La competitività per le organizzazioni è un obiettivo inderogabile. E bisogna cogliere le opportunità anche dove sembra invece che ci siano solo vincoli o impedimenti. Con la “buona” dematerializzazione, è possibile.
Lo affermo da un punto di osservazione privilegiato: quello di InfoCert, solution provider specializzato e in costante crescita da quattro anni, spesso addirittura a doppia cifra, in un contesto generale di crisi.
Pensiamo a quando fu introdotto l’obbligo di firma digitale per la sottoscrizione di alcuni atti, quali il bilancio societario, otto anni fa. Per molti fu solo un fastidioso adempimento normativo. Come poi avvenuto con la conservazione sostitutiva e la posta elettronica certificata (PEC). Ci sono state aziende, spesso di grandi dimensioni, capaci di coglierne le opportunità in termini di incremento d’efficienza, sviluppo di business, risultati conseguibili. Hanno capito – in altre parole – come far fruttare strumenti già in loro possesso, ottenendo il massimo rendimento dal nuovo contesto normativo. E hanno guadagnato un vantaggio competitivo sulle realtà più conservatrici. Il prossimo sei giugno scatta l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA centrale. Un’incredibile occasione, in un ambito in cui l’Italia è drammaticamente indietro, se si considera che in altri paesi europei i cicli di fatturazione sono quasi completamente digitalizzati.
La fatturazione elettronica non solo consente enormi risparmi rispetto alla tradizionale cartacea (pochi centesimi a fronte di qualche euro, per singolo documento), ma – grazie alle sinergie con strumenti già in uso, quali firma digitale e PEC, e all’integrabilità con i sistemi aziendali esistenti – permette la gestione efficiente e conveniente di attività cruciali quali il sollecito di pagamenti e il recupero dei crediti da poter gestire interamente in elettronico. E molto altro ancora.
Ci sono già organizzazioni che, grazie all’affiancamento di consulenze altamente qualificate e soluzioni concretamente innovative, sono riuscite ad accelerare sulla strada della dematerializzazione, ottenendo rapidissimi ROI. Sono realtà in ambito privato e pubblico, che hanno ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: per i servizi innovativi offerti ai clienti, per l’innovazione dei processi interni, per l’adozione di trusted cloud con benefici organizzativi e per gli utenti finali.
È arrivato il momento in cui il potenziale d’innovazione deve uscire dal recinto delle eccellenze ed esprimersi a livello di sistema. Per questo, occorre che i player del settore assolvano a una duplice missione: da un lato, continuare a innovare per rendere la dematerializzazione accessibile, progettualmente, tecnologicamente ed economicamente, al maggior numero possibile di organizzazioni; dall’altro, fare informazione sui benefici della “buona” dematerializzazione.
Grazie a idee, impegno e investimenti in R&D, è possibile pacchettizzare – sulla base di esperienze di successo e attraverso l’ingegnerizzazione dei processi – soluzioni a norma, altamente integrabili e in grado di abbattere tempi e costi tipici invece delle fasi propedeutiche nei progetti ex novo.
Ma, come detto, occorre impegnarsi nella divulgazione dei benefici della dematerializzazione anche per le realtà più piccole e nella lotta alle resistenze culturali che spesso impediscono il passaggio dalla carta al digitale. InfoCert, per esempio, affianca varie associazioni di categoria in queste azioni di informazione e ha ottenuto diverse certificazioni: non soltanto quella indispensabile per essere Certification Authority (quale è da tanti anni) o la “tradizionale” ISO 9001 sui processi, ma anche le certificazioni ISO 27001 sulla sicurezza dei dati e ISO 20000 sui service level. Solo così, infatti, un’azienda può dimostrare concretamente affidabilità e testimoniare i propri valori nei confronti di chi vuole andare “al di là” delle norme che spingono l’adozione di processi paperless e trasformarle in opportunità di crescita.
Danilo Cattaneo
direttore generale di InfoCert