È sempre più evidente che esista un divario fra le competenze IT richieste e quelle disponibili. Solo in Europa, è stato stimato siano un milione i posti di lavoro vacanti in ambito IT, mentre le richieste di esperti in materie STEM (Science, Technology, Engineering & Mathematics) hanno registrato un’impennata fino al 300% a livello mondiale. Si tratta di un problema da affrontare con la massima priorità. Sviluppare competenze IT è fondamentale per la crescita delle imprese, per creare posti di lavoro e in generale per supportare l’innovazione. L’urgenza è maggiore in nazioni come Grecia, Italia e Spagna che negli ultimi anni hanno sofferto una crescita molto lenta o negativa del PIL. In questi Paesi, i posti disponibili in ambito ICT contribuirebbero ad affrontare il dramma della disoccupazione giovanile, che in Italia a ottobre 2013 (per la fascia di età 15-24 anni) è balzata al 41,2% raggiungendo purtroppo un nuovo record storico.
Per incoraggiare le nuove generazioni a formarsi in quest’area, è necessario coinvolgere gli studenti e interessarli alle materie STEM. Per prima cosa, prospettando loro le opportunità professionali che si possono aprire. Tutte le aziende, non solo quelle dell’area tecnologica, richiedono profili STEM: una ricerca IDC ha evidenziato che entro il 2015, il 90% delle occupazioni richiederà queste competenze.
In secondo luogo, perché si tratta di materie affascinanti, che danno stimoli intellettuali straordinari: basti pensare agli impatti che la tecnologia ha in tutti gli ambiti della nostra vita. In qualche modo, rende un po’ più artefici del proprio destino. Fare in modo che gli studenti nutrano interesse per la tecnologia non è però sufficiente; è importante attuare cambiamenti nei programmi di studio. Se ai giovani viene chiesto di sviluppare conoscenze mirate, l’informatica deve essere insegnata come materia centrale, come la matematica o la letteratura. Oggi, sono ancora molti i paesi che non contemplano l’ICT come materia didattica. E comunque, la maggior parte delle scuole in EMEA tende a proporre solo lezioni di informatica di base, che è altra cosa: gli studenti sono senza dubbio pronti per un percorso di apprendimento molto più approfondito, da formalizzare mediante nuovi e più estesi percorsi di formazione. C’è anche una buona notizia: molti governi hanno già compreso l’urgenza e avviato la revisione dei programmi di istruzione. È qui che devono entrare in gioco le aziende del settore tecnologico con la loro capacità di aggiungere valore, collaborando con i soggetti pubblici per la creazione di piani di studio capaci di fornire le competenze di cui avranno bisogno i nostri giovani. Iniziative come la “Grand Coalition for Digital Jobs” offrono una piattaforma ideale a questo fine. Oracle si è impegnata a collaborare a questa importante iniziativa, costituita dalla UE nel marzo 2013, con l’obiettivo di unire le forze del settore pubblico e delle aziende per contrastare la carenza di competenze digitali. Concretamente, si propone di rendere più attrattivo il mondo della tecnologia attraverso progetti volti ad avvicinare il mondo dello studio e del lavoro, con una condivisione dei bisogni degli studenti e degli obiettivi delle aziende, l’organizzazione di training creati insieme alle imprese ICT, la definizione di certificazioni europee sui digital skill, lo stimolo concreto di iniziative di start-up a livello europeo.
È questo il tipo di iniziative di cui abbiamo bisogno per affrontare con successo il problema delle competenze ICT, con l’auspicio che possa essere replicato in tutta la regione EMEA.
Pierfrancesco Di Giuseppe, country leader Oracle Italia