Perché è meglio evitare il private cloud?

Modelli di cloud pubblico e privato a confronto. Ridisegnare le architetture IT a partire dall’analisi delle esigenze di business e dell’impatto dei costi

by Jason Bloomberg

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Jason Bloomberg - focusHo avuto il piacere di parlare a due recenti conferenze sul cloud computing: una dal titolo Business of Cloud Computing si è tenuta negli Stati Uniti, l’altra CloudConnect ha avuto luogo in India. Come suggeriscono i nomi e i luoghi di queste due conferenze, la prima aveva un taglio più business-oriented, la seconda uno molto più tecnico. La cosa più interessante che è emersa – e su cui voglio riflettere – è la differente opinione che i due audience hanno manifestato nei confronti del cloud privato. Le persone con un profilo più tecnico considerano la public cloud troppo rischiosa e, di conseguenza, sono dell’idea che le organizzazioni debbano concentrare i propri sforzi nella creazione di un modello di sviluppo di tipo privato. L’audience americano, di contro, privilegia l’approccio public cloud, con talune persone che arrivano a sostenere che questo modello sia l’unico, vero e autentico, approccio al cloud. La distinzione è considerevole e riflette il pensiero di ZapThink. Più ci si focalizza sui vantaggi business del cloud, più aumenta la convinzione che il modello da seguire sia quello pubblico. Più si va a fondo alla questione, più ci si accorge che non esiste nessuna valida argomentazione di tipo business per assecondare un approccio privato.

I problemi del private cloud

Il modo migliore per comprendere i limiti di un modello cloud privato è prendere in considerazione una prospettiva business. Quali sono i business benefit che muovono verso il cloud? Analizziamoli. Il cloud implica un cambiamento da spesa in conto capitale a spesa operativa. Invece di investire in hardware e software si può adottare un modello a consumo. Da spesa capitale l’investimento è traslato in spesa operativa e quest’ultima può essere detratta dalle tasse. Il modello privato non consente tutto ciò, poiché la creazione dell’infrastruttura di data center ricade sull’organizzazione. Significa che il cloud privato comporta un aumento in spesa capitale.

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Il cloud consente un migliore utilizzo dei server per fare fronte ai picchi di domanda. Invece di metter a punto data center con capacità server maggiore a quella mediamente utilizzata, ma necessaria per rispondere a eventuali picchi di domanda, si può metter a punto un modello cloud. Un’infrastruttura di questo tipo consente un più efficiente utilizzo della potenza elaborativa grazie all’elasticità con cui possono essere gestiti i picchi di domanda. Questo non si può ottenere con il private cloud a meno che la vostra organizzazione sia talmente grande da prevedere che la cloud possa essere condivisa da più divisioni. Tuttavia, anche in questo caso, nell’ipotesi di un evento di picco di traffico generalizzato, potrebbe verificarsi un problema di insufficiente disponibilità di potenza elaborativa. Se associato a nuovi progetti, il cloud permette di avere un costo di infrastruttura molto basso. Anche questo è un concetto che funziona molto meglio nella public cloud. Quanti di questi progetti prevedete che possano realmente esistere? Se non stiamo parlando di un numero di progetti nell’ordine delle centinaia o migliaia di nuovi progetti, il private cloud non è sicuramente la risposta migliore.

Il vantaggio di elasticità del cloud 

In una dimensione privata, l’idea di poter disporre di una capacità infinita è un’illusione. E’ un’illusione pensare di avere sempre disponibili risorse cloud aggiuntive per rispondere a nuove e impreviste domande. Il vantaggio pieno dell’elasticità del cloud lo si può apprezzare soltanto in cloud pubbliche. Se qualcuno dei vostri sviluppatori ha la brillante idea di rendere disponibili migliaia di istanze di macchine virtuali o un petabyte di storage per un progetto big data e la vostra private cloud non lo permette, che fate?

Non è vero che il private cloud può competere con l’efficienza di costo che può essere garantita da una public cloud. Provider leader, come Amazon, Microsoft Azure, Rackspace e altri vantano enormi economie di scala e operano su margini ristrettissimi. Se riescono a raggiungere maggiore efficienza, abbassano i prezzi. Seguono una logica della guerra del prezzo per ragioni ovvie: per far sì che i piccoli player non siano competitivi e per mettere fuori gioco i competitor più grandi. Non ha importanza quanto grande sia la vostra private cloud: non potrà mai competere in termini di prezzi con una public cloud.

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Il vantaggio di un approccio ibrido

A questo punto l’unico motivo per prendere in considerazione una private cloud è se operate in un mercato altamente regolamentato o con requisiti estremamente vincolanti riguardo alla protezione e alla movimentazione dei dati. Se da una parte è vero che la compliance sta diventando un aspetto sempre più importante nella dimensione cloud, è altrettanto vero che la non piena soddisfazione di queste problematiche costituisce uno svantaggio temporaneo poiché il mercato sta preparandosi a far fronte a questa domanda. Una nuova classe di public cloud provider è all’orizzonte. Si tratta di soggetti che sono indicati come Enterprise Public Cloud Provider, player che stanno mettendo insieme un’offerta che include auditing rigoroso, SLA più trasparenti e vincolanti e una migliore visibilità per tutto ciò che riguarda gli aspetti di regolamentazione a livello di industry. E comunque, anche gli incumbent del public cloud non stanno a guardare. Se ancora non siete in grado di ottenere soluzioni di questo tipo dai big player, potete essere certi che non ci vorrà molto prima che si arrivi a formulare un’offerta adeguata. Se investite nel private cloud per ragioni di compliance, è facile che in futuro ve ne possiate pentire. Vi accorgerete che, con un po’ di attesa, avreste potuto approfittare di un’offerta pubblica alternativa e non, invece, dovere fare i conti con una cloud privata che nel tempo si è rivelata una fonte inesauribile di spesa.

Quindi, esistono motivi per costruire una private cloud? Forse ve ne sono all’interno delle aziende più grandi e, nello specifico, in quelle organizzazioni che possono immaginare che la cloud possa essere sfruttata da tutte le loro divisioni. Se la vostra azienda è grande abbastanza da poter raggiungere economie di scala comparabili a quelle dei public provider, allora, ma solo allora, potrete valutare seriamente l’opzione privata. In questi casi, queste grandi cloud private diventano delle community cloud, poiché molteplici divisioni condividono un provider interno che opera in un modo molto simile a un public cloud. Questo modello può avere senso, per esempio pensando agli Stati Uniti, in ambito federale, poiché in questo caso si potrebbero raggiungere gli stessi livelli di efficienza di una public cloud, mantenendo i benefici di controllo a supporto di molteplici agenzie governative. Tuttavia le virtual private cloud (VPC) possono offrire alle organizzazioni il meglio dei due mondi, poiché associano la logica del public cloud facendo leva su un private network. Molte cloud ibride seguono l’approccio VPC in quanto basate su modelli ibridi on premise/cloud che fanno tipicamente affidamento su reti private. ZapThink prevede che l’approccio ibrido VPC diventerà il modello di sviluppo prevalente nella dimensione enterprise.

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Jason Bloomberg

Jason Bloomberg è presidente di ZapThink, una azienda Dovèl Technologies. E’ uno specialista indiscusso nelle aree dell’enterprise architecture, service-oriented architecture e cloud computing. Aiuta le aziende di tutto il mondo a sfruttare al meglio le proprie risorse IT per soddisfare le sempre mutevoli necessità del business. E’ un frequent speaker e uno scrittore prolifico. Il suo libro “Service Orient or Be Doomed! How Service Orientation Will Change Your Business” (John Wiley & Sons, 2006) è riconosciuto come il “leading business book” su Service Orientation. Il suo nuovo libro “The Agile Architecture Revolution: How Cloud Computing, REST-based SOA and Mobile Computing are Changing Enterprise IT” sarà pubblicato da John Wiley & Sons nella primavera del 2013.

”Jason Bloomberg presenterà a Roma per Technology Transfer il seminario “Cloud Computing per Architettidal 6 al 7 Giugno 2013