L’invito di S.E.S.A.: abbiate coraggio


Solo investendo in tecnologie consolidate e innovative l’Italia, e soprattutto la PA, può recuperare il ritardo rispetto ad altri Paesi

 

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Al termine di una stagione politica in cui qualunque decisione è stata presa nel rispetto di un’unica parola d’ordine, “tagliare le spese”, potrebbe apparire fuori luogo la proposta di chi, invece, invita a investire.

Eppure Daniel Lanaro, executive partner di S.E.S.A. (Software E Sistemi Avanzati – www.sesaspa.it), non nasconde la propria convinzione, secondo la quale è giunto il momento di intraprendere un’autentica svolta: «Dal 2001, quando il ministro Stanca lanciò il primo piano di innovazione tecnologica della PA, si sono susseguiti grandi progetti, che non sempre sono arrivati al termine. Sia perché richiedevano ingenti investimenti, che l’economia attuale non può supportare, sia perché si sono confrontati con una serie di intoppi di tipo pratico e burocratico. Il nostro Paese, però, non può rimanere in una posizione marginale rispetto ai concorrenti, ma è necessario identificare e adottare tecnologie in grado di renderci competitivi sul panorama continentale e internazionale».

 

Io ci credo

Una presa di posizione decisamente forte, che Lanaro spiega con un esempio di tipo pratico: «Negli Stati Uniti è ormai diffusa la prassi di far indossare ai pazienti una fascia, simile a un comune cardiofrequenzimetro, che consente di monitorare una serie di parametri vitali. I valori, attraverso le reti wireless o quelle della telefonia cellulare, vengono poi inviati, con cadenze prefissate, a una centrale di controllo, in grado di intervenire non appena registra valori fuori dal range stabilito dai medici. In questo modo è stato possibile ridurre, mediamente, di due giorni la permanenza in ospedale, con vantaggi economici e sociali facilmente immaginabili. Allo stesso modo, adottando le tecnologie di dematerializzazione nell’amministrazione della giustizia, si eviterebbero i costi dei faldoni che devono passare da una Procura all’altra, si condenserebbero i tempi dei processi e si ridurrebbe l’impatto ambientale».

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Due esempi diversi tra loro, ma che dimostrano, in modo concreto, come le tecnologie siano oggi disponibili e consolidate, consentendo di ridurre i costi e migliorare i servizi. «Simili soluzioni potrebbero essere tranquillamente adottate dall’Amministrazione Pubblica, con vantaggi economici e sociali enormi».

Un’idea, quella di Lanaro, che si scontra con la realtà di un Paese in cui l’attenzione è purtroppo limitata all’immediato e dove è sempre più difficile, a qualunque livello, avere il coraggio di investire in tecnologie in cui il ritorno dell’investimento può essere valutato anche solo in un paio d’anni. Eppure, come racconta lo stesso manager, «noi di S.E.S.A. abbiamo realizzato un attento scouting di quanto già disponibile e utilizzato con successo sul mercato, maturando anche una serie di competenze che ci permettono di implementare da subito queste soluzioni. La vera difficoltà, quindi, non è di tipo tecnologico, ma è legata soprattutto alla mancanza di un’adeguata mentalità innovativa. Anche se è necessario riconoscere che un simile limite è spesso indotto dalla particolare situazione organizzativa delle singole realtà, soprattutto nell’ambito della PA». Emblematico, in questo contesto, il caso degli ospedali. In alcuni centri, infatti, le nuove tecnologie vengono già ampiamente sfruttate a vantaggio dei pazienti e delle strutture sanitarie, mentre altre si trovano in uno stato di autentica arretratezza. «In effetti – ammette Lanaro – gli stessi responsabili dei sistemi informativi di queste strutture sono spesso costretti a operare sul quotidiano, senza poter affrontare in modo sistematico le reali innovazioni e senza disporre di budget adeguato. Per questa ragione le innovazioni principali vengono compiute nelle strutture in cui il direttore sanitario possiede una sensibilità personale nei confronti di simili opportunità. In questi casi è disposto ad ascoltarci e, spesso, adotta nuove tecnologie che offrono vantaggi sistematici alla sua struttura».

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Non è un problema di soldi

La volontà dei singoli, in molti casi, potrebbe essere insufficiente rispetto alla necessità di disporre dei capitali adeguati per affrontare investimenti anche significativi. Un’obiezione che Lanaro non condivide: «Il vero problema è quello di superare un approccio finalizzato solo all’immediato e avere il coraggio di pensare a progetti di medio/lungo termine. Già oggi, tipicamente, i pagamenti della PA avvengono con ritardi nell’ordine dei 24 mesi. Aziende con una solidità finanziaria come S.E.S.A. sono però in grado di proporsi con soluzioni che possono essere pagate nel tempo, utilizzando i risparmi economici per acquisire l’innovazione. In questo modo, da subito, un’azienda sanitaria può dotarsi di tecnologie innovative, con vantaggi che si protraggono negli anni, praticamente senza nessun investimento economico».

Certo si tratta di un’autentica rivoluzione, non sempre facile da far comprendere al settore pubblico. Anche se Lanaro sottolinea come, sempre più spesso, proprio la PA si stia aprendo a nuove opportunità in ambito ICT, soprattutto quando vengono proposte da system integrator capaci di dominare davvero la tecnologia e fornire risposte concrete: «Non si tratta di strumenti per la gestione dell’esistente, basate sui classici ribassi d’asta, ma su un’autentica innovazione, che offre vantaggi tangibili alle strutture pubbliche, come dimostrano una serie di casi reali che abbiamo già analizzato. Una proposta analoga è oggi disponibile anche per le aziende private che, grazie all’adozione di tecnologie consolidate e implementate da autentici professionisti del settore, possono godere di un significativo vantaggio competitivo, per creare un reale circolo virtuoso.

 

Il futuro non sarà facile

Cambiare la mentalità di un Paese, soprattutto a livello di classe politica e imprenditoriale, non è ovviamente semplice e lo stesso Lanaro ammette che «nel prossimo futuro ci sarà molto da faticare. Noi di S.E.S.A., però, abbiamo investito nella crescita delle nostre persone, acquisendo una serie di professionalità molto specifiche e identificando, sui mercati internazionali, le tecnologie che stanno garantendo autentici vantaggi a chi le ha già adottate. Il ritardo dell’Italia, per certi versi, potrebbe rappresentare un vantaggio, in quanto la fase sperimentale è stata affrontata da altri. Mentre noi, oggi, possiamo sfruttare le esperienze già maturate. Anche per tale ragione una notevole percentuale dei nostri consulenti ha già operato, a livello internazionale, su queste tecnologie. Un’esperienza grazie alla quale possiamo proporci sul mercato con la consapevolezza di saper implementare soluzioni effettivamente funzionanti ed efficaci».

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Ampliando l’orizzonte rispetto alla visione di Lanaro, alcuni osservatori fanno però notare che, in Italia, esistono poche realtà con una struttura simile a quella di S.E.S.A., in grado di proporsi con le competenze necessarie nei settori più innovativi per il nostro Paese. Un limite che Lanaro non condivide: «L’innovazione tecnologica, che noi riteniamo determinante per tutti, può avere ricadute sull’intero mercato, sia in termini di indotto sia di nuove opportunità, creando un effettivo volano economico. Questo anche in considerazione del fatto che, soprattutto per i progetti più articolati, è possibile creare sistemi di imprese che, anche con differenti professionalità, siano in grado di soddisfare le necessità di aziende e Amministrazioni Pubbliche. Il vero problema, quindi, non è di tipo tecnologico, ma psicologico: bisogna avere il coraggio di investire in soluzioni che porteranno autentici benefici per tutti».