Le aziende italiane devono puntare su prodotti e innovazioni ad alto valore aggiunto: è il messaggio di uno studio dell’Osservatorio GeCo (Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione) del Politecnico di Milano. Sergio Terzi, direttore del Comitato Operativo dell’Osservatorio GeCo, ha parlato della competizione globale «che sempre più si gioca sulla capacità di generare innovazione e di metterla in pratica in tempi rapidi». Progettare in modo più efficiente e più efficace – ha detto – è «un’arte di origine italiana», che forse abbiamo smarrito, nel corso dei secoli. L’innovazione è una delle leve gestionali più importanti per mantenere i vantaggi competitivi della propria azienda e per incrementarne la redditività. Puntare soltanto al contenimento dei costi non è una strategia sufficiente per superare questa difficile congiuntura. La crisi, che ha fatto chiudere tante aziende, per molte altre realtà produttive è stata invece un’opportunità, perché ha costretto le organizzazioni a ripensare dalle fondamenta la propria strategia di prodotto e di processo.
Innovare non richiede necessariamente delle rivoluzioni: può portare a nuovi modelli organizzativi in grado di ottimizzare i processi, di valorizzare le risorse umane, di creare nuovi approcci verso i clienti. Occorre, certamente, l’abilità e la sensibilità del management, ma anche decisioni informate: è fondamentale, quindi, poter estrarre il reale valore spesso nascosto nei database aziendali. Così, oggi, i CIO hanno un ruolo centrale nelle organizzazioni, perché possono essere una leva per creare innovazione ed efficienza. Lo conferma Matteo Veneziani, direttore dei Sistemi Informativi di Expo 2015: «Il CIO deve continuare ad avere competenza e aggiornamento sulle tecnologie, ma deve anche essere in grado di supportare il business nell’individuazione di soluzioni, avendo solide conoscenze dei processi di business e competenze economico-finanziarie».
Non c’è bisogno solo delle persone giuste, ma anche di sistemi informatici basati su una tecnologia completamente fruibile, efficiente e semplice da usare, in grado di dare quello che serve quando serve. Lo ha spiegato, al SAS Forum Italia, Marco Paolini, drammaturgo, regista, attore e produttore italiano: «L’uso di strumenti adatti è fondamentale per trovare nuove strade. Dopo Galileo, anche l’esercizio del dubbio rappresenta uno strumento di conoscenza valido. In un mondo che ha paura di lasciare le vecchie idee, il cambiamento è l’antidoto alla crisi che non passa, perché sono le persone, le imprese a restare fermi: Galileo dimostra che ciascuno può essere agente di cambiamento».
Senza gli strumenti giusti, l’innovazione fallisce. Secondo IDC, quasi il 50% delle risorse stanziate per lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti sono sprecate, per Oracle l’80% dei lanci di nuovi prodotti sul mercato non raggiunge gli obiettivi definiti in fase di studio del prodotto.
In questo scenario, si rivelano molto utili gli analytics, visti non come tecnologia, ma come strumento per misurare i processi aziendali, la performance del capitale umano, le dinamiche della domanda, i fattori di rischio e capace di individuare sia gli elementi di forza, su cui far leva per allargare il vantaggio competitivo, sia gli elementi di criticità, su cui agire con opportuni interventi correttivi.
Una ricerca Capgemini mostra che le aziende che attribuiscono maggiore importanza ai processi decisionali basati sull’analisi dei dati hanno ottenuto miglioramenti del 5-6% superiori rispetto alle aziende che basano le decisioni unicamente sull’intuito e sull’esperienza.
Le aziende che riescono ad analizzare al meglio i propri dati hanno a disposizione una fonte di Intelligence con la quale proiettare una fotografia sufficientemente chiara del domani sull’oggi, e in base a essa innovare i propri processi, per essere sempre competitivi sul mercato. Ed è proprio questa capacità di prevedere il futuro, l’unica strategia per mantenere o conquistare una posizione di leadership.