation&Adjacent Markets di Cisco Italia (www.cisco.com), ci dice che la sua azienda considera la rete un elemento strategico per la gestione dei consumi energetici. «Tre anni fa Cisco ha presentato EnergyWise – ci ricorda – un protocollo di comunicazione integrato nei sistemi di rete Lan che inizialmente permetteva di controllare i consumi di tutti gli elementi collegati alla rete e alimentati con Poe e si è poi rivelato adeguato al monitoraggio di tutti i dispositivi, sia collegati a reti dati (per esempio i sistemi di building automation) sia non collegati a essa. Su questa ampia base di partenza sono state realizzate applicazioni e soluzioni con diversi partner a livello globale, e un ambizioso progetto è stato avviato l’anno scorso in Italia: l’iniziativa EnergyWise che coinvolge oggi Cisco Italia e 18 aziende e centri di ricerca di eccellenza nell’elettronica e informatica, in un progetto per la realizzazione di una “Piattaforma Unica di Gestione dei Consumi Energetici”. La piattaforma permetterà agli energy manager e alle aziende del settore di avvalersi di una gestione integrata del profilo energetico di un dominio amministrativo dell’energia (macro area urbana, distretto, area geografica…), fornendo gli strumenti necessari alla misura, alla correlazione dei dati, alla previsione dei consumi, alla fatturazione e acquisto dell’energia. Le aziende coinvolte collaborano al fine di sviluppare moduli software e dispositivi, sulla base di un piano industriale condiviso e comune, per arrivare a una soluzione che risponda alle esigenze di gestione del profilo energetico di macro aree urbane (o “distretti”) che, nella visione Cisco, grazie a un utilizzo evoluto dell’intelligenza integrata nella rete, saranno il cuore di una società “smart&connected” in grado di svilupparsi in modo sostenibile per l’uomo e l’ambiente».
«Molti grandi progressi della civiltà umana sono avvenuti in corrispondenza di rivoluzioni relative all’uso di nuove fonti di energia e allo sviluppo di nuovi strumenti e modelli di comunicazione – afferma Diego Massari, associate partner IBM Global Business Services (www.ibm.com) -, e gli attuali modelli energetici si sono sviluppati per gestire fonti programmabili, lasciando gli utilizzatori liberi di usarla senza vincoli né incentivi d’uso legati al prezzo. Questo modello, legato a una concezione di disponibilità illimitata di risorse, è stato mutuato su gran parte delle diverse risorse necessarie alla nostra vita (gas, acqua, trasporti, illuminazione, riscaldamento, …), ma la rapida crescita del numero di nuovi consumatori ha ormai reso evidente l’inadeguatezza del modello. L’unica risposta possibile è l’accelerazione di una trasformazione già in corso del nostro mondo in un pianeta tecnologico, interconnesso e intelligente. Tecnologico: sensori e attuatori innervano in modo sempre più pervasivo sistemi complessi di ogni tipo. Interconnesso: tali dispositivi sono connessi tra loro (via mesh network) e con sistemi centrali di controllo e governo (via Internet). Intelligente: le enormi masse di dati raccolte dai sensori e trasportate dalle reti sono concentrate e analizzate, attraverso modelli e strumenti che permettano di determinare le azioni atte a ottimizzare il funzionamento di sistemi. In questo modello la rete ha un ruolo fondamentale, fornendo agli operatori la possibilità di prevedere e ottimizzare l’utilizzo delle risorse e abilitando il pieno coinvolgimento degli stessi utilizzatori in questo processo, attraverso la possibilità di programmare le proprie necessità in modo sempre più coerente con la produzione».
Gianpietro Freddi, amministratore delegato di Selta (www.selta.com), sostiene che la rete elettrica ha costante necessità di automazione, monitoraggio e controllo, sotto il profilo delle economie di gestione, degli aspetti regolatori e della soddisfazione del cliente. «L’Italia sotto questo profilo è tra i Paesi più avanzati, grazie anche alle politiche avvedute intraprese dagli operatori negli anni e decenni addietro – prosegue – e questo è fin dall’inizio core business di Selta. L’attenzione che originariamente riguardava soprattutto la sicurezza delle forniture, sempre più oggi riguarda anche i costi, quindi le perdite, la distribuzione ottimale del carico e la gestione giornaliera dei consumi. Le fonti alternative occuperanno un ruolo sempre maggiore, ma occorre fare attenzione al loro carattere “dirompente” nei confronti della rete, che sta passando da un modello di produzione fortemente centralizzato attorno a poche centrali e con poche comunicazioni dal centro alla periferia a un altro più “magliato”, con moltissime fonti periferiche, lontane anche dai luoghi di consumo dell’energia. Proprio per questo sarà fondamentale una rete di comunicazione con sistemi di controllo e gestione continuamente aggiornata e in grado di intervenire per regolare reciprocamente consumi e conferimenti, al fine di evitare il rischio concreto di blocco del sistema. Selta è in una posizione privilegiata con la presenza sia nell’ICT sia nei sistemi di automazione e controllo energetico, con due distinte linee di attività. Indubbiamente, le reti di comunicazione servono non solo all’efficienza delle reti elettriche, ma anche a comprimere i consumi, riducendo per esempio gli spostamenti e aumentando il valore dell’informazione fruita e scambiata. Le nostre soluzioni di Unified Communications & Collaboration, i sistemi di telefonia IP, la convergenza fisso-mobile, le tecnologie broadband per la rete d’accesso fissa e mobile offrono già una risposta ad aziende di ogni dimensione, enti pubblici e operatori».
L’opinione di Marcello Chiozza, division manager di Stulz (www.stulz.it), è che a supporto del ruolo di primo piano che la rete svolge in materia di sostenibilità, si trovano le infrastrutture, che permettono ai data center di mantenere costante il loro flusso di dati. «I condizionatori di precisione Stulz, per esempio, adottano i sistemi di Dynamic Free Cooling (Dfc e Dfc2) – sottolinea – che rappresentano lo strumento più efficace per diminuire i costi di utilizzo e aumentare l’efficienza energetica. Il sistema Free Cooling permette, in condizioni ambientali favorevoli, di spegnere i compressori, elementi ad alto consumo energetico, e di utilizzare l’aria dell’ambiente esterno per raffreddare le sale server. I sistemi Dfc di free cooling indiretto associano la semplicità impiantistica di un sistema ad acqua refrigerata all’alta efficienza delle macchine a espansione diretta di ultima generazione, con compressori stepless e i vantaggi del free cooling. Un ulteriore incremento delle prestazioni può essere ottenuto con i sistemi di free cooling diretto Dfc2, che grazie allo scambio diretto aria-aria, consentono un ulteriore aumento delle ore di funzionamento in free cooling rispetto al sistema indiretto. Il sistema di free cooling diretto Dfc2 può essere utilizzato sia su macchine a espansione diretta che su macchine ad acqua refrigerata. Con l’utilizzo di questi sistemi di condizionamento i data center hanno un’arma in più per abbattere i costi e soprattutto contribuire alla salvaguardia ambientale».
Infine Paolo Gemma, Energy & Infrastructure European marketing manager di Huawei (www.huawei.com), è convinto che la rete possa offrire grandi opportunità per il risparmio energetico nel momento in cui le tecnologie ICT vengano applicate al controllo e monitoraggio della rete di distribuzione elettrica e dei consumi elettrici stessi. «Utilizzando la rete è possibile controllare i consumi capillarmente, come anche la produzione – approfondisce – in questo modo, partendo dalla previsione della produzione dei sistemi a energia alternativa sarà possibile modulare i consumi e distribuirli automaticamente in alcune apparecchiature (per esempio la lavatrice di casa), immagazzinare l’energia in eccesso e modulare anche la produzione di sistemi tradizionali in modo da non creare sprechi e produrre energia solo quando serve. Si parla di Smart Grid e noi pensiamo che si parlerà in futuro di “Bit Managing the Watt”, la rete ICT che gestirà l’energia. In quest’ambito Huawei ha sviluppato delle applicazioni Smart Grid: soluzioni efficaci per il monitoraggio e il risparmio sui consumi di energia. Stiamo conducendo numerosi esperimenti per migliorare sempre di più questa tecnologia; in collaborazione con l’Electric Power Research Institute, Huawei sta studiando soluzioni diversificate per il controllo e il miglior utilizzo della distribuzione d’energia quali l’automazione della distribuzione cablata e le soluzioni wireless di ultima generazione. Prendiamo Shenzhen come esempio: i dati forniti dagli esperti del settore mostrano che Huawei Smart Grid è in grado di ridurre il Capex di 600 milioni di Yuan, la rete Opex del 10%, e le emissioni di carbonio del 5% ogni anno. Huawei adotta da anni soluzioni di telecomunicazione che utilizzano fonti d’energia rinnovabili specialmente in località in cui la tradizionale fonte d’energia elettrica per molte ragioni non è disponibile. Negli ultimi anni abbiamo realizzato più di 4.000 impianti radio alimentati con energia alternativa solare o eolica, in Africa e in Asia».

Leggi anche:  5 modi in cui l’AIOps sta migliorando le soluzioni di rete dedicate al Retail

In quali altre forme l’ICT può essere determinante per la sostenibilità? Per esempio offrendo soluzioni di videocomunicazione ad alta qualità che abbattano i costi di spostamento, evitando viaggi e trasferte e conseguentemente agendo in modo positivo sull’impatto ambientale?

Per Elena Viezzoli (Ae.Net) la videoconferenza di alta qualità permette alle persone di non doversi spostare da una città all’altra per doversi incontrare, parlare e condividere dati o presentazioni. «Tale tecnologia permette di ridurre drasticamente oltre ai costi aziendali inerenti alle trasferte, le emissioni inquinanti di C02 nell’ambiente causate dagli attuali mezzi di trasporto – sottolinea – e molte aziende in molte parti del mondo (USA, Nord Europa, Australia, …) cominciano a implementare progetti di “home working” almeno un giorno alla settimana (solitamente il venerdì) per evitare gli spostamenti da casa all’ufficio del proprio personale, considerato che oggi i mezzi tecnologici sul mercato come la video/webconference di alta qualità, uniti alla rete, permettono di poter espletare il proprio lavoro anche da casa».
Ci risponde su questa questione anche Christophe Verdenne, managing director Southern Europe di Easynet Global Services (www.easynet.com/it), affermando che certamente anche la riduzione di viaggi di lavoro è una direzione percorribile dalle aziende che può avere un risvolto determinante per la sostenibilità. «Una delle soluzioni gestite di Easynet – ci spiega – e che gioca un ruolo molto significativo nella riduzione della carbon footprint è il servizio Managed Video Conferencing (Mvc), che ha impatti positivi anche sui costi e sulla produttività. Questa soluzione gestita offre una valida alternativa alle riunioni grazie a un’esperienza audiovisiva realistica dove i partecipanti hanno la sensazione di trovarsi effettivamente nella stessa stanza, promuovendo quindi una collaborazione eco-sostenibile e aperta a un maggior numero di persone. Per agevolare e incentivare l’integrazione di videoconferenza e collaboration nei processi di business, Easynet ha recentemente annunciato un nuovo modello tariffario “pay-as-you-go” per la soluzione Mvc su piattaforma Cloud, che consente di pagare per il servizio a seconda dell’utilizzo effettivo, rispondendo all’esigenza di una maggiore flessibilità manifestata dai clienti. Quest’approccio, inoltre, permette alle aziende che hanno compiuto importanti investimenti su apparati di videoconferenza, ma che li utilizzano solo saltuariamente, di usufruire in modo proficuo dei propri asset senza ulteriori rivoluzioni o investimenti. Questo modello è in grado di ampliare significativamente l’offerta, raggiungendo una clientela molto più ampia, che potrà beneficiare in modo più semplice e flessibile dei vantaggi della telepresence».
Anche Fabrizio Landini, vice presidente della divisione IT di Schneider Electric (nata dall’acquisizione di APC – www.apc.com/it) si inserisce nella discussione, rammentando innanzitutto che l’andamento del prezzo dell’energia fa sì che sempre più aziende siano consapevoli della necessità di compiere un passo deciso verso la riduzione del consumo energetico in generale, e nei data center in particolare. «Aldilà del mero risparmio di costi – precisa -, riteniamo infatti che adottare soluzioni green per il data center sia un passo che nessuno può ormai esimersi dal compiere. L’altissima densità di energia per metro quadro richiesta dai data center pone problemi di scalabilità, di riorganizzazione delle reti per l’approvvigionamento di energia e d’impatto ambientale, per questo motivo quando offriamo ai nostri clienti delle soluzioni per garantire la sicurezza di servizio dei sistemi IT puntiamo su proposte che garantiscano, allo stesso tempo, un contenimento significativo dei costi. La continuità si ottiene infatti anche massimizzando l’efficienza all’interno dell’infrastruttura fisica del data center. Oltre a ciò, una corretta gestione dell’alimentazione e del raffreddamento non può prescindere dalla sua ottimizzazione e quindi dal suo efficientamento. I punti più critici sono l’assorbimento di energia elettrica dei sistemi di elaborazione e soprattutto i sistemi di condizionamento, che sono chiamati a dissipare quantità di calore per unità di volume elevate. Considerando che la spesa mondiale annua per raffreddare e alimentare un server equivale al 60% della spesa per acquistare nuove macchine, una distribuzione mirata del raffreddamento diventa indispensabile. È inoltre necessario gestire tutta l’infrastruttura dinamicamente con un software che permetta di adeguare in tempo reale le prestazioni delle varie zone del data center all’effettivo carico virtualizzato. Senza necessariamente stravolgere la propria organizzazione, ma sfruttando al meglio le risorse disponibili o con investimenti mirati, è possibile risparmiare fino al 38% della spesa energetica dell’infrastruttura IT».
Un altro contributo ci arriva da Gianfranco Ulian, direttore presales ed engineering di Siemens Enterprise Communications (www.siemens-enterprise.com/it/), che vuole focalizzare il tema su due aspetti che considera principali. «La prima è la fase di esercizio degli applicativi delle reti – spiega -, in quanto le tecnologie di virtualizzazione permettono una significativa riduzione del numero dei server necessari, degli spazi e delle potenze dei relativi impianti di condizionamento, con impatti green di: minore produzione hardware, minore consumo di elettricità. Il secondo aspetto è legato alla riduzione delle necessità di spostamento fisico delle risorse umane dell’azienda, con impatto immediato e tangibile sull’ambiente attraverso le minori emissioni di CO2. Applicativi di Unified Communications & Collaboration di ultima generazione quali OpenScape Web Collaboration permettono ai partecipanti di una riunione di starsene comodamente a casa o in ufficio e poter interagire via audio, via IM, vedersi attraverso Web-cam o sistemi di videoconferenza, condividendo documenti associati all’argomento della riunione in modo veloce. Inoltre è possibile interagire su uno stesso documento contemporaneamente, mantenendo la paternità delle modifiche suggerite attraverso colori che il sistema associa automaticamente a ciascun partecipante, oltre a memorizzare il risultato finale e le dinamiche della riunione attraverso registrazione audio e video, abilitando in tal modo la creazione automatica del verbale del meeting stesso. Questi elementi permettono una rapida e favorevole adozione di tali applicativi. L’esperienza personale su questo ultimo tema si traduce in una riduzione dei punteggi dei programmi Mille-Miglia o affini di circa 4 volte nel corso degli ultimi 2 anni; con associato un miglioramento della qualità lavorativa e riduzione dello stress dovuto agli spostamenti».
Concludiamo il dibattito con Paolo Gemma che ci informa che Huawei ha realizzato sistemi di videoconferenza e telepresenza che permettono ora di avere delle riunioni efficaci tra sedi di una ditta dislocata in varie località. «Queste soluzioni danno la possibilità di ridurre gli impatti delle attività umane sull’ambiente riducendo gli spostamenti delle persone – rileva – permettendo a persone che diversamente sarebbero escluse di partecipare remotamente a summit importanti per il loro futuro, tipo riunioni internazionali dove non avrebbero la possibilità di partecipare, o di utilizzare questi sistemi per la istruzione a distanza riuscendo a garantire un domani meno marginale a popolazioni attualmente escluse dall’accesso all’istruzione di qualità. Nel nostro ambito Huawei è consapevole del proprio ruolo e abbiamo sviluppato la nostra strategia “Green Communications, Green Huawei, Green World” che intende offrire un contributo tangibile per la salvaguardia dell’ambiente e la riduzione di emissioni e si concretizza in tre linee di azione. La prima è volta alla riduzione dei consumi energetici dei nostri prodotti e delle nostre soluzioni. La seconda al risparmio energetico aziendale e di tutta la supply chain. Un esempio concreto: Huawei utilizza fonti energetiche alternative e rinnovabili, dall’energia solare ed eolica al diesel ibrido, riducendo l’emissione di gas nocivi nell’aria. Nel 2010, sono state installate oltre 8.000 centrali di alimentazione di questo tipo. Dal 2006 ci siamo posti un obiettivo annuo di riduzione delle emissioni fra il 15 e il 25% e lo abbiamo sempre rispettato. Per finire, siamo impegnati nello sviluppo di soluzioni innovative quali le Smart Grid e il Cloud computing».

Leggi anche:  Secondo le imprese italiane, una migliore connettività porta a una crescita media dei ricavi del 18%

Il Paradosso di Jevons
William Stanley Jevons, un economista che visse nella seconda metà del diciannovesimo secolo in piena prima rivoluzione industriale, asserì che i miglioramenti tecnologici che aumentano l’efficienza con cui una risorsa è usata possono fare aumentare il consumo totale di quella risorsa, invece di diminuire. Ciò appare un controsenso e non per nulla questa riflessione passò alla storia come “Paradosso di Jevons”.
La rivoluzione di Internet e la digitalizzazione di massa hanno aumentano in modo esponenziale e travolgente la disponibilità di tecnologia nel mondo in questi ultimi anni. Si è calcolato che l’ICT contribuisce nel globo a ben il 3% dei consumi energetici. È una conferma al paradosso sopra citato? Oppure la sua crescita, se ben guidata, potrà portare a enormi risparmi per il rimanente 97%? Ai posteri l’ardua sentenza! Meditiamo, gente, meditiamo