Fornitori di tecnologie, infrastrutture e sicurezza concordano: il candidato numero uno a sostituire banconote e monete è il telefonino. Magari attraverso sistemi intermedi, come gli Sms, in attesa della rivoluzione Nfc. Ma ci sono ancora molti ostacoli di natura economica, normativa e culturale
Ora che la lotta contro un uso eccessivo di denaro contante è diventata una priorità di una politica finalmente votata ad affrontare i problemi dell’evasione fiscale, del sommerso, delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia, la questione dei pagamenti mobili è al centro dell’attenzione per il ruolo fondamentale che il micropagamento avrà nel nuovo scenario che emergerà dal declino del denaro cartaceo.
Ma qui si annidano ostacoli di natura procedurale (le operazioni di pagamento), economica (le commissioni sull’ammontare di spesa), tecnologica.
Con questa tavola rotonda virtuale Data Manager cerca di fare il punto sulla situazione delle tecnologie a supporto del mobile payment e sulle idee che possono contribuire a un contesto favorevole al cambiamento dalla fisicità alla virtualità del denaro.
Quali sono i principali fattori tecnologici e infrastrutturali di una realtà in cui il denaro fisico contante può essere di fatto sostituito dai bit di informazione anche negli acquisti al dettaglio di modesta entità? Dal punto di vista di consumatori ed esercenti, quali saranno i terminali e le procedure dominanti per efficacia, funzionalità e sicurezza?
«Per poter sostituire il denaro contante con la moneta elettronica, anche per pagamenti di modesta entità, è necessario pensare a una tecnologia semplice e intuitiva per qualsiasi tipologia di consumatore – esordisce Marco Moretti, head of business area Innovation di Ericsson (www.ericsson.com) -. Ciascuno di noi ha ormai diversi wallet digitali, dalla carta di credito al bancomat, ma il più comune è senz’altro il credito sul proprio telefono cellulare». Effettuare un piccolo acquisto attraverso un Sms, scalandone il costo dal credito del proprio telefonino, è solo uno dei tanti servizi che potremmo immaginare. «Infatti in Italia un servizio del genere è già realtà, grazie alla collaborazione di Ericsson con Ataf, azienda dei trasporti di Firenze, e i principali operatori di telefonia, che hanno lanciato il “mobile ticketing” a fine marzo». Secondo Moretti queste forme di pagamento rappresenteranno un passaggio intermedio verso un utilizzo sempre più frequente della moneta elettronica e alla graduale adozione della tecnologia Nfc (Near Field Communication) che trasforma il cellulare in un “badge” multiuso.
Praticità a parte, c’è un fattore che fa pensare all’assoluta necessità di promuovere i pagamenti elettronici. Tra ciò che pesa su imprese e privati e il carico sul sistema bancario, la gestione del denaro contante costa 10 miliardi all’anno, tra i 150 e i 200 per abitante, avverte Attilio Serrone, vice direttore generale di Bassilichi (www.bassilichi.it). «L’alternativa al “cash” verrà dall’integrazione tra le carte e i dispositivi portatili come cellulari e smartphone, gli unici largamente diffusi a livello mondiale. Ma non sarà un processo immediato a causa di ostacoli legislativi, mancanza di standard e necessità di diffondere le infrastrutture necessarie tra tutti i punti vendita. Come realtà multivendor, Bassilichi è sempre aggiornata sulle tecnologie e segue con interesse le molte sperimentazioni in corso, ma nel nostro Paese ci sono ancora troppi limiti in questo senso». Attraverso la sua controllata Consorzio Triveneto, ricorda Serrone, Bassilichi porta avanti progetti innovativi come il sistema sviluppato con Telecom Italia che trasforma uno smartphone in un terminale mobile per l’accettazione dei pagamenti attraverso una pinpad certificata. Sempre nell’ambito del gruppo, Moneynet ha sviluppato in anteprima mondiale un’applicazione per le operazioni di money transfer di Western Union attraverso il Pos, senza bisogno di andare in banca o versare il contante presso punti specializzati. «L’impressione – aggiunge – è che però manchi ancora una killer application, un vantaggio reale e diffuso che porti sia i consumatori sia gli esercenti a modificare le abitudini e ad accettare la diffusione dei pagamenti in mobilità tramite nuove tecnologie».
Non stupisce, afferma Michele Marrone, responsabile Accenture mobility services Eala (Europa, Africa, America Latina) (www.accenture.com), se molte nazioni europee adottano un approccio “di sistema” per lo sviluppo di un’infrastruttura abilitante, attraverso la creazione di consorzi di banche, operatori TLC o misti. «Tale scelta ha mostrato tuttavia in diversi casi limiti legati alla governance. Oltre ai fattori tecnologici e infrastrutturali ci sono importanti fattori culturali e psicologici da tenere in considerazione. Qualsiasi nuovo sistema di pagamento è infatti condannato al fallimento, laddove manchi la volontà di cambiamento di tutti gli attori in gioco. Esemplificando al massimo, concetti come Groupon Mobile funzionano bene perché offrono semplicità e vantaggi concreti sia al cliente finale che agli esercenti, che diversamente in molte sperimentazioni Nfc non hanno percepito alcun vantaggio sostanziale, rispetto all’utilizzo di strumenti tradizionali come le carte».
I vantaggi percepiti sono una chiave importante anche per Hadley C. Taylor, senior account manager per l’area Banking e responsabile dell’offerta sulla multicanalità di Exprivia (www.exprivia.it). Il manager lamenta il fatto che malgrado i 48 milioni di utenti e 16 milioni di navigatori mobili, con un italiano su tre che possiede uno smartphone e i 25 milioni di utenti di carte, il 90% delle transazioni oggi sia ancora in contante. I requisiti infrastrutturali per cambiare la situazione dipendono dalla modalità scelta: Mobile Proximity Payment, dove è richiesta una vicinanza fisica tra venditore e acquirente, e Mobile Remote Payment, con strumenti come il telefonino. Nel primo caso c’è anche il problema di sostituire una tecnologia affermata come i terminali Pos con qualcos’altro. «In realtà il Proximity si può realizzare con tecnologie molto meno invasive, ma quasi altrettanto efficaci, basate sui codici bidimensionali come il QR-code. Meno innovativa forse, ma potrebbe essere un forte acceleratore».
La vera transizione verso il mobile payment riguarda proprio i pagamenti “faccia-a-faccia” nei punti vendita o agli sportelli, perché riguarda una miriade di piccole e grandi spese quotidiane. «In quest’ottica Exprivia propone Pay4any, una piattaforma completa sia in Proximity che in Remote, strutturata su livelli cooperativi client e server, basata su tecnologie non invasive e immediate, ma consentendo anche l’uso di tecnologie più avanzate oggi meno praticabili. Con queste e con una piattaforma di payment flessibile e indipendente dall’evoluzione del mercato, possiamo raggiungere l’efficienza e sicurezza indispensabili per dare ai consumatori, fin d’ora, la giusta tranquillità nelle operazioni “anytime, anywhere, anything, anyone”».
Anche per Vincenzo Romeo, innovation & technologies director di Ingenico Italia (www.ingenico.it), si possono immaginare scenari di dematerializzazione dei pagamenti tra i più suggestivi, come la diffusione nel mondo fisico delle monete virtuali inventate da alcuni “social network”. «Ma la prospettiva tecnologica e infrastrutturale più concreta è quella delle soluzioni di mobile payment che possano favorire, innanzitutto, l’incremento delle transazioni cashless, riducendo i costi dei sistemi tradizionali in entrambi i componenti del sistema, esercente e consumatore. Come costruttori di Pos, una parte significativa del nostro R&D è orientata a disegnare prodotti di accettazione il più possibile economici, semplici da usare, pronti per le tecnologie mobili e Internet. Un esempio sono i prodotti che stiamo proponendo per trasformare uno smartphone in un dispositivo sicuro di accettazione dei pagamenti». Romeo cita due altre importanti direzioni di sviluppo a cui Ingenico sta lavorando. Una riguarda il reclutamento dei Pos per unire pagamenti offline (sul punto vendita) e online (wallet remoti). «L’esperienza che stiamo facendo con Paypal in USA ne è un esempio. La seconda, quella di integrare nei pagamenti le loyalty e i coupon dematerializzati e presenti nel telefono, che è quanto stiamo facendo con Isis».
«L’Italia è oggi ancora il Paese del contante, per cultura e tradizione – sostiene Vincenzo Fiore, Ceo di Auriga (www.aurigaspa.com) -, ma siamo convinti che il mobile payment possa presto diventare la vera killer application per diffondere l’uso della moneta elettronica su larga scala anche per i piccoli pagamenti quotidiani. Si parla molto di Nfc, ma un vero standard è ancora di là da venire, e la reale introduzione della tecnologia non è immediata. La scelta di Auriga è stata così quella di percorrere la strada del software e del mobile remote payment, dando vita ad una “app” facile da installare e da utilizzare come Plainpay, che non richiede device particolari o costi hardware da sostenere, da privati o esercenti, per poter essere utilizzata (come nel caso dell’Nfc), ma che una volta scaricata sul proprio smartphone dotato di una connessione Internet permetta all’utente di pagare in modo semplice attraverso la lettura di QR Code».
Che il cellulare si posizioni come strumento ideale per sostituire il contante in un futuro prossimo è evidente anche per Guido Mangiagalli, head di Cashlog (www.cashlog.com), Gruppo Buongiorno (www.buongiorno.com). In particolare per contenuti digitali di importi di bassa entità è particolarmente adatto il pagamento attraverso il credito telefonico. «Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2011 in Italia oltre 700 milioni di euro di contenuti digitali sono stati pagati con il cellulare e questo avviene in uno scenario tecnologico multipiattaforma, attraverso smartphone basati su iOS, Android, BlackBerry e Windows Phone. Le soluzioni per i micropagamenti devono perciò garantire grande semplicità d’uso e sicurezza in modo trasversale su tutte le piattaforme. Con Cashlog, la soluzione di Buongiorno per i mobile payment tramite addebito su credito telefonico, offriamo il pieno supporto per acquisti di contenuti digitali con un solo click senza utilizzo di carte di credito o inserimento di password per importi fino a 15 euro».
Qual è a questo proposito l’opinione di un infrastrutturale per eccellenza come Telecom Italia (www.telecomitalia.com)? Alfonso Mariconda, responsabile innovazione e industry relations, new projects development, crede in particolare nelle soluzioni di mobile payment basate su tecnologia Nfc Sim-based, perché «consentono di ricreare sul mobile una user experience analoga a quella dello scambio di denaro in prossimità. Riguardo alla sicurezza, oltre al ridotto raggio di azione – nell’ordine di qualche centimetro – della tecnologia Nfc, che di fatto rende difficili eventuali azioni accidentali o fraudolente, va considerato che nella versione Sim-based tutti i dati che necessitano di un elevato livello di sicurezza sono memorizzati sulla Sim, con criteri analoghi a quelli dei chip delle carte di pagamento». Per Mariconda la Sim garantisce interoperabilità e portabilità, ovvero il funzionamento su qualunque terminale mobile e, attraverso l’adozione di soluzioni standard, come le specifiche Nfc Sim-based di Gsma adottate da Telecom, anche su qualunque operatore mobile.
Come esperto di tecnologie di sicurezza, Alexander Moiseev, managing director di Kaspersky Lab Italia (www.kaspersky.com/it), riconosce il ruolo fondamentale del telefonino. Ma avverte anche che «le nuove tecnologie però devono sempre essere analizzate dal punto di vista della sicurezza, verificando possibili vulnerabilità o modalità per aggirare i meccanismi di protezione. È inoltre fondamentale che i termini della tutela degli utenti e della responsabilità legale siano ben chiari sin dall’inizio. Quindi la best practice comprende regole chiare, processi trasparenti e l’adozione delle più avanzate tecnologie di sicurezza».
Antonio Bosio, direttore product & solutions di Samsung Electronics Italia (www.samsung.com/it), riassume il senso della prima parte della discussione sottolineando come la tecnologia ha per sua natura lo scopo di semplificare e ottimizzare la vita dalle persone. Se questa porta con sé benefici tangibili e possibilmente immediati, è molto probabile che possa condurre anche alla modifica di abitudini radicate come il contante utilizzato per le picco