Intel, avanti tutta

Un incontro con Christian Morales, numero uno dell’area EMEA del colosso dei processori, per commentare l’ultima trimestrale e fare il punto sulle novità

 

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Christian Morales vice president e general manager sales marketing group EMEA di IntelLa trasformazione di Intel (www.intel.it), continua a dare buoni frutti. L’ultima trimestrale di metà ottobre rispecchia l’ottimo momento, con un fatturato di 13,5 miliardi di dollari e utili netti di tre miliardi. E se i ricavi rimangono stazionari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si ha pur sempre un incremento del 5% rispetto al trimestre precedente. Ancora più interessante il dato relativo al Data Center Group, una delle nuove aree in cui Intel sta orientando i propri sforzi di investimento, che arriva a sfiorare nel trimestre un fatturato di tre miliardi di dollari (per l’esattezza 2,9), mettendo a segno un incremento di due cifre (per la precisione +12%) rispetto all’anno precedente. Fin qui i dati salienti di cronaca finanziaria. Ma per capire le ragioni di questi risultati, abbiamo incontrato Christian Morales, vice president e general manager sales marketing group Emea di Intel, di passaggio nella sede italiana di Assago, alle porte di Milano, a fine ottobre. «È stato davvero un trimestre molto solido, in cui abbiamo messo a segno i risultati che gli analisti si attendevano nella loro guidance – ha spiegato Morales – con ottimi andamenti nelle aree strategiche dei data center, dello storage, della sicurezza e della connettività. Ma soprattutto abbiamo lanciato nuovi prodotti che ci posizionano bene per il futuro, come i processori Core di quarta generazione, che rendono possibili progetti innovativi per tablet e dispositivi 2 in 1, e introdotto più di 40 prodotti basati sulla tecnologia di processo a 22 nanometri, rivolti ai segmenti di mercato dei dispositivi ultra mobile e del networking, storage e server».

Il ruolo dell’Europa

Insomma, una Intel a tutta forza, che vede tuttora nell’area EMEA una delle aree strategiche di interesse, con l’Europa in primo piano, a dispetto di chi vorrebbe il Vecchio continente in declino. Alcuni dati sono significativi. «In questa area – ha detto Morales – vivono oltre due miliardi di persone e se nell’Europa occidentale il livello della popolazione è stabile o leggermente in declino, nelle altre parti del mondo, l’incremento delle nascite è rilevante, e questo rappresenta un fattore fondamentale di sviluppo. Ma poi non dimentichiamo che nell’area EMEA vi sono 12 tra i paesi più competitivi del mondo e 13 tra i più innovativi. Anche per questo, l’utilizzo delle nostre tecnologie è più elevato in EMEA rispetto alle Americhe e all’Asia-Pacific. E non è per caso che molti dei centri di studio e sviluppo delle maggiori case automobilistiche – tanto per prendere a esempio un settore tra i più importanti – siano localizzati in Europa. Oppure, pensiamo a iniziative come la recente Maker Faire di Roma, alla quale abbiamo aderito con entusiasmo e dove abbiamo presentato l’iniziativa Galileo basata sui processori Quark». Il riferimento è alla presentazione mondiale, avvenuta proprio a Roma a inizio ottobre, di Intel-Galileo, una scheda di sviluppo basata sulla nuovissima tecnologia Intel Quark e indirizzata alla vasta e ancora poco presidiata comunità dei maker, con lo scopo di facilitare la creazione di oggetti o ambienti interattivi per artisti, designer e appassionati del fai da te, che spesso non hanno un background tecnico. Ma l’interesse di Intel per l’area Emea è anche riassunto dalla constatazione che solo cinque anni fa, la società impiegava in Emea circa 12mila persone, mentre al momento attuale questo dato è oltre quota 20mila. «Abbiamo portato in casa moltissimi nuovi talenti – ha messo in evidenza Morales – anche attraverso l’acquisizione di società, e oggi la nostra presenza nelle tre macroregioni Americhe, Emea e Asia-Pacific è praticamente suddivisa in maniera equa con un terzo ciascuna».

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I quattro “pillar” del futuro

In questo scenario, Intel è una società che si sta sempre più focalizzando su quattro filoni principali. Il primo è quello dei “multi-device” – cioè pc, ultrabook, tablet e smartphone – nel quale Intel è ben posizionata per quanto riguarda il core dei pc e gode di una «presenza ragionevole» – come l’ha definita Morales – nell’ambito dei tablet, mentre si sta sempre più affacciando nel mercato dei processori per smartphone, con una prima offerta introdotta nella primavera 2012. Il secondo “pillar” della Intel di oggi trae origine dal fenomeno dei big data, su cui Intel ha «una solida presenza», anche perché – ha sottolineato Morales – «i big data non vanno solo messi nello storage, ma devono anche essere distribuiti e vanno ritrovati». In questo ambito, la società propone un’offerta software tra cui la recente Intel Enterprise Edition per Lustre, che strizza l’occhio anche a Hadoop, per l’analisi di elevatissimi volumi di dati. Il terzo pilastro è quello della security, dove «abbiamo un’offerta combinata di hardware e software capace di esprimere la gamma di soluzioni migliore al mondo» – ha spiegato ancora Morales. Infine, il quarto filone di azione, proiettato verso il futuro, è quello dell’Internet of Things, cioè l’Internet degli oggetti, che prevede l’utilizzo della rete per connettere anche le cose di uso comune e renderle “intelligenti”. E se i numeri di oggi non sono ancora da record, le prospettive sono strabilianti, con uno spazio di crescita non indifferente, visto che attualmente il 99 per cento degli oggetti non è ancora connesso alla rete delle reti. La ricerca Intel sta sempre più concentrandosi anche in questo ambito, forte di un’esperienza specifica che data da lungo tempo: «Quasi trenta anni fa – ha ricordato Morales – abbiamo sfornato i primi prodotti per questo settore, con soluzioni specifiche per l’ambito automotive».

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Le nuove interfacce

Su tutto, prevale quella che è la filosofia di fondo di Intel, volta a «offrire lo stesso tipo di esperienza su tutti i diversi dispositivi che ci si trova a utilizzare – ha messo in evidenza Morales – con massimi livelli di compatibilità, di facilità di uso e coerenza nelle interfacce, anche alla luce del fatto che sono pochissime le persone che si prendono la briga di consultare i manuali di istruzioni». Su quest’ultimo aspetto, quello delle interfacce di interazione con i device, «stiamo attualmente vivendo la grande trasformazione del touch, che oltre agli smartphone e tablet ha ormai abbracciato anche i pc – ha continuato Morales – e che si evolverà ulteriormente con l’utilizzo sempre più esteso della voce e soprattutto dei gesti». Non a caso, è stata recentemente lanciata una telecamera a tre dimensioni in grado di riconoscere i movimenti e i gesti per tradurli in comandi per i diversi apparecchi: un filone promettente che vede sempre più in prima linea la società. Anche con investimenti specifici: «Nella sola area Emea – ha detto Morales –  abbiamo investito in otto aziende che operano in ambiti all’avanguardia come per esempio il riconoscimento dei volti, i comandi impartiti con i movimenti degli occhi, oppure la voce. Tutto questo senza dimenticare – però – quello che è da sempre il core business della società, quello dei processori per pc, server e altri device, e che notoriamente vede Intel in posizione di assoluta leadership, grazie anche alle capacità innovative che da tempo la contraddistinguono: «Attualmente siamo gli unici a disporre della tecnologia produttiva a 22 nanometri – ha affermato Morales – e presto, a partire dal prossimo anno, avremo anche la capacità di 14 nanometri, con tutto quello che ne consegue in termini di efficacia e di ulteriori potenze di calcolo, concentrate in processori sempre più piccoli ed efficienti anche nel consumo di energia».

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