Per ritagliarsi spazio in un mercato globale, occorre ripensare la logistica e dotarsi di strumenti adeguati. Questo è ciò di cui si è resa conto la PMI europea e italiana. Ma come farlo?
I venti di crisi, che ormai da un lungo periodo stanno soffiando soprattutto in quella che fino alcuni anni fa era considerata la parte più economicamente solida del globo, non hanno certo risparmiato la piccola e media impresa. Il processo di globalizzazione al quale – almeno in parte – è imputabile la crisi che stiamo vivendo, ha creato non poche difficoltà a quelle aziende che da un lungo tempo – probabilmente dalla loro nascita – si erano saldamente legate al territorio, sia a livello di clientela sia di sinergie per la realizzazione del prodotto.
Il mondo del business, come appare oggi, vede tanto i potenziali clienti, quanto i fornitori dislocati a livello worldwide. La stessa Cina, che ha dovuto la propria repentina crescita soprattutto al mercato esterno, sta sempre più puntando a quello interno, avendo questo assunto un peso decisamente più consistente rispetto al passato. Non sorprende quindi che le PMI, che hanno giocato in difesa fino ad oggi, stanno – almeno secondo le previsioni degli analisti – incominciando a pensare di reinvestire nel settore delle nuove tecnologie, in particolare per quanto riguarda il discorso della logistica. Un numero sempre maggiore di imprenditori si sta rendendo conto che è necessario non solo raggiungere i potenziali clienti – ovunque questi si trovino – ma bisogna avvalersi di fornitori ovunque localizzati per poter essere competitivi.
Per Lorenzo Veronesi, research analyst di IDC Manufacturing Insights (www.idc.com), secondo i dati estratti da una recente survey realizzata a livello europeo, la PMI italiana, come del resto quella europea, si sta rendendo conto che con una politica basata soltanto sul contenimento della spesa e sul taglio dei costi non si esce dalla crisi e dalla stagnazione. «Per essere competitivi – dice Veronesi – bisogna guardare al mercato globale offrendo un rapporto qualità prezzo che possa essere allineato all’offerta globale. Per fare questo, occorre quindi essere in grado di valutare i fornitori non solo a livello locale, ma anche a livello globale, per esempio, analizzando tanto i mercati orientali, quanto quelli dell’Est Europa».
La visibilità della Supply Chain
Ma come leggere i risultati dei dati estrapolati dalla survey? «Questi dati – spiega ancora Veronesi di IDC Manufacturing Insights – mostrano come le PMI italiane vogliano acquisire maggiore visibilità lungo la catena di fornitura per diventare maggiormente flessibili e migliorare il livello di servizio. Questa strategia è riflessa anche nelle scelte di investimento: le PMI italiane sono sempre più interessate a soluzioni “avanzate” che permettano loro di aumentare visibilità sui processi e flessibilità e rapidità di esecuzione, nonostante il livello di adozione attuale sia ancora relativamente contenuto. Questa tendenza è spinta – oltre che dal mutare delle esigenze di business – anche dall’evoluzione tecnologica (cloud) e dall’aumento dell’offerta di soluzioni dedicate alle PMI».
A questo punto occorre passare dalla teoria alla pratica, dai progetti, alla realtà. Mentre le grandi imprese e le start-up, per le più disparate ragioni, tendono a essere up to date, rispetto all’evoluzione tecnologica – e hanno al loro interno le risorse economiche e umane per poter sfruttare al massimo le nuove opportunità – la PMI presenta spesso dei ritardi cercando di ancorarsi a investimenti fatti nel passato. Il risultato spesso non si limita solo a un’inadeguatezza delle soluzioni adottate, ma comporta costi – forse – maggiori rispetto a quelli che si potrebbero avere adeguandosi a una realtà nuova, sempre più cloud oriented. In molte realtà ancora, il sistema informativo è settorializzato e le diverse componenti non comunicano tra di loro. Allo stesso tempo, queste realtà produttive sono preoccupate non solo dai costi e dal bisogno di mantenere in vita la loro attività, ma anche dal dover rivedere la propria struttura organizzativa.
«Le PMI italiane, soprattutto quelle storiche, sono chiamate a fare un notevole salto culturale» – avverte Veronesi. «Da una parte, è necessario dotarsi della tecnologia, ma in questo l’offerta dei fornitori – soprattutto di coloro che, sempre più numerosi in percentuale, offrono soluzioni cloud – facilita molto la transizione sia in termini operativi sia economici. Dall’altra, occorre rivedere la struttura organizzativa adeguandola a una realtà unica e non settorializzata, in grado di ruotare intorno a un sistema informativo che deve uscire dai confini fisici e logici dell’azienda».
Velocità ed efficienza
Sul tema interviene Francesco Montanari, vice president e general manager business unit mobile computers di Datalogic ADC, una divisione di Datalogic (www.datalogic.it). Garantire efficienza e velocità nella gestione della supply chain è possibile solo attraverso strumenti tecnologicamente avanzati, capaci di monitorare e comunicare dati e informazioni corrette in tempo reale. Se a questo si vuole aggiungere anche flessibilità operativa, per la riduzione dei costi o per la diversificazione dei servizi, è fondamentale lavorare su standard e tecnologie consolidate. Ma come potersi garantire tutto ciò? «Se alla base di un processo di raccolta dati c’è un codice a barre, tecnologia basata su standard internazionali e oggi ancora fondamentale in ambito logistico, le aziende possono migliorare l’efficienza delle operazioni, avere maggiore flessibilità di integrazione e gestire la comunicazione dei dati a livello globale in modo preciso e veloce» – spiega Montanari. «Il cloud contribuisce ulteriormente a rendere meno vincolata la gestione dei dati e permette di gestire le comunicazioni in tempo reale, conoscere il posizionamento degli oggetti, delle persone e dei mezzi di trasporto. Diventa così importante dotarsi di strumenti mobili, che permettano agli operatori di avere a disposizione subito le informazioni e i dati necessari».
Quindi, nel concreto, come può comportarsi la PMI per raggiungere i risultati senza caricarsi di costi elevati o di risorse professionali dedicate? «È per rispondere a questa esigenza che entrano in campo aziende come Datalogic, in grado di fornire mobile computer professionali, tecnologicamente all’avanguardia e con le caratteristiche richieste dalle aziende, tra cui la robustezza per resistere agli urti, alle diverse temperature e in grado di integrarsi perfettamente con i sistemi già presenti in azienda» – afferma Montanari. «Solo per fare qualche esempio, Falcon X3 e Skorpio X3 sono considerati dal mercato come prodotti di grande successo, estremamente utili per ottimizzare i processi aziendali nel settore transport and logistics. Basati su sistema operativo standard Microsoft Windows, sono perfettamente in grado di interfacciarsi ad applicazioni web based e di gestire applicazioni basate su cloud. Infine, la nuova tecnologia di comunicazione WWAN UMTS/HSPA+ presente sui PDA Datalogic di ultima generazione, garantisce alle aziende che hanno una soluzione cloud una trasmissione dei dati veloce e sicura. Requisito importante e necessario per ottimizzare le operazioni all’interno di un magazzino».
Il ruolo delle informazioni territoriali
Ad aiutarci ad affrontare l’impatto della gestione delle informazioni territoriali sull’organizzazione e l’efficienza logistica è Matteo Adami, CEO di Geolab (www.geolab-solutions.com). Secondo Adami, c’è un aspetto fondamentale che pervade la logistica, lungo tutto il suo processo dalla acquisizione, pianificazione ed esecuzione della consegna, ma che diamo per scontato, pur essendo fondamentale. «Si tratta della accurata rappresentazione delle informazioni territoriali, che rappresenta l’oggetto delle nostre soluzioni. L’essenza della struttura dei costi della logistica sta nel tempo speso a consegnare e nei km percorsi. L’ottimizzazione dei punti di consegna è la chiave del miglioramento che proponiamo».
Ma dal punto di vista della supply chain, quale ruolo gioca questo aspetto e quale rilevanza può avere? «Se tutte le fasi del processo logistico si uniformano su un linguaggio comune e accurato per la definizione dei punti di consegna, si eliminano i problemi nella fase di pianificazione della consegna e in quella di esecuzione, riducendo in definitiva il numero di casi in cui la spedizione fallisce, si allunga o si complica» – spiega Adami. «Grazie alle nostre soluzioni cloud, tutta la squadra può parlare lo stesso linguaggio accurato, univoco ed efficiente per scambiarsi le informazioni territoriali, anche in scenari complessi con sistemi informativi diversi e che coinvolgono aziende diverse. Inoltre, parlando di sole informazioni territoriali, non vi sono criticità di sicurezza, migrazione o gestione dello storico. E questo è il bello. Un’azione di miglioramento che certamente è conveniente prendere in considerazione».
L’offerta di soluzioni on cloud
L’offerta on cloud, come dicevamo, è sempre più presente nei listini dei fornitori che si rendono conto di come questo modello rappresenti sempre più spesso l’unica soluzione veramente percorribile per le PMI.
Secondo quanto dichiarato da Microsoft al WPC tenutosi a Toronto nel 2012, sulla base di un’analisi fatta sui loro partner, i fornitori che hanno scelto la via del cloud e di soluzioni secondo i più moderni standard di interoperabilità hanno visto una crescita molto più alta di quelli che non l’hanno fatto.
Secondo Francesco Stolfo, partner e sales director di ToolsGroup (www.toolsgroup.it), il mercato è più attento ai costi che possono influenzare la competitività aziendale rispetto al passato. E molti produttori e distributori sono consapevoli che i progetti di ottimizzazione logistica permettono di ottenere benefici misurabili. «La necessità di recuperare risorse finanziarie in tempi rapidi motiva le aziende nella ricerca di soluzioni e tecnologie mirate, capaci di gestire in maniera efficiente la supply chain» – mette in evidenza Stolfo. «Il cloud computing offre la possibilità di fornire servizi ad alto valore aggiunto anche nel settore della pianificazione logistica, riducendo gli investimenti e le necessità di risorse specializzate nella gestione delle infrastrutture hardware e software, permettendo di concentrare le attività sui soli processi core. ToolsGroup è in grado di fornire un servizio SaaS per la pianificazione della domanda e la modellazione e ottimizzazione delle scorte, che si avvale di una tecnologia in grado di proteggere i dati aziendali e l’infrastruttura. Questa modalità permette alle aziende di ottimizzare gli investimenti logistici senza modificare i sistemi e i processi aziendali correnti, e di ottenere una rapida riduzione dei costi».
Ma quale approccio si rivela in media più conveniente per rapportarsi con le aziende fornitrici in modo da poter coniugare la trasferibilità dello storico con una garanzia di servizio e una facilità di futura migrazione in caso di ripensamento o di scelta di diverso fornitore? Come rendere tutto questo concreto in termini contrattuali? «La materia è complessa – risponde Stolfo – sia da punto di vista legale sia dal punto di vista tecnico e richiede la competenza di operatori in grado di garantire la portabilità, la sicurezza e la riservatezza nel trattamento di dati sensibili. Ma le aziende, a partire dalle grosse multinazionali, a differenza di qualche anno fa, sono sempre più sensibili a questo tema e aperte a fruire di servizi di questa natura».