Il rischio di usare analytics su set di dati sbagliati e la necessità di superare lo storage meccanico con la tecnologia flash
«In un certo senso questa è la seconda puntata dell’evento di quattro mesi fa» – ha esordito Paolo Degl’Innocenti, vice president software IBM Italia (www.ibm.com/it), nell’introdurre la densa giornata che il 9 ottobre ha riunito una vasta platea di persone in una location forse inusuale, ma adatta allo scopo, come un cineplex alle porte di Milano, per l’evento “IBM SolutionsConnect 2013”. Il riferimento era all’evento “IBM BusinessConnect”, svoltosi verso la fine dello scorso maggio nel capoluogo meneghino. Il successo dell’iniziativa di maggio, che aveva lo scopo di introdurre e approfondire le visioni strategiche, ha convinto Big Blue a replicare il formato, dedicando la giornata di inizio autunno ad analizzare le soluzioni IT per tradurre in realtà queste visioni. «Lo scopo è sempre quello di aiutare i nostri clienti a trarre il massimo valore di business dall’evoluzione dell’IT, che avviene sempre più nel segno di quelle quattro parole ormai notissime: social, mobile, big data e cloud. Perché la diffusione pervasiva del social e del mobile, insieme alla potenza del cloud e alle possibilità offerte dall’utilizzo dei big data e dell’analytics costituiscono opportunità senza precedenti che è necessario cogliere per essere sempre competitivi» – ha sottolineato Degl’Innocenti.
L’intervento di Oded Cohn, direttore del Laboratorio di ricerca IBM di Haifa in Israele, ha permesso di toccare con mano come le innovazioni possano tradursi in vantaggi di business reali e tangibili, come per esempio, nell’ambito Energy & Utilities, con la società Arad Group che si occupa di contatori d’acqua automatizzati: grazie all’analytics, è stato possibile ridurre i costi dell’acqua e migliorare del 50% l’individuazione dei contatori difettosi. Ma non solo. Cohn ha anche citato alcuni esempi italiani, come la soluzione ObjectStore realizzata per la RAI, una sorta di cloud storage avanzato che consente di mettere contenuti di tutti i tipi, anche video, nel cloud, per poi gestirli in maniera rapidissima, oppure il caso dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che oggi può avere analisi più approfondite nei dati relativi ai pazienti, con un’ottimizzazione generale e una riduzione significativa dei costi. «Sono solo alcuni esempi di come si può applicare l’innovazione che – però – oggi deve essere collaborativa e globale. Non a caso, IBM ha quasi 70 anni di storia nell’innovazione e può vantare tra le sue fila cinque premi Nobel, e oggi conta 12 laboratori in tutto il mondo, tra i quali quello di recentissima inaugurazione in Kenia. In tutti questi anni, la ricerca IBM è cambiata, passando dalla ricerca isolata alla realizzazione di progetti congiunti, per arrivare a quella degli anni Duemila, che noi chiamiamo “radical collaboration”, volta a creare l’innovazione dello Smarter Planet» – ha spiegato Cohn.
Molto stimolante anche l’intervento di Ambuj Goyal, general manager IBM System Storage & Networking, che ha sottolineato il ruolo delle tecnologie nel tradurre in pratica le nuove frontiere dell’IT. «Quello dei big data è solo l’inizio di un lungo percorso, che richiede che vengano analizzati i dati giusti: il rischio di avere quello che in gergo si chiama “Garbage In Garbage Out”, cioè se immetto spazzatura in un sistema, questo mi restituirà spazzatura, è sempre in agguato, e potrebbe andare a finire che il risultato di usare gli analytics sul set di dati sbagliati sia quello di prendere ancora più rapidamente le decisioni sbagliate». Infine, il “flash factor” è stato un altro aspetto sottolineato da Goyal: «Negli ultimi dieci anni, tutto si è velocizzato notevolmente, i processori sono più veloci di 8-10 volte, le memorie Dram di 7-9 volte, le reti addirittura di 100 volte, mentre i disk drive solo di 1,2 volte. Per avere analytics sempre più rapidi, non possiamo rimanere ancorati allo storage meccanico, ma dobbiamo accelerare sulla tecnologia flash».