Che cosa accadrebbe se l’arredamento diventasse open source? Se, anziché prodotti finiti, i designer concepissero sistemi evolutivi aperti? Durante il Salone del Mobile 2012, Palazzo Clerici si è trasformato in un laboratorio temporaneo di sperimentazione e produzione avanzata. Il progetto “Open Design Archipelago” ideato da Domus, ha chiamato a raccolta la comunità dei designer per dare una risposta concreta ai mutamenti epocali – abilitati dalla tecnologia informatica – e che stanno cambiando anche le idee e le convinzioni più comuni riguardo al design contemporaneo. Enrico Bassi, ha messo al centro della riflessione l’idea di “progettazione 2.0”, coordinando il primo FabLab italiano. FabLab è una rete globale di laboratori di piccole dimensioni, che offre tecnologie di produzione digitale d’avanguardia a comunità sparse in dozzine di città e nazioni. Il progetto si è proposto di iniziare a esplorare i modi in cui le tecnologie di fabbricazione – combinate con il talento creativo – potrebbero aprire nuovi orizzonti. Nel campo della robotica applicata, Dirk Vander Kooij ha sviluppato una nuova tecnica di fabbricazione ispirata alla stampa 3D. Con l’ausilio di un robot industriale riconvertito, il giovanissimo designer olandese ha realizzato la sua originale collezione di sedute, tavoli e lampade. Il braccio del robot “stampa” gli oggetti, strato dopo strato. Il risultato è che ciascun esemplare è quasi unico per colore e disegno. Si tratta di un cambiamento di rotta, rispetto alla missione originaria del design industriale. Dalla produzione in serie, Vander Kooij ridefinisce l’uso della tecnologia robotica avanzata per creare una struttura di auto-produzione: il suo studio di Eindhoven è una micro-industria capace di produrre quattromila unità l’anno.