Prepararsi per l’era digitale. Sfide tecnologiche e scenario europeo

Ottimismo, resistenze e velocità diverse: questa la fotografia che si ricava da una ricerca indipendente svolta per conto di Ricoh Europe, che ha riguardato aree cruciali dell’economia quali le aziende, l’istruzione, il settore finanziario e la pubblica amministrazione

 

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Sono interessanti le indicazioni contenute nel report “The Challenge of Speed”, basato su una ricerca effettuata a inizio anno dall’Economist Intelligence Unit per conto di Ricoh (www.ricoh.it) e focalizzata sulle sfide che le trasformazioni tecnologiche stanno imponendo a tutti i principali settori di attività. In particolare, l’indagine ha riguardato le aziende, il settore dell’istruzione, la PA e il comparto finanziario, coinvolgendo 461 manager di tutta Europa, operanti in realtà di diverse dimensioni, con un campione d’indagine composto per il 49% da dirigenti e per il 23% da presidenti, vicepresidenti o direttori.

La lentezza di alcune aziende

Ha destato qualche perplessità scoprire che le aziende europee sono più lente del previsto nella corsa verso l’innovazione tecnologica: sembra proprio che di fronte alla rapida trasformazione culturale e tecnologica, le imprese abbiano valutato forse con troppo ottimismo la loro capacità di adeguarsi al cambiamento. Non a caso, tre quarti dei manager intervistati ritengono che la propria azienda non riesca a innovare con la velocità necessaria: solo il 24%, come dire un’azienda su quattro, può già trarre vantaggio dalle nuove opportunità o rispondere con efficacia a cambiamenti inattesi. Dalla ricerca emerge che le aziende si trovano a gestire tre aspetti: personale in rapida evoluzione, trasformazioni tecnologiche e dinamiche aziendali che possono rendere sostenibile il cambiamento. Lo studio evidenzia poi che le aziende europee più reattive eccellono in tre aree principali: innovazione di prodotti e servizi, adozione di nuove tecnologie e trasformazione dei processi aziendali.

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«Il ritmo incessante con cui la tecnologia sta rivoluzionando i mercati e riconfigurando i rapporti con i clienti mette in cima all’agenda l’agilità organizzativa delle aziende» – sottolinea Davide Oriani, CEO di Ricoh Italia. «Le realtà più reattive, oltre a introdurre con entusiasmo ed efficienza le nuove tecnologie, sono anche in grado di promuovere processi aziendali per sostenere l’innovazione e coinvolgere tutte le persone nelle nuove sfide. Solo intervenendo su tutti e tre i livelli, i top manager potranno valutare l’azienda nel suo insieme e potranno dire che la velocità è ormai parte della cultura dell’organizzazione, che dispone quindi del DNA irrinunciabile per vincere le sfide di domani».

Il ruolo dell’istruzione

Superare gli elementi che sono tuttora un freno al cambiamento, come la burocrazia e la scarsità di approcci trasversali, costituiscono invece la preoccupazione principale di chi opera nel settore dell’istruzione, che mostra in ogni caso ottimismo riguardo alle innovazioni tecnologiche nell’ambito dell’insegnamento. Più in dettaglio, un quarto degli intervistati ha indicato la realtà aumentata come una delle principali tecnologie in grado di migliorare le prestazioni del settore e l’esperienza degli studenti: il dato è molto interessante in quanto solo il 5% evidenzia le potenzialità della realtà aumentata per altri settori di attività.

Le attività di back-office suscitano invece maggiore preoccupazione riguardo all’innovazione e all’introduzione di cambiamenti che – per il 35% degli intervistati – frenano la maggiore agilità e capacità di innovare i processi decisionali tuttora improntati a uno spirito burocratico. Per il 44% del campione, la mancanza di un approccio comune e condiviso tra i diversi uffici, le business unit e le funzioni costituisce l’ostacolo principale. I manager del settore education sono consapevoli della necessità di trasformare le attività del back-office che spesso sono ancora basate su documenti cartacei. Non solo. Dovendo identificare le aree che richiedono cambiamenti immediati, le risposte più frequenti sono state: migliorare i processi legati al core business (44%), assumere nuovo personale (42%) e infine implementare nuove tecnologie (40%), a dimostrazione che i processi, le persone e le tecnologie sono fondamentali per aumentare la velocità di cambiamento.

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La tecnologia al vaglio delle PA

Un percorso sostenibile verso la trasformazione digitale presuppone anche un ruolo centrale del settore pubblico, e la ricerca condotta per Ricoh Europe non manca di evidenziarlo. Ma quali sono le aree in cui chi opera nella PA ritiene opportuno innovare? Due terzi degli intervistati ha espresso la convinzione che la propria organizzazione dovrà evolvere rapidamente nei prossimi tre anni, se intende tenere il passo con i mutamenti in atto. Solo uno su quattro – però – ritiene che l’adozione di misure per adattare le proprie organizzazioni a tali cambiamenti sia un aspetto prioritario. Non solo: il 55% ritiene che le nuove tecnologie avranno un impatto minimo o nullo nei prossimi tre anni, mentre negli altri settori, la percentuale di chi pensa che l’impatto sarà minimo scende al 29%, praticamente la metà.

Negli ultimi tre anni, la maggioranza dei manager pubblici (71%) ha modificato il proprio lavoro e il proprio modo di operare come conseguenza dell’innovazione tecnologica. Tuttavia, molti intervistati si mostrano preoccupati del fatto che la rapidità dei cambiamenti possa comportare un rischio crescente nell’ambito delle comunicazioni tra PA e cittadini “non digitali”. Con la diffusione dei sistemi di e-government e delle comunicazioni on-line è necessario prendere in considerazione le esigenze delle persone che non hanno ancora acquisito una piena dimestichezza con le nuove tecnologie.

Rapidità: parola d’ordine nel finance

Lo studio commissionato da Ricoh ha posto l’accento anche sul fatto che le aziende finance devono trasformarsi rapidamente per riuscire a tenere il passo con i cambiamenti tecnologici, a trattenere i clienti e a migliorare i processi alla base del loro core business. La velocità dei cambiamenti introdotti dalle tecnologie e la riprogettazione dei processi complica la questione.

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Le aree in cui i manager del mondo finance hanno individuato maggiore necessità di cambiamento nel corso dei prossimi tre anni sono quelle che hanno già causato al settore i maggiori problemi: l’adozione di nuove tecnologie (al primo posto), l’attrazione e il mantenimento dei clienti (al secondo) e il miglioramento dei processi alla base del core business (al terzo). Oltre la metà degli intervistati (il 54%) afferma di avere molte idee per affrontare la trasformazione futura, ma ammette di non avere la possibilità di concretizzarle in maniera adeguata: si tratta di una percentuale più alta rispetto agli altri settori, dove la media è del 43%.

«Quello dei servizi finanziari è il settore più vicino alla trasformazione digitale, e l’indagine condotta per Ricoh mostra che sta facendo un uso maggiore della tecnologia rispetto ad altri settori, proprio allo scopo di operare più rapidamente. Tuttavia, i sistemi obsoleti e tra loro non connessi continuano a rallentare i processi, e questo rende ancora più urgente l’esigenza di innovare gli asset tecnologici e di semplificare i processi per la gestione delle informazioni e dei documenti» – spiega Davide Oriani.