Ruoli e Management
Esiste un’etica del management o si tratta di una contraddizione in termini? Da diversi anni, la riflessione sull’etica sta influenzando il dibattito nel mondo dell’impresa. Etica e profitto quasi sempre sono due grandezze non direttamente proporzionali, oppure, difficilmente conciliabili. I nuovi orizzonti competitivi e i nuovi modelli di business renderanno, però, sempre più “utile” fare la cosa giusta. L’aumento della domanda sul lato “eco” dimostra, infatti, la crescente attenzione di consumatori e utenti alla sicurezza alimentare, al risparmio energetico e al basso impatto ambientale. Dai risultati della ricerca “Etica del Management” dell’Istud emerge uno scenario interessante. L’etica può essere messa in relazione al processo decisionale, a patto che non sia di ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. La questione è spinosa. La ricerca evidenzia anche l’esistenza di tre “idealtipi manageriali”: c’è il manager “missionario”, caratterizzato da scelte prevalentemente deontologiche; il manager “integrato”, abituato a trovare una via di equilibrio tra obiettivi di business e valori; il manager “mercenario” le cui analisi prescindono dalla valutazione etica delle scelte da operare. I risultati del primo rapporto dal titolo “Responsabilità sociale e competitività” realizzato nel 2009 da Rga su un campione di 40 aziende italiane completano il quadro: secondo il rapporto, i fattori di successo restano legati al business e la corporate social responsibility è considerata prevalentemente uno strumento di reputazione, ma non una leva competitiva. Nel resto del mondo invece, la corporate social responsibility rappresenta uno strumento per generare l’aumento del valore e della profittabilità per tutti gli stakeholder, azionisti compresi. Forse, per questo in Italia non esiste una parola per tradurre in modo efficace “accountability”.