Questione di metodo

Nel mercato delle calzature online che macina miliardi di euro di fatturato ci sono un francese e un tedesco… In questa storia, l’italiano purtroppo manca. Solo cinque  anni fa, in pochi avrebbero scommesso su una azienda che pensava di vendere scarpe via Internet, in pochi avrebbero pensato che i consumatori potessero comprare scarpe online, senza poterle provare. Ora sono realtà che ci hanno creduto e che fatturano centinaia di milioni di euro senza avere un solo negozio. Il made in Italy ha una brand awareness molto forte nel mondo, ma continua a perdere occasioni, per mancanza di visione e di innovazione. In tutti i settori, anche brick and mortar, la digital transformation è una grande opportunità; certo, non è sempre indolore e richiede uno sforzo culturale e di innovazione ma è alla base del futuro delle nostre aziende. Questo cambiamento richiede sempre più uno sforzo di comprensione e collaborazione tra le funzioni IT e il business. Queste due aree sono oramai strettamente legate tra di loro.

Lasciare la scelta degli strumenti al solo appannaggio della divisione IT di un’azienda può portare a implementazioni che poi non vengono usate dal business; nello stesso tempo, il business da solo può portare a scelte che poi mostrano problemi di sicurezza, scalabilità, implementazione. Le scelte diventano ancora più difficili quando si tratta di argomenti “di frontiera”, dove c’è ancora poca capacità di committenza e altrettanta poca capacità di offerta.

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Questo è sicuramente il caso dei “big data”. È tanto che se ne parla ma l’esperienza diretta con molti clienti e molti vendor mi ha convinto che si tratta ancora molto più di chiacchiere che di sistemi che realmente funzionano, mettendo d’accordo le diverse funzioni in azienda.

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Il tema della Big Data Analysis è ancora relativamente nuovo: mentre per le altre tecnologie più classiche c’è una competenza già diffusa, e dunque esperienze che possono essere confrontate e valutate dai decision maker, sui big data c’è ancora molto rumore ma ancora poca chiarezza. Si comincia a capirne l’importanza, ma in pochi hanno le competenze per analizzarli a fondo e sfruttarli per elaborare strategie di marketing efficaci. Tutto questo si traduce nell’operare una scelta tra il “make or buy” di software per l’analisi dei big data. L’esperienza di ContactLab è duplice da questo punto di vista. L’abbiamo fatta (e la stiamo facendo) sia come clienti di tecnologie per l’analisi sia internamente, integrando i software di analisi nella nostra piattaforma per includerli nella nostra offerta. ContactLab è nata sviluppando in casa tutto il suo stack tecnologico. Serviamo oltre mille clienti con l’invio di oltre 80 milioni di email oltre a sms e push notification al giorno. I dati che i nostri clienti ricavano dalla piattaforma e dai risultati delle spedizioni servono a fare profilazione behavioral based dei consumatori finali e, in forza di ciò, ci consentono di guidare il cliente nell’elaborazione di un piano editoriale pertinente e diversificato a seconda di specifici comportamenti. Il passaggio da una vista “channel-centric” a una “customer-centric” ha comportato la necessità di lavorare in tempo reale su moli e tipologie di dati che necessitavano un approccio NOSQL e strumenti di analisi molto efficenti. È stato necessario quindi un aggiornamento dell’infrastruttura di base e di tutto il back end applicativo per garantire un livello adeguato di scalabilità, espandibilità e sicurezza. Questo ha portato, come si diceva all’inizio, a un bivio nella scelta del metodo, se sviluppare internamente una soluzione avanzata di business analytics o affidarsi a un software provider. Data la centralità di questa tecnologia per noi, abbiamo deciso di non affidarci a un solo vendor ma a differenti stack tecnologici, implementando tecnologie open e proprietarie in una logica di acquisizione di know-how. In veste di clienti non è facile essere dei buoni committenti perché le idee di che cosa realmente si vuole non sono sempre chiarissime. I merchant sono spesso un po’ troppo sales, soluzioni che luccicano ce ne sono molte ma non è detto che il percorso di implementazione sia realmente snello, anzi talvolta è proprio il contrario.

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Le software e partner selection diventano un punto decisamente critico, più che in altri contesti IT ove c’è maggiore storia e reputazione. Può diventare quindi importante e utile che i software vendor creino una prototipazione snella che permetta al cliente – senza grandi investimenti – di chiarirsi bene le idee di che cosa realmente si vuole o si necessita prima di cimentarsi nell’implementazione del sistema di produzione. 

Massimo Fubini, Founder & CEO di ContactLab