Sfera politica e innovazioni normative condizionano il lavoro dei CIO? Intervista a Imma Orilio, CIO di ASL Napoli 2 Nord
Non si può parlare di innovazione e tecnologie dell’informazione prescindendo dagli scenari politici nazionali e internazionali in cui esse si contestualizzano. Pertanto, vale la pena ricordare che è esplicitamente previsto, nei trattati su cui si fonda l’Unione europea, che le politiche economiche e occupazionali degli stati membri siano sviluppate e coordinate secondo modalità volte a salvaguardare la competitività dell’Unione sul mercato mondiale. Ne abbiamo parlato con Imma Orilio, CIO di ASL Napoli 2 Nord, incontrata nel corso di IT2020, il progetto organizzato da S3.Studium (www.s3studium.it) di Domenico De Masi.
L’ASL di Napoli 2 Nord offre servizi sanitari a oltre un milione di cittadini distribuiti su un territorio che comprende 32 comuni, attraverso 13 distretti e cinque presidi ospedalieri.
Data Manger: Qual è lo stato dell’arte in merito alle norme europee?
Imma Orilio: Se si vogliono cogliere le enormi opportunità che l’innovazione offre al Sistema Paese, non solo in una prospettiva di sviluppo economico ma anche in una prospettiva di crescita culturale e di incremento della partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica, occorre iniziare a tracciare le linee di una politica dell’innovazione seria, matura e condivisa.
Attraverso i Programmi Quadro Pluriennali dal 1984 a oggi, la politica comunitaria ha definito obiettivi, priorità e condizioni perché l’intervento finanziario della Commissione avesse come obiettivo e risultato lo sviluppo sostenibile. L’attuale obiettivo è di rafforzare e ampliare l’eccellenza scientifica comunitaria e produrre innovazioni rivoluzionarie. Chiaramente tutto ciò si scontra con la recessione economica e la confusione in cui barcolla soprattutto il nostro tessuto industriale, in conseguenza dell’instabilità politica di cui l’Italia soffre. Tuttavia, l’idea di creare un vero mercato unico europeo dell’innovazione spinge proprio nell’intento di attrarre imprese e attività innovative, promuovendo misure nel campo della protezione dei brevetti, della normalizzazione degli appalti pubblici e della regolamentazione intelligente a vantaggio della competitività a lungo termine dell’industria europea.
Quali sono i fattori critici di successo?
Uno dei cardini della nuova programmazione comunitaria è l’innovazione, intesa come veicolo di crescita e competitività in termini di economia, benessere e lavoro. L’innovazione rappresenta un veicolo strategico per raggiungere anche gran parte degli obiettivi delle altre aree tematiche, investendo un ampio ventaglio di attività che vanno ben oltre la ricerca e il trasferimento tecnologico. Spesso gli attuatori pubblici intendono erroneamente l’innovazione come sinonimo di tecnologia, riducendola al solo aspetto di “innovazione tecnologica”. Vale la pena di chiarire, che esistono varie forme di innovazione: prodotto, processo, organizzazione e commercializzazione. Ugualmente, da un punto di vista operativo, gli strumenti e supporti che guidano all’innovazione le PMI trattano anche nuovi modelli organizzativi e collaborativi.
Per lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza intesa in tutte le sue forme, quindi non solo quelle tecnologiche, chi “progetta l’innovazione” dovrà tenere conto di vari aspetti del problema:
- Saper riconoscere i fattori abilitanti capaci di sostenere l’innovazione e impattanti sugli aspetti chiave del processo produttivo: risorse umane, prodotto, finanza e strumenti di supporto;
- Investire in Ricerca e Sviluppo, valutare e valorizzare la proprietà intellettuale, fare sistema;
- Definire gli obiettivi e gli scenari possibili in termini di sviluppo prodotti e/o servizi innovativi e i loro consequenziali impatti economici, ottimizzando la propria organizzazione aziendale in maniera funzionale ai risultati attesi.
Il commercio è una leva per valorizzare le vocazioni territoriali?
L’innovazione organizzativa è utile per “combinare” settori economici che potrebbero apparentemente essere distanti. Nel commercio tradizionale, “l’innovazione tecnologica” trova poco spazio, al massimo si interpreta con il cosiddetto commercio elettronico; viceversa, l’innovazione organizzativa potrebbe introdurre nuovi e interessanti modelli di offerta, integrando per esempio il prodotto da commercializzare con altre peculiarità che lo possano rendere legato al territorio esplorando combinazioni innovative che coniughino, ad esempio, il commercio con il patrimonio storico, ambientale e culturale, industriale o scientifico, inteso quindi come insieme integrato e unitario di ciò che di meglio è in grado di offrire un determinato luogo. Il commercio può rappresentare dunque uno strumento di valorizzazione delle diverse vocazioni territoriali.
La normativa europea è un ostacolo o un’opportunità?
È fondamentale il contributo all’innovazione e alla competitività da parte delle norme, poiché queste facilitano l’accesso ai mercati, permettono l’interoperabilità tra nuovi e vecchi prodotti/parti (e quindi anche tecnologie) e danno fiducia ai consumatori verso i prodotti innovativi. La normativa europea contribuisce a promuovere la competitività delle imprese agevolando in particolare la libera circolazione dei beni e dei servizi, l’interoperabilità delle reti, i mezzi di comunicazione, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Le norme possono inoltre contribuire, unitamente alla politica dell’Unione, ad affrontare le principali sfide di carattere sociale quali il cambiamento climatico, l’uso sostenibile delle risorse, l’innovazione, l’invecchiamento della popolazione, l’integrazione delle persone con disabilità, la protezione dei consumatori, la sicurezza dei lavoratori e le condizioni di lavoro.
La normazione favorisce l’innovazione perché:
– diffonde la conoscenza,
– trasferisce la tecnologia,
– diffonde i risultati della ricerca,
– crea reti di rapporti tra le imprese e la ricerca,
– “mette alla prova” i vantaggi dell’innovazione,
– definisce il quadro di riferimento all’interno del quale si sviluppano i nuovi prodotti e mercati.
Tutto ciò contribuisce a ridurre il rischio economico e finanziario connesso alle attività di innovazione.
Quali sono i vantaggi per le aziende?
Sono molti i vantaggi che le norme possono fornire alle sfide sociali in materia di ricerca e innovazione. Trovare soluzioni che siano sicure, interoperabili, condivise ed estendibili su un territorio può essere di vitale importanza. E le norme sono lo strumento giusto per assicurare che ciò avvenga. L’importanza maggiore alle regole è data dalle microimprese e dai settori diversi dall’industria, quali servizi, commercio, banche e assicurazioni, in altre parole da coloro i quali hanno maggiori difficoltà ad accedere ai benefici della ricerca pubblica e che – quindi – nelle leggi trovano un convenientissimo strumento di trasferimento tecnologico e una garanzia da offrire ai propri clienti. Le norme tecniche definiscono la sicurezza dei prodotti/servizi necessaria al rinnovamento, riducendo le barriere commerciali per l’accesso ai nuovi mercati e facilitando il rispetto degli obblighi. Ma è la stessa partecipazione all’attività tecnico/normativa con lo scambio di informazioni e studi che facilita l’innovazione, creando le condizioni per un vantaggio competitivo e diminuendo il costo stesso delle attività di ricerca e sviluppo. Gli standard condivisi saranno sempre più considerati un veicolo favorevole dello sviluppo nell’ottica della garanzia del prodotto. L’innovazione più complessa non è quella tecnologica, bensì quella che impatta sulle organizzazioni, perché presuppone una rivoluzione culturale che il nostro Paese non sembra essere ancora pronto a metabolizzare.
Qual è l’impatto nel settore della Sanità?
Le nuove disposizioni dell’AgID hanno completamente cambiato il modo di progettare l’architettura del software aziendale. Ciò comporta la necessità da parte degli stakeholders di rispondere a norme che in parte hanno intaccato il concetto di privativa industriale.
Insomma oggi la PA si interpreta come un unico committente, pertanto forme come il riuso e i software aperti saranno lo strumento del futuro immediato.
Immacolata Concetta Orilio è ingegnere aerospaziale. Ha lavorato per undici anni al C.I.R.A come responsabile dei Laboratori di Controlli non Distruttivi. È approdata alla pubblica amministrazione dopo un passaggio attraverso aziende di produzione aeronautiche. Oggi, è chief information officer della ASL Napoli 2 Nord e ricopre anche ruoli di energy manager e innovation program manager.