Umpi, la rete elettrica come Lan estesa


La società, un’eccellenza nel panorama tecnologico nazionale, propone forti risparmi energetici e, sfruttando “pali della luce intelligenti”, numerosi servizi come Wi-Fi e videosorveglianza a costi contenuti

 

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

«Solo tre anni fa non arrivavamo a 2 milioni di euro di fatturato. Nel primo semestre 2011 il nostro giro d’affari raggiunge i 10 milioni», esordisce Gianluca Moretti, amministratore delegato di Umpi (www.umpi.it), che abbiamo incontrato per approfondire la realtà di questa azienda italiana che negli ultimi tre anni ha vissuto una rapida crescita, portando la sua tecnologia anche all’estero.

Con 45 persone interne e più di 100 sul mercato, tra dealer, agenti e procacciatori, copre il territorio nazionale in maniera capillare e i due terzi dell’Europa «e, entro quest’anno, la copriremo totalmente». È strutturata in cinque aziende, delle quali una appena acquisita: Umpi Group, la holding, che fornisce alle altre servizi di amministrazione, finanza e controllo e servizi IT; Umpi Elettronica, specializzata nella progettazione e realizzazione di sistemi intelligenti basati sulla trasmissione di dati su linea elettrica mirati alla telegestione degli impianti d’illuminazione esterna e al controllo degli edifici nel settore pubblico e privato; Umpi R&D che svolge attività di ricerca e che impegna il 35% del personale; Adria Energy, E.S.Co. per titoli energetici, infine Biometrica, di recente acquisizione, «che si occupa di biometria, riconoscimento delle impronte digitali e dell’occhio. Una piccolissima eccellenza», spiega Moretti.

«Noi realizziamo un sistema elettronico che permette di far correre dati o immagini sulla rete elettrica, utilizzando le infrastrutture esistenti – racconta Moretti -. È come se avessimo una Lan estesa già depositata, perché in tutto il mondo ci sono reti di energia elettrica, ci sono i lampioni, uno ogni 30 metri. Facciamo passare il messaggio elettronico e trasformiamo i pali della luce da inerti a “intelligenti”. Partendo da questo punto si possono fare tante cose: videosorveglianza, display informativi, totem, collegamenti Wi-Fi, si possono controllare i parcheggi, il tutto senza dover fare scavi o pose di cablaggi».

Leggi anche:  Schneider Electric, l’efficienza operativa del data center non basta

«Abbiamo un brevetto sulla diagnostica dei corpi illuminanti che ci permette di ridurre il flusso luminoso, gestire l’illuminazione come se ogni lampione fosse un indirizzo IP – prosegue l’amministratore delegato -, per cui riusciamo a ottenere risparmi del consumo di energia e dei costi di manutenzione della rete di illuminazione che vanno dal 25 al 45%: esistono aree che vanno illuminate maggiormente e altre meno, mentre ora la corrente è erogata in tutte le aree per tutta la notte nel medesimo modo».

«Non va dimenticato – aggiunge – che l’illuminazione è la terza o quarta voce di costo di una città. Dunque vendiamo servizi che si ripagano in gran parte. Il costo varia da 250 a 350 euro a punto luce, con un ritorno dell’investimento in 5-6 anni. Inoltre la nostra politica commerciale prevede delle dilazioni in modo tale che non si paghi mai oltre l’attuale bolletta energetica».

Gli esempi non mancano. A Venezia Umpi ha 2.798 punti luce, a Bologna 2.000, a Genova 3.000, «ma abbiamo numerose installazioni anche all’estero – dice Moretti -, per esempio a Gedda, a La Mecca, in diversi siti in Inghilterra, Francia, Germania e tutto il Principato di Andorra è cablato».

Ma Umpi spazia anche nella domotica, «per esempio possiamo gestire il risparmio energetico in aziende ospedaliere usando la rete elettrica esistente».

«È una Adsl elettrica – spiega Moretti -, una Lan estesa che usa il filo elettrico per far transitare le informazioni. Inoltre, abbiamo sviluppato anche il software per la gestione, da noi brevettato, che governa ogni singolo punto collegato».

La ricerca e sviluppo sta anche lavorando a telecamere intelligenti che riconoscano anomalie «e qui il connubio con Biometrica ci permetterà di sviluppare dispositivi che riconoscano qualunque cosa».

Leggi anche:  La Apple Car è definitivamente morta