L’Italia ancora nella Watch List dei Paesi a rischio. Il 78% del software scaricato illegalmente nasconde qualche tipo di spyware (IDC). Education, engineering ed enforcement sono i tre pilastri della strategia di Microsoft
Al tavolo della contraffazione, l’Ucraina è il Paese dove si gioca più sporco. Seguono altri sette Paesi da tenere d’occhio (Argentina, Cile, Cina, Costa Rica, India, Indonesia, Federazione Russa) nei quali la pirateria prospera, in barba a leggi e tutori dell’ordine. Un gradino più sotto, c’è un drappello di 24 Paesi, Italia compresa, nei quali la protezione della proprietà intellettuale è ancora troppo lasca. A dirlo è l’International Intellectual Property Alliance (IIPA), il consorzio di tutela delle opere dell’ingegno che raggruppa le più importanti associazioni di aziende di settori diversi, tra cui quello informatico, dell’entertainment e dell’editoria, i quali fanno della proprietà intellettuale la loro maggior fonte di guadagno.
I COSTI PER LE AZIENDE
«La pirateria è una piaga per quei Paesi che come gli Stati Uniti sono tra i primi produttori al mondo di materiale protetto da copyright. La contraffazione è di ostacolo allo sviluppo, soffoca l’indotto della filiera produttiva e riduce la capacità di attrarre capitali stranieri» – spiega Sherri Erickson, world wide Intellectual Property Right lead di Microsoft. Non solo. La pirateria è un pericolo anche per la sicurezza. «Ancora troppe persone credono che si possa scaricare illegalmente software autentico, quando invece sappiamo che si tratta di software contraffatto, in cui spesso si annida malware». Secondo un recente studio condotto da IDC – denominato “The Dangerous World of Counterfeit and Pirated Software” e commissionato da Microsoft (www.microsoft.com/it-it) – il 78% del software scaricato illegalmente nasconde qualche tipo di spyware e un altro 36% cela trojan e AdAware. Dal White Paper di IDC, emerge l’elevato livello di installazioni pirata su computer aziendali: il 57% degli intervistati ammette di avere installato software non testato. Questo comportamento provoca l’aumento degli interventi di riparazione da parte del supporto IT, che – secondo le stime IDC – si traducono in 1,5 miliardi di ore, 22 miliardi di dollari spesi per attività di riparazione e ripristino e in oltre 114 miliardi di dollari di costo per arginare l’impatto degli attacchi riconducibili a malware. «Per contrastare questo fenomeno, Microsoft ha sviluppato negli anni una strategia di ampio respiro, i cui pilastri sono education, engineering ed enforcement. In primo luogo, si è puntato a far crescere la consapevolezza nelle persone, evidenziando gli svantaggi dell’utilizzo di software piratato e le conseguenze di un comportamento lesivo dei diritti legati alla proprietà intellettuale. Poi – prosegue Erickson – abbiamo messo a punto una serie di procedure per rendere sempre più difficile l’utilizzo di software contraffatto, dalla registrazione del codice prodotto per l’attivazione, agli incentivi alla registrazione per il cliente finale (anteprime, aggiornamenti, assistenza tecnica, sessioni di approfondimento…). Sul fronte enforcement – l’adozione cioè di tutte quelle misure intese a scoraggiare comportamenti fraudolenti – Microsoft da anni lavora in stretta collaborazione con le autorità competenti, Guardia di Finanza, Dogane, Polizia Postale, per fronteggiare la difficile situazione del nostro Paese. «In Italia, quasi la metà del software installato è sprovvista di licenza, con una perdita per l’industria stimata da BSA in mille e 398 milioni di euro» – spiega Matteo Mille, direttore della business unit a tutela del Software genuino di Microsoft Italia e presidente di BSA (Business Software Alliance) Italia. «Per questo, in collaborazione con BSA, da tempo, promuoviamo numerose iniziative di sensibilizzazione presso aziende, istituzioni, scuole, reseller e utenti finali. Il nostro impegno in ambito aziendale è continuamente puntellato da tutta una serie di strumenti tesi a rendere sempre più evidenti i vantaggi dell’utilizzo di software licenziato, sia esso in modalità licenza o in modalità cloud, e allo stesso tempo l’illusorietà del risparmio originato dall’utilizzo di software pirata, vanificato dalla singola violazione nel network aziendale così come dalla singola perdita di dati sui pc».
Per ulteriori informazioni sullo studio di IDC presentato in occasione della giornata Play It Safe, la campagna internazionale di Microsoft di sensibilizzazione sulle tematiche relative alla pirateria informatica, si può visitare il sito web dedicato all’indirizzo www.playfairday.com e la rassegna stampa all’indirizzo www.microsoft.com/news/ipcrimes.