La tecnologia ci rende più umani?

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LA CULTURA CHE DIVIDE


L’innovazione continuerà ad accelerare anche se i finanziamenti caleranno a causa della crisi? Negli anni Venti, N. Kondratev analizzò le serie storiche della produzione industriale e ne concluse che l’economia aveva un andamento ciclico con periodi di 50 anni. Joseph Schumpeter formulò una teoria sui cicli economici che confermava l’analisi di Kondratev. Nel 1979 Cesare Marchetti analizzò le quote dell’energia fornite nel mondo dalle fonti primarie.


Le onde con cui si alternavano le varie fonti (legno, carbone, petrolio, gas, nucleare) erano in sincronismo con i cicli di Kondratev. Marchetti applicò i suoi modelli anche alle sequenze di invenzioni e innovazioni delle rivoluzioni industriali, evidenziandone l’andamento periodico. Marchetti notò che da un ciclo al successivo la costante di tempo si dimezza ogni due cicli. Secondo gli analisti, questa accelerazione significa che le ondate di innovazioni sono finite e che il progresso è ormai continuo. Lo sviluppo è guidato dalle nanotecnologie e biotecnologie, mentre la tecnologia dell’informazione e della comunicazione offre hardware e software avanzato sempre più al servizio di bisogni e desideri marginali dell’industria dell’intrattenimento. Il vero “digital divide” è quello che aumenta tra l’alta tecnologia e i livelli medi culturali della popolazione: l’usabilità banalizza l’azione di apprendimento. Da un lato, le macchine utilizzano linguaggi sempre più avanzati, dall’altro gli utenti linguaggi e parole sempre più semplificati. Come si potrà creare un’opinione pubblica capace di esercitare un controllo sulle politiche tecnologiche senza demandare le scelte a esperti improvvisati e a campagne improntate alla disinformazione?

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