Nuove fonti di efficienza e di modernizzazione per gli enti centrali e locali grazie ai paradigmi di cloud computing, che propongono numerosi ambiti di intervento IT a costi vantaggiosi
di Luca De Piano
Modernizzazione, innovazione e digitalizzazione. Tre ricette spesso combinate assieme. E ancora più spesso riferite alla pubblica amministrazione, centrale e locale. Perché non c’è dubbio, che nonostante i notevoli progressi fin qui compiuti, la macchina pubblica abbia ancora bisogno di iniezioni di informatizzazione per poter dare ai cittadini e alle imprese servizi di buon livello e a costi ragionevoli. Un nuovo alleato per questo ulteriore sforzo è senz’altro costituito dalle applicazioni di cloud computing. Gli ambiti di intervento sono svariati e vanno dal miglioramento dei processi interni, alla comunicazione e collaborazione in tempo reale, al minore impatto sull’ambiente, il tutto volto al raggiungimento della massima efficacia operativa. Oggi, è una realtà, il fatto che – adottando soluzioni di cloud computing, in maniera analoga a quanto avviene da tempo per il mondo delle imprese – gli enti della pubblica amministrazione possono avviare in tempi rapidi nuovi progetti, riducendo in maniera significativa gli investimenti iniziali, i successivi costi di gestione e manutenzione dell’infrastruttura e delle applicazioni IT, salvaguardando allo stesso tempo investimenti già effettuati in passato.
Anche se qualcuno punta il dito sugli ostacoli dettati dalla mancanza di un’effettiva governance di programma sull’innovazione, dalla scarsità di regolamenti chiari, nonché dagli aspetti legati alla sicurezza dei dati e alla privacy, da più parti si prospetta – però – un’adozione di nuove soluzioni cloud, sulla spinta di una crescente domanda di servizi migliori ed evoluti da parte dei cittadini e anche dalle azioni intraprese nell’ambito della cosiddetta “spending review”. Non a caso, lo scorso anno l’Unione europea ha sviluppato una strategia da realizzare entro il 2020 che si propone di stimolare la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione europea proprio attraverso il cloud computing. La strategia mira ad accelerare e potenziare l’accesso alla “nuvola informatica”, per esempio mediante la standardizzazione e omogeneizzazione del contesto normativo, in modo che l’Europa riesca a sfruttarne appieno il potenziale. Grazie a un’infrastruttura unica e integrata, la pubblica amministrazione può davvero essere in grado di offrire servizi pubblici più efficienti per quanto riguarda funzioni rilevanti quali l’e-Government o l’e-Health.
Dematerializzazione
Ma, per entrare più specificamente a esaminare i processi, sono interessanti le indicazioni emerse dalla ricerca condotta la scorsa primavera in Europa da Coleman Parkes Research per conto del colosso della gestione documentale Ricoh Europe. «Dallo studio – spiega Davide Oriani, CEO di Ricoh Italia (www.ricoh.it) – è emerso che la gestione dei processi nella pubblica amministrazione sta diventando sempre più complessa: gli enti pubblici si trovano di fronte a sfide quali la necessità di dematerializzare i documenti. In Europa, la PA è il settore che utilizza maggiormente la tecnologia cloud per la condivisione dei documenti (47% del campione) e per consentire ai dipendenti di accedere alle informazioni da dispositivi mobili (71%). Molti soggetti riconoscono quindi come il cloud possa aiutare a migliorare i servizi ai cittadini, ma il 57% degli intervistati afferma che la PA non sia ancora pronta a coglierne i benefici a causa, per esempio, della mancanza di processi interconnessi e della presenza di sistemi legacy». Il rimedio? Collaborare con esperti di document management per semplificare la migrazione e l’integrazione. «Il settore pubblico può – in questo modo – rendere le informazioni più facilmente accessibili sia da parte del personale sia dei cittadini, ed erogare servizi di elevata qualità» – afferma Oriani.
Alcuni progetti in atto
Anche Gastone Nencini, country leader di Trend Micro Italia (www.trendmicro.it), ritiene che in termini di innovazione, il cloud possa sicuramente rappresentare un fattore abilitante per la pubblica amministrazione locale e centrale: «Esistono progetti di grande valore che implicano la condivisione delle risorse, come i tanti data center sparsi per il Paese, e che comporterebbero un impatto consistente dal punto di vista operativo» – spiega Nencini. «Molti di questi aspetti sono previsti dall’Agenda Digitale nella parte dedicata alla razionalizzazione delle infrastrutture CED, ma purtroppo al momento la sua attuazione è ferma». Eppure le applicazioni cloud utili sono molte e alcune sono già state adottate nella PA, come la posta certificata nello scambio di informazioni tra enti pubblici. «Il cloud facilita infatti l’interoperabilità e abbatte la necessità di investire in infrastrutture. Dal punto di vista del cittadino, la disponibilità di banche dati univoche consentirà di accedere più agevolmente ai servizi, anche per richiedere certificati più facilmente, e ridurrà la burocrazia per aziende e professionisti». A questo riguardo, Trend Micro ha già numerosi esempi di utilizzo del cloud per fornire alle amministrazioni locali un punto unico per la sicurezza: è il caso dell’Azienda USL di Reggio Emilia, per la quale Trend Micro ha creato specifiche appliance presso ciascuna struttura ospedaliera e il cui funzionamento è monitorato tramite una console di amministrazione centralizzata, garantendo così la massima sicurezza per i dispositivi medici collegati alla rete aziendale. La stessa tecnologia di sicurezza di Trend Micro è pensata “in-the-cloud” per garantire una protezione immediata con informazioni in tempo reale sulle minacce.
«La diffusione del cloud computing ha già promosso un cambio di mentalità all’interno della PA» – fa notare Fabio Alghisi, sales manager di Veeam Software Italy (www.veeam.com).
«Le recenti norme sul disaster recovery hanno fornito una spinta in questo senso, e sempre più spesso la PA si appoggia, almeno per le attività di disaster recovery, a spazi e anche a servizi fruibili via cloud». Potenzialmente, tutte le categorie di servizi potranno trarre vantaggio dall’adozione generalizzata dei paradigmi cloud, e ancora di più potranno trarne i cittadini, quando i servizi in cloud saranno accessibili da altre piattaforme come quelle mobili.
Ma vi sono alcune condizioni per un utilizzo efficace di questi strumenti: «Da una parte – sottolinea Alghisi – è necessario superare il modello “a silos”, cioè quello che talora ancora vede le singole amministrazioni sostanzialmente isolate dalle altre, a causa di procedure e applicazioni non in grado di comunicare tra loro – e dall’altra parte – l’istituzione di una reale ed efficace governance di programma sull’innovazione, senza la quale si rischierebbe di replicare l’errore insito nel modello citato su una infrastruttura innovativa, a discapito della fruibilità e della sostenibilità economica». E, come esempio di approccio al cloud efficace, Veeam cita il consolidamento del data center in via di realizzazione al ministero dell’Economia e delle Finanze, che utilizza tecnologie dell’azienda svizzera per la protezione dati e la gestione di ambienti virtuali, ottenendo notevoli vantaggi in termini di maggiori performance, ottimizzazione delle risorse e un sensibile contenimento dei costi, a fronte di una migliorata fruibilità dei servizi offerti.
Flessibilità in primo piano
Anche un colosso come EMC (www.emc.it) sta dando il proprio contributo, in particolare nell’ambito dell’organizzazione e gestione delle informazioni, all’evoluzione della pubblica amministrazione, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale. Anche perché – spiega Danilo Cioffi, responsabile per il Public Sector di EMC – «è ferma convinzione dell’azienda che la flessibilità, l’efficienza e la semplificazione, insieme all’ottimizzazione dei costi, garantiti dal cloud computing, possono accelerare l’adozione dei nuovi servizi digitali rivolti ai cittadini». Il cloud può fornire strumenti essenziali per consentire di superare la tradizionale frammentazione dei sistemi informativi delle varie amministrazioni e contribuire a un sostanziale miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione. Questo è dovuto sia ai vantaggi associati all’ottimizzazione delle risorse informatiche sia alla razionalizzazione delle infrastrutture hardware e delle piattaforme software, delle applicazioni e dei processi, in una logica di progressiva standardizzazione e condivisione dei servizi. L’approccio al cloud può abilitare – da un lato – la valorizzazione delle sinergie e il contenimento dei costi, e dall’altro, la creazione di un maggiore valore per i cittadini, con la possibilità, anche per gli enti pubblici locali, di accedere all’innovazione, creando servizi più efficienti e con livelli di prestazioni più elevati».
Guardare ai processi
Antonio Baldassarra, Ceo di Seeweb (www.seeweb.it), introduce nel dibattito un altro elemento, sottolineando che le problematiche di innovazione e digitalizzazione in ambito PA attengono agli aspetti di processo, prima che alle questioni tecnologiche. «A mio modo di vedere – dice Baldassarra – occorrerebbe cogliere il reale contributo di innovazione offerto dal cloud in particolare per incidere in maniera importante sui processi delle PA rivedendoli integralmente – magari eliminandoli – oppure introducendone di nuovi al posto di quelli obsoleti». Pensare a innovazione e digitalizzazione come la possibilità di fare “in modo nuovo” processi vecchi è secondo Baldassarra un grave errore. «Ma purtroppo è quello che si è visto finora. La metafora del cloud computing che oltre al “pay per use” propone concetti di forte standardizzazione, deve spingere a una revisione dei processi e degli ambienti ICT della PA in un’ottica di normalizzazione e di progettazione orientata al riuso dei sistemi e dei programmi». Per quanto riguarda i servizi che possono essere collocati sul cloud, vi sono sicuramente tutti i servizi di posta elettronica, i portali web, i sistemi di servizi diretti al cittadino. «Inoltre, il cloud computing rende agevole la gestione di architetture e procedure sistematicamente simili tra loro, cosa che accade per il mondo della PA periferica» – prosegue Baldassarra. «Migliaia di Comuni fanno esattamente le stesse cose e le fanno in migliaia di modi diversi e con migliaia di procedure diverse: spostare sul cloud alcune di queste procedure, come per esempio quelle relative all’anagrafe, consentirebbe significative economie nei costi e permetterebbe di raggiungere uno standard di qualità di servizio uniforme e controllato».
Processi di acquisto
Rimanendo in tema di spesa, Antonio Cappiello, account director di BravoSolution (www.bravosolution.com), fa notare che dal punto di osservazione dei processi di acquisto e di governo della spesa, esiste un atteggiamento dualistico della PA nei confronti del cloud computing. «L’utilizzo di tecnologie “da remoto” e attraverso Internet è visto come grande opportunità per mettere in atto le recenti indicazioni normative che regolano gli acquisti pubblici e che promuovono con forza crescente le tecnologie digitali (da ultimo, si può citare il decreto 55/2013 sulla fatturazione elettronica) per rendere i processi più efficienti, snelli, trasparenti e dematerializzati». Ma non solo. «Il cloud – continua Cappiello – è talvolta associato all’idea di soluzioni “standard” non sufficientemente specifiche per procedure di affidamento regolate da numerosi adempimenti formali». Si tratta di un timore che – però – può essere superato orientandosi verso soluzioni evolute come le «tecnologie consolidate e specifiche per appalti pubblici, in grado di interfacciarsi automaticamente con sistemi terzi che, nel caso del procurement pubblico, sono tipicamente i sistemi dell’AVCP, quelli per la gestione dei protocolli di legalità e i sistemi ERP aziendali». Il tutto con i più elevati livelli di sicurezza nella gestione di dati e processi critici per la regolarità delle procedure pubbliche. «Lo dimostrano – fa notare Cappiello – le esperienze di governi nazionali quali quelli di Regno Unito e Olanda, e quelle di numerose stazioni appaltanti italiane che hanno già adottato queste tecnologie con successo».
È interessante anche il contributo di Paolo Perissinotto, product manager per le soluzioni PA, area Contratti Pubblici di 24 ORE Software (www.24oresoftware.com). «Il paradigma sotteso al cloud computing non può che essere considerato votato all’innovazione e alla razionalizzazione della spesa oltre che all’efficienza complessiva nella gestione dei flussi dei dati e delle informazioni interne ed esterne all’Ente» – dice Perissinotto. «Tuttavia, incontra resistenze culturali e operative che ne limitano la diffusione. Queste resistenze trovano spiragli applicativi concreti, favoriti anche dall’incalzare della produzione normativa che induce ogni ente pubblico a reagire in tempi sempre più serrati e a garantire standard di trasparenza e cooperazione con l’esterno sempre più elevati». Si hanno quindi esempi di rilevante ricorso alle procedure negoziate negli appalti, che prevedono l’effettuazione di indagini di mercato puntuali nel rispetto dei principi comunitari: «Una situazione che porta il più delle volte alla istituzione di elenchi aperti di operatori economici capaci di interagire con il mercato dei soggetti esterni interessati» – fa notare Perissinotto. Ma vi sono anche altri esempi, come le recenti disposizioni sulla trasparenza degli affidamenti di appalti di lavori, servizi e forniture che impongono alle varie amministrazioni di rendere pubblici tempestivamente e in formati aperti tutta una serie di dati che solitamente non erano mai trattati. «Lo sportello unico dell’edilizia privata dove tecnici e cittadini devono avere la possibilità di presentare e seguire via web l’intero iter amministrativo delle proprie pratiche senza doversi mai recare fisicamente allo sportello dell’Ente» rappresenta un altro esempio di questa sinergia virtuosa. «Quello che accomuna questi casi – prosegue Perissinotto – è che si tratta di situazioni che di solito comportano l’adozione di nuove componenti di infrastruttura tecnologica, di software applicativo, o di altro. Complessivamente, solo le soluzioni cloud di tipo pubblico o privato riescono a mettere a disposizione queste componenti in tempi rapidi, con collaudate certezze di processo, conformità normativa nel tempo, a prezzi assolutamente concorrenziali rispetto alle soluzioni canoniche. E in questi casi è facile per i soggetti pubblici toccare con mano immediatamente i vantaggi di una soluzione cloud».
Piattaforme di riferimento
Nel settore pubblico, l’aspetto legato alla dicotomia risparmio-innovazione è ancora più significativo, poiché coinvolge gli interessi della comunità. Pierangelo Rossi, amministratore delegato di Italsel (www.italsel.com) non ha dubbi: «Il cloud computing nasce per trasformare gradualmente ogni hardware in un terminale della Rete. Se guarderemo a quest’ultima come un luogo popolato da software disponibili on-demand, allora l’hardware personale sarà sufficiente a svolgere gran parte del lavoro di un’azienda, pubblica o privata». Se l’ottimizzazione di un sistema informativo nasce dalla semplificazione, è in tal senso che il cloud può giocare un ruolo determinante. Ma non solo: «Nell’immediato o nel prossimo futuro, i servizi informativi che beneficeranno maggiormente di questa tecnologia sono quelli considerati “di base”, come la posta elettronica, la condivisione e il backup dei dati, la sicurezza granulare del dato sensibile (fondamentale per la PA) e la gestione di device mobili. La piattaforma Shareprise.it di Italsel nasce proprio per soddisfare queste prime esigenze – spiega Rossi – e si arricchisce di un importante accordo strategico come la distribuzione di Colt Ceano, il sistema applicativo di servizi cloud-based quali Hosted Exchange, Backup as a Service, Disaster Recovery as a Service, IaaS, Virtual Desktop, File Sharing e Collaboration, offerta da Colt sulla propria infrastruttura. La necessità più sentita, infatti, è la possibilità di avere un unico fornitore, un unico SLA e la massima affidabilità di calcolo e di banda: strumenti indispensabili per usufruire di tutti i vantaggi del cloud».
Sulla stessa linea è anche Antonio Leonforte, amministratore delegato di Fhoster (www.fhoster.com) che sottolinea come i vantaggi di una infrastruttura cloud pubblica o privata siano ormai chiari in termini di flessibilità e di riduzione dei costi, anche se non è a livello infrastrutturale che il cloud computing esprimerà il suo massimo potenziale. «Risparmi e guadagni di efficienza assai più consistenti possono essere ottenuti sfruttando il cloud non solo per il dispiegamento di soluzioni sviluppate in modo tradizionale, ma come piattaforma agile, di tipo PaaS, Platform as a Service, per creare direttamente nel cloud, in modo drasticamente più veloce ed economico, sistemi informativi aperti e robusti in risposta a nuove esigenze» – afferma Leonforte. La crescente domanda di trasparenza nella PA anche locale sta stimolando – quindi – numerosi progetti innovativi, i cui vincoli di tempo e costo (visto che spesso si hanno a disposizione pochi mesi e poche decine di migliaia di euro) non possono essere soddisfatti con le classiche tecniche di sviluppo. «In questi contesti, piattaforme come Livebase, l’application PaaS di Fhoster, hanno dato prova di unire efficacemente la rapidità e la robustezza dell’approccio model-driven con la flessibilità e l’immediatezza operativa del cloud computing» – spiega Leonforte. «Il ministero dei Beni Culturali, per esempio, utilizza da tempo Livebase sia per progetti di lungo periodo, come la implementazione del Protocollo di Legalità nel Grande Progetto Pompei (anagrafe fornitori e monitoraggio lavori cantieristici), sia per esigenze tattiche, come la ricezione e la valutazione delle proposte per il progetto europeo JHEP, e sia per la pubblicazione di open-data per la trasparenza amministrativa».