Non c’è cloud senza rete

Si può pensare al cloud come elemento base non solo di risparmio, ma di efficace paradigma verso un modo nuovo di “usare” la rete? Qual è il ruolo della rete in questo processo di cambiamento e quali saranno gli sviluppi possibili?

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Il grande interesse che si è creato intorno alle architetture e tecnologie cloud sta facendo riflettere sulle logiche e i processi aziendali che gravitano intorno all’IT, ormai pervasivo e determinante per qualsiasi modello di business. Sicuramente, gran parte delle ragioni di questo successo – a volte ancora sulla carta – è dovuta soprattutto alle promesse sull’efficienza dei costi, in uno scenario macroeconomico mondiale che fa porre alle aziende grande attenzione alla sostenibilità complessiva. In tutti i casi, molti ripetono come un mantra che da una necessità si può cogliere un’opportunità. Sarà vero? Proviamo a scoprirlo attraverso l’aiuto di vari operatori di mercato. Sebbene in modo un po’ provocatorio, per Nicola Uva, Strategy & Marketing director di ADP Italia (www.it-adp.com), il modello da adottare è quello dell’ipermercato. «Il cloud deve essere pensato proprio come un grande magazzino in cui chi entra ha a disposizione una vasta possibilità di scelta». Ma appare subito evidente che in questo ecosistema ci sono degli aspetti penalizzanti per il consumatore come – per esempio – l’impossibilità di chiedere un servizio o un prodotto su misura, l’eventualità di non trovare esattamente ciò che sta cercando e il doversi, quindi, adattare a qualcosa che è vicino alle sue necessità ma non è esattamente quello che voleva. «Tutto questo – continua Nicola Uva – si traduce nel pensare al cloud come a una soluzione di grande libertà, ma allo stesso tempo proposta con un’offerta standardizzata, che è la caratteristica principale di questa innovativa tecnologia, insieme alla grande flessibilità. Quando si parla di cloud, le aziende dovrebbero abituarsi a pensare a un servizio che viene comprato e usato finché si rivela adeguato alle proprie necessità, a un sistema cioè in cui si inseriscono degli input e si ricevono degli output. Tutto il resto, ciò che c’è dietro, come funziona, dove si trova, deve passare in secondo piano. In questo modo è possibile apprezzarne il risparmio in termini di costi di implementazione e di possesso che ne deriva». In ambito business, il concetto di rete si fonde necessariamente con quello di sicurezza. Da tempo, le organizzazioni operano su scala internazionale utilizzando strumenti che aumentano la produttività individuale, ma che superano le difese del perimetro fisico dell’azienda (si pensi ad esempio all’accesso alle informazioni aziendali in condizioni di mobility, l’utilizzo dei media attraverso Internet). «L’azienda distribuita – spiega Andrea Bertoldo, responsabile soluzioni cloud di BT Italia (www.bt.com/italia) – è ormai una realtà e la sicurezza ne rappresenta un prerequisito. Il cloud, paradigma abilitato da architetture e piattaforme innovative, permette una maggiore ottimizzazione delle risorse e standardizzazione dei servizi, modificando i tradizionali modelli di delivery e amplificando i benefici derivanti dalla generazione di economie di scala e da un più rapido time-to-market». Ma qual è il ruolo della rete? «La rete, fissa e mobile – continua Andrea Bertoldo – rappresenta il principale fattore abilitante di tutti i servizi cloud, specie se questa è ad alta capacità, distribuita a livello internazionale e dotata dell’intelligenza necessaria per garantire classi di performance differenziate a seconda dei servizi che trasporta». Ma tutto questo non è sufficiente. «Per supportare il paradigma del cloud, la rete deve garantire non solo le performance, ma l’accesso sicuro ai servizi e il rispetto delle normative in materia di protezione dei dati. Per rispondere a questi requisiti, la rete deve essere integrata da centri di competenza da cui erogare i servizi localizzati in prossimità dell’end-user. Solo in questo modo è possibile coniugare i requisiti stringenti delle aziende con i vantaggi delle soluzioni cloud».

Oltre la nuvola

La maggior parte delle aziende pensa al cloud come a un meccanismo di semplice outsourcing delle infrastrutture e dei servizi ICT. «Ma la nuvola è molto di più». Parola di Federico Michele Facca, smart infrastructures area head di CREATE-NET (www.create-net.org/it). Il paradigma cloud apre una serie di nuove opportunità alle applicazioni Internet. «Per esempio – spiega Facca – infrastrutture cloud distribuite sulla rete, come quelle di Amazon, offrono la possibilità non solo di gestire dinamicamente il carico delle applicazioni, aumentando le risorse a esse dedicate, ma permettono di garantire l’alta affidabilità dei servizi grazie alle “regions” (data center isolati tra loro e collegati tramite rete ad alta capacità). Questo significa che la nuvola offre meccanismi automatici per far sì che quando il mio servizio, per diversi motivi, non è raggiungibile nel server principale, automaticamente altre istanze del servizio – eventualmente in altri data center – siano lanciate e suppliscano al problema. Sempre le “regions” permettono di fornire servizi localizzati in prossimità degli utenti, diminuendo la latenza sulla rete e – quindi – aumentando la qualità del servizio percepita. Queste, e altre funzionalità, rendono il binomio cloud e rete, un’opportunità per l’innovazione aziendale. CREATE-NET esplora ogni giorno tecnologie open source in quest’ambito come technical coordinator di XIFI (www.fi-xifi.eu), la cloud distribuita per il programma europeo FI-PPP, e su queste tecnologie fornisce servizi e consulenze alle aziende». Anche per Federico Riboldi, business program manager di Fujitsu (www.fujitsu.com/it), il cloud offre molte opportunità oltre l’outsourcing delle infrastrutture e dei servizi ICT. Sebbene i vantaggi in termini di costo e di maggiore flessibilità offerti da questo modello rappresentino le ragioni più immediate per cui le aziende pongono attenzione al cloud – esiste una molteplicità di fattori convergenti che rendono il cloud computing un possibile motore in grado di creare sviluppo. «Si tratta di fattori come la maggiore mobilità degli utenti, la virtualizzazione sempre più estesa agli ambienti client, la consumerizzazione dell’IT, l’uso sempre più frequente di dati non strutturati in azienda e l’aumento della banda disponibile» – fa notare Federico Riboldi. «Il cloud si sta mostrando ormai una tecnologia matura, i cui benefici sono ben chiari a tutti gli addetti ai lavori». La recente ricerca di Frost & Sullivan Stratecast, commissionata da Fujitsu, che ha coinvolto i decision maker in ambito cloud di diverse nazioni, evidenzia che oltre il 90% degli intervistati ha una solida conoscenza di questa tecnologia. «La maggior parte delle aziende leader di mercato – continua Riboldi – è convinta di trovare nel cloud un valido alleato per affrontare le sfide di business e lo ritiene un elemento catalizzatore per il processo di trasformazione aziendale, in particolare nell’era del social, del mobile e dei big data. Fujitsu crede che per quel che riguarda il cloud non vi sia un unico modello possibile bensì una concentrazione attorno ad alcuni modelli che si renderanno vincenti nei rispettivi mercati di riferimento. Ci saranno comparti che saranno maggiormente orientati verso soluzioni di private cloud, utili per rispettare esigenze di sicurezza, ma anche per garantire maggiore flessibilità e capacità di ottimizzare risorse, come nel caso della PA. Mentre alcune tipologie di aziende, soprattutto mid-market, svilupperanno modelli di cloud ibrido, utilizzando un mix di soluzioni infrastrutturali e applicative nel cloud. Un ruolo determinante sarà quello giocato dalle applicazioni. Se, infatti, a livello infrastrutturale l’offerta cloud può definirsi matura, nell’ambito applicativo vi sono ancora importanti spazi di miglioramento». 

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Cloud integrato

La rete è lo strumento vitale al quale si appoggia l’accesso a tutte le applicazioni. Per Roberto Garau, responsabile Business Unit Progetti di General Computer (www.gci.it), «flessibilità, scalabilità, dinamismo e sicurezza di accesso» sono le caratteristiche principali. «General Computer Italia, come cloud integrato, realizza reti progettate per poter garantire un accesso omni-site da parte di tutte le tipologie di utenti, inclusi quelli che sempre di più utilizzano i propri dispositivi personali BYOD, garantendo accessi sicuri grazie alle nuove tecnologie di network-security e una sostanziale equivalenza delle prestazioni intese come tempi di risposta degli applicativi che devono essere fruibili in tutte le modalità di collegamento quali wired, wireless, 3G/ssl… Le nuove reti SDN (software defined network) si prefiggono di dare una risposta concreta a questa crescente esigenza di flessibilità e scalabilità attraverso una vera rivoluzione che vede al centro di tutto l’applicazione e non più la sola infrastruttura». L’emergere di nuove tendenze come la mobility, i servizi cloud e l’IT-as-a-Service ha evidenziato l’incapacità – da parte della tradizionale architettura di rete – di rispondere rapidamente alle mutevoli condizioni del business e di adattarsi alle esigenze delle imprese in termini di dynamic computing e di storage, con la conseguente necessità di una nuova architettura di rete. «Come risposta a questa incapacità, l’industria ha creato l’architettura SDN e sta sviluppando gli standard associati» – dice Massimo Palermo, networking country manager di Hewlett-Packard Italiana (www.hp.com/it). «Il software defined network, infatti, offre a carrier, public cloud operator, service provider e aziende la scalabilità e l’automazione necessarie per implementare un modello di utility computing IT-as-a-Service, riducendo CapEx e OpEx e incrementando la velocità e il valore del servizio. L’SDN rappresenta quindi una grande opportunità per dare voce a un’esigenza di semplificazione e flessibilità. Alla luce di questo scenario e per favorire un’evoluzione basata sulle specifiche esigenze, HP mette a disposizione dei clienti dei transformation experience workshop, che prevedono una valutazione congiunta dell’impatto dei singoli cambiamenti su persone, processi e tecnologie e successivamente un network provisioning assessment, volto a verificare le reali capacità di provisioning del cliente e a comprendere il differenziale in termini di business, la maggiore agilità e i benefici che l’SDN può comportare per la specifica organizzazione. Anche grazie a questo approccio, HP Networking sta guadagnando clienti e market share, nonostante l’attuale difficile contesto economico e di mercato». Oramai, il cloud è diventato realtà in molte aziende italiane. Oltre a elementi oggettivi di risparmio sui costi di gestione delle infrastrutture tradizionali on-premise, il cloud consente la fruizione degli strumenti aziendali, ovunque ci si trovi, attraverso device mobile. Secondo Michele Balbi, presidente di Teorema Group (www.teorema.net), «lo sviluppo del cloud è in continua evoluzione e continuerà a crescere con lo sviluppo della rete, assicurando a tutti di essere connessi sempre e ovunque, restando always on per lo scambio e la condivisione delle informazioni. In risposta a tali esigenze, Microsoft ha sviluppato la suite Office 365, una soluzione che consente alle aziende che adottano questa piattaforma, di non “sposare” in modo radicale il cloud. E’ possibile utilizzare, infatti, alcune componenti sul cloud e altre on-premise, lasciando i clienti liberi di avvicinarsi a questo modello di fruizione in modo graduale. Teorema ha investito subito su Microsoft Office 365, realizzando numerosi progetti sui clienti, un’expertise che ha premiato la nostra azienda con l’Award – Office365 Italian Partner of the Year – ottenuto alla Worldwide Partner Conference di Houston dello scorso luglio». La rete è diventata il più semplice, accessibile ed efficiente mezzo di comunicazione di oggi. «È attraverso la rete che la comunicazione diventa Communication-Enabled Business Process (CEBP)» – spiega Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix (www.wildix.com). «La rete come elemento attivo negli ingranaggi delle aziende, aiutando a diminuire i tempi decisionali e aumentando l’efficienza nelle procedure quotidiane. E ne è un esempio la recente tecnologia WebRTC, sulla quale Wildix ha sviluppato Kite, uno strumento di comunicazione che lega il web alle unified communications e che consente ai visitatori della rete di contattare le aziende via chat, audio o videochiamata, con un solo click, direttamente dal browser, senza installare alcun software o registrarsi ad alcun servizio aggiuntivo. WebRTC porta le unified communications sul web e ne rivoluziona il funzionamento, rappresentando un potente strumento di marketing per differenziarsi dai competitor, offrendo nuovi servizi ai clienti, velocizzando i processi e minimizzando i costi». Anche per Giovanni Mocchi, vicepresidente di Zucchetti Group (www.zucchetti.it), il cloud è sicuramente una grande opportunità di risparmio per le aziende, in quanto comporta per loro l’abbattimento dei costi dell’infrastruttura hardware e la possibilità di passare da una logica di acquisto in licenza d’uso delle risorse informatiche alla modalità pay per use. «Ma per noi il cloud è molto più di questo – spiega Giovanni Mocchi – e tanti nostri clienti hanno scelto di affidarsi al servizio di application management, attraverso il data center Zucchetti, per utilizzare al massimo delle loro potenzialità i software Zucchetti per la gestione del personale e per la gestione aziendale. Per queste imprese, la priorità è rappresentata dall’aumento di efficienza e dalla possibilità di delegare al fornitore aspetti non strategici per poter dedicare le proprie risorse umane al core business aziendale. E’ ovvio che questo modello presuppone una rete sempre più efficiente dal punto di vista della banda larga, della sicurezza e della privacy, pertanto ci aspettiamo dalle istituzioni italiane una veloce attuazione del programma dell’Agenda Digitale».

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Sviluppi possibili

Per Bruno Pierro, cloud leader per l’Italia di Cisco (www.cisco.com/web/IT ), i servizi cloud sono diventati una realtà e le aziende e molti IT manager si pongono la domanda su come poter utilizzare questi strumenti per migliorare i propri processi. «L’obiettivo dovrà essere quello di rendere efficienti i processi e il business dell’azienda, guardando all’IT come IT as a Service». Per far questo bisogna tenere in considerazione chi fruisce dei servizi e come, riguardo al tipo di applicazione, device utilizzato, luogo di collegamento e di erogazione del servizio. «Diventa importante – avverte Pierro – guardare al servizio end-to-end come elemento determinante per garantire la migliore user experience in un panorama di gestione della rete che sicuramente è diventato più complesso». La possibilità di interconnettere un mondo costituito da cloud pubblico, privato, ibrido e virtuale privato in modo sicuro e con la gestione di policy univoche, implica un nuovo impiego della rete che diviene elemento di continuità dei fattori della catena del valore prodotta dall’ecosistema del cloud. «Questa consapevolezza di end-to-end del servizio dato dalla rete – spiega Pierro – garantirà il successo dell’IT aziendale nell’erogazione dei servizi alle funzioni di business. Su questi presupposti si pone l’esigenza di una rete intelligente in grado di connettere risorse e utenti distribuiti. Cisco Cloud Intelligent Network (CIN) è un framework di gestione della rete che rappresenta la risposta per soddisfare tutte le esigenze in materia di erogazione del cloud, consentendo di distribuire i servizi in modo più efficiente e affidabile, in tutti i contesti cloud, pubblici, privati o ibridi, destinati a utenti situati in aree geografiche diverse rese ubique dalla rete stessa. Le componenti di questa architettura includono un’ampia gamma di funzionalità capaci di rendere le reti più intelligenti, rispondendo meglio alle esigenze degli utenti, permettendo una continua gestione delle applicazioni grazie a un costante monitoraggio delle condizioni della rete, rendendo possibile configurare in modo dinamico le prestazioni, la sicurezza e la disponibilità e consentendo l’utilizzo delle policy per i servizi per gestire la scalabilità in tutta l’infrastruttura. In definitiva, rappresenta uno step fondamentale nella gestione delle reti che tendono all’obiettivo di scalabilità, flessibilità e programmabilità, e un passaggio determinante verso una nuova era di semplicità e automazione per i data center mondiali e la loro capacità di erogare servizi, in un contesto dove le architetture sono “application centric” e supportate dalla intelligenza pervasiva della rete». Per Claudio Bronzini, direttore marketing di Elsynet (www.elsynet.it), il cloud computing rappresenta una vera e propria leva per la competitività delle imprese, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale. «La diffusione del web ci porta ad avere posta, immagini, musica, documenti e applicazioni all’interno della nuvola». E Bronzini ricorda che «anche l’Agenda Digitale italiana suggerisce la promozione della diffusione di architetture cloud per le attività e i servizi delle pubbliche amministrazioni». La rete intesa come infrastruttura abilitante gioca un ruolo fondamentale per il successo dell’iniziativa cloud. «La principale missione di Elsynet – continua Bronzini – è di fornire e migliorare la comunicazione, attraverso soluzioni e servizi di telecomunicazioni, in grado di valorizzare i servizi cloud. Elsynet desidera riposizionarsi strategicamente, mantenendo un forte focus business, e continuando a fornire sempre più servizi di rete, sfruttando la propria competenza sulle tecnologie trasmissive, siano esse radio o terrestri. Elsynet si sta specializzando nella banda ultra-larga, su cui verranno resi fruibili i servizi più innovativi tipici dell’offerta cloud. Sfruttando questi investimenti, Elsynet si candida come il partner ideale per i servizi di banda larga per le realtà aziendali e la pubblica amministrazione locale, servizi che rappresentano la necessaria dorsale per il successo del cloud». Sfruttando la flessibilità del cloud, è possibile realizzare servizi e applicazioni che coinvolgono le persone e gli oggetti, potenzialmente anche molto articolati dal punto di vista delle tecnologie coinvolte. Per Federico Descalzo, responsabile Product Unit Smart Networks & Products di Italtel (www.italtel.com), «la fruizione ottimale di questi servizi e applicazioni anche in mobilità avviene grazie all’elevato livello di integrazione tra le funzioni intelligenti locali di un dispositivo, quelle degli altri dispositivi in rete e quelle presenti nella rete stessa. Italtel è impegnata nell’evoluzione sia delle funzioni di controllo della rete, che stanno migrando nei data center network function virtualization (NFV) sia delle reti di trasporto IP, in modo da renderle riconfigurabili dinamicamente. In questo modo, la rete diventa uno strumento flessibile e adattativo, rispetto ai servizi e ai contenuti veicolati, in grado di tenere in cosiderazione sia le esigenze specifiche dei vari flussi di traffico, sia l’attività e la mobilità delle applicazioni all’interno della nuvola di computing che li ospita».

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La nuova sfida del cloud

Secondo Gianfranco Gargiulo, Global Services Europe di Orange Business Services (www.orange-business.com), la nuova sfida del cloud consiste nel rendere accessibile agli utenti la rete aziendale e le proprie applicazioni da qualsiasi dispositivo in modo sicuro e con livelli di servizio garantiti. «In Orange Business Services – dice Gargiulo – crediamo che senza una rete affidabile e sicura non ci sia modo per le organizzazioni di sfruttare appieno il cloud, sia che si tratti di pubblico, privato o ibrido. In questo senso, Orange vede il cloud come la naturale estensione dei suoi servizi di Connettività e Managed Services, dove uno degli elementi abilitanti è la copertura internazionale con 30 data center collegati a una rete di 1500 Pop in 160 paesi». Non solo. «Orange – continua Gargiulo – ha investito nella rete e nell’infrastruttura IT per realizzare infrastrutture cloud in nuovi green data center e per supportare nuovi servizi cloud come per esempio IaaS (flexible computing), unified communications o Security as a Service. Orange considera la rete come l’elemento portante del nuovo workplace che vedrà l’integrazione di unified communications, collaboration, video presence e telepresence, CRM cloud-based e un catalogo di applicazioni di business accessibile da qualsiasi dispositivo e da qualsiasi luogo. Questo è coerente con la filosofia Orange della strategia cloud, mirata a semplificare la vita alle aziende e non ad aumentare la complessità». 

Nuvole e mele

George Bernard Shaw, eclettico e geniale uomo di pensiero inglese del XX secolo, ci tramanda che ci sono solo due qualità nel mondo: l’efficienza e l’inefficienza. E ci sono soltanto due generi di persone: l’efficiente e l’inefficiente, facendoci riflettere sul fatto che cercare di raggiungere spasmodicamente un solo obiettivo, nel caso specifico solamente l’efficienza dei costi, rischia di farci perdere di vista ben altre mete. Occorre attenzione e – soprattutto – innovazione. Anche valutare le esperienze altrui ed essere disponibili a condividere le proprie potrebbe essere fondamentale in questo momento storico. E come ebbe modo di dire il grande Shaw: «Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le scambiamo, abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea e io ho un’idea e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee». Meditiamo, gente, meditiamo…