La ricerca agile che scende dalla torre e sale in collina

Ericsson inaugura a Genova la nuova sede del suo centro R&S. In un moderno edificio nell’entroterra del capoluogo ligure – una delle trenta località del progetto europeo Smart City – i tecnologi della multinazionale delle Tlc seguono un approccio innovativo, interdisciplinare e flessibile, allo sviluppo di prodotti e idee

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L’ambiente è californiano, la vista sul mare mozzafiato anche per chi al panorama di Genova, tutto cemento e “maccaia”, lo scirocco del dialetto, è abituato. Il palazzo della ricerca che Ericsson ha appena inaugurato nel capoluogo ligure, nell’area di nuova edificazione sulla collina degli Erzelli, vuole essere il nucleo originario di un parco tecnologico che simboleggia la volontà di rilancio di un Sistema Paese, oltre che un potente motore di innovazione per la multinazionale svedese delle telecomunicazioni.

Con l’apertura del nuovo centro di Ricerca e Sviluppo di Genova, che raccoglie l’eredità delle attività genovesi di Marconi dopo l’acquisizione da parte di Ericsson nel 2006, l’azienda ribadisce il proprio impegno in Italia, in netta controtendenza con altri operatori del settore che invece disinvestono qui e più in generale in tutta Europa. Ericsson ha avviato le sue prime iniziative R&S italiane nel 1978 e oggi vanta a livello nazionale diversi primati e centri di competenza che riguardano la scena globale. Oggi nei laboratori Ericsson in Italia, inclusa la nuova sede degli Erzelli, lavorano mille ricercatori su 5.300 dipendenti, una risorsa di conoscenza scientifica e tecnologica ripartita, oltre a Genova, nei centri di Pisa, Milano e Pagani. Solo negli ultimi due anni gli scienziati Ericsson hanno prodotto quasi cento brevetti e importanti primati a livello nazionale e globale.

 

INFRASTRUTTURA DI CERVELLI – Il record più recente è stato stabilito a Pisa, dove Ericsson e la famosa scuola superiore Sant’Anna collaborano. Riguarda il primo sistema al mondo per la trasmissione su protocollo IP a un Terabit al secondo. Un altro primato, stabilito questa volta nel centro di Milano, riguarda la trasmissione su ponti radio digitali, che grazie alla tecnologia Mimo (multiple input/multiple output) e a evoluti algoritmi di software defined radio, hanno centrato il traguardo del Gigabit al secondo. Consideriamo che oggi velocità di due ordini di grandezza inferiori sono considerate “larga banda wireless”. Ma c’è anche un terzo ambito di innovazione, la piattaforma Smart Packet Optical, dove grazie alla fotonica avanzata sviluppata dai ricercatori Ericsson (la fotonica è l’elettronica dei fotoni, con componenti che riducono o azzerano la necessità di ricorrere a stadi di conversione fotone-elettrone, con enormi vantaggi sul piano della velocità e capacità di commutazione o trasmissione) le reti su scala metropolitanta, fisse e mobili, riescono a dialogare in modo molto flessibile.

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Sulla collina degli Erzelli, in un edificio che più nuovo non si potrebbe, lavora poco più della metà di questa forza creativa. Circa 550 ricercatori che studiano il modo di rendere sempre più performanti le nostre infrastrutture e un po’ più accogliente e stimolante il sistema dell’economia su base tecnologica in Italia. Data Manager, per Vision, ha avuto la fortuna di visitare il centro il giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, alla presenza delle autorità cittadine (Ericsson collabora con loro all’iniziativa di Genova Smart City, nell’ambito dell’omonimo progetto europeo), di tanti visitatori istituzionali e della stampa nazionale ed estera. La prova generale del cosiddetto “Innovation Day” è stata l’occasione per una full immersion in una ventina di demo presentate con entusiasmo dai vari team. Gruppi di scienziati delle telecomunicazioni e del software talmente (e giustamente) orgogliosi del loro lavoro, da dimenticare, a volte, la necessità di non esagerare con la terminologia da addetti ai lavori. Meglio così: ne è emerso un ritratto ancora più realistico di progetti che in parecchi casi – incluso l’esempio dello Smart Packet Optical 1400, sono già diventati prodotti commerciali.

Un intero piano di Ericsson “agli Erzelli” è stato trasformato in una zona dimostrativa suddivisa in cinque aree: Metro Evolution, Efficient Transport Networks, Optical Research, Microwave Advanced Technologies, Core Networks, Smart Networks. Alla fine del percorso, dentro al piccolo ma confortevole ambiente dell’Innovation Garage, una sorta di informale pensatoio che funge al tempo stesso da area di riunioni e relax per favorire lo scambio di idee e la nascita di nuovi spunti, Data Manager ha incontrato Alessandro Pane, il responsabile della Ricerca&Sviluppo di Ericsson in Italia, un manager della tecnologia con una lunga esperienza maturata nel gestire i progetti Ericsson nel mondo.

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LAVORO DI SQUADRALa scelta degli Erzelli non è dovuta soltanto al panorama, spiega Pane. «Dovevamo cambiare sede rispetto alle vecchie installazioni Marconi a ridosso del porto, ma qui troveremo molto altro: la possibilità di respirare la stessa aria di innovazione insieme ad altre aziende, la presenza di incubatori di startup, della collaborazione, importantissima, con la ricerca accademica». Nella nuova sede genovese, prosegue Pane, il cambiamento non riguarda solo gli ambienti, gli spazi del lavoro, ma investe i modelli organizzativi che scienziati e tecnici applicano per gestire il lavoro di squadra. «E’ il metodo della ricerca “agile”, spiega il direttore della ricerca Ericsson, basato sul lavoro di team eterogenei, multidisciplinari, che si occupano al tempo stesso di hardware, software e tutto il resto. Il ciclo di delivery dei progetti è molto ridotto, ogni due settimane si fa il punto. Sviluppo e testing sono legati tra loro e ogni gruppo, parliamo di una decina di persone per squadra, punta a essere il più possibile stabile per assicurare una attività sempre consistente». Ma non si opera più in silos compartimentalizzati, lunghi periodi di lavoro con pochi momenti di verifica. La ricerca agile degli Erzelli avviene al contrario in un open space che si riflette, precisa Pane, in una mentalità aperta. I gruppi di lavoro interagiscono continuamente tra loro, grandi lavagne bianche condivise permettono al team A di avere una visibilità immediata sui risultati raggiunti dal team B. «In questo modo, un determinato progetto può essere portato avanti da diverse decine di squadre, fino trecento, quattrocento persone. Lo spazio è ulteriormente suddiviso tra persone che usufruiscono di strutture minimali fatte di ampie scrivanie dove ciascuno trova uno spazio temporaneo, legato all’attività del momento e zone comuni; e uno spazio apparati che emula la struttura delle centrali del cliente, per favorire una attività di testing in condizioni molto vicine a quelle reali e consentire uno sviluppo dell’hardware organizzato in tre fasi, dal prototipo al prodotto “finito” e fino alla configurazione in pre-produzione».

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Infine, c’è lo spazio, ristretto ma accogliente, dell’Innovation Garage in cui, conclude Pane, i ricercatori vengono incoraggiati a coltivare le proprie idee in piena libertà, proponendo soluzioni, app, servizi che in futuro potrebbero anche inserirsi in un contesto più produttivo. Quello appena iniziato nel nuovo centro Ericsson è un percorso inedito, quello di una tecnologia che lascia definitivamente le torri d’avorio della ricerca finalizzata di impresa per perseguire obiettivi di innovazione più ampi e di respiro umanistico.