Quest’anno Internet compie vent’anni. Ad aprile 1993, il CERN di Ginevra annunciava il World Wide Web, rendendo la rete accessibile a tutti e rivoluzionando il modo di comunicare di miliardi di persone nel mondo: superamento di ogni barriera geografica, istantaneità e contemporaneità delle comunicazioni, possibilità di scambiare documenti e informazioni a costi molto inferiori ai mezzi di comunicazione tradizionali. La nostra intuizione, nel 2000, è stata quella di immaginare l’impatto della Rete – attraverso applicazioni sviluppate ad hoc – su uno degli ambiti aziendali più rilevanti, anche in termini di bilancio e competitività, in altre parole, il processo di acquisto e la gestione della supply chain. Si tratta – infatti – di processi caratterizzati da moltissime interazioni e scambi documentali (con i fornitori, tra funzioni aziendali interne, con enti amministrativi…), tuttora gestiti con modalità di comunicazione poco strutturate e inefficienti come il telefono, il fax o la posta, producendo enormi volumi di carta stampata. Pensiamo solo alle migliaia di fornitori con cui interagiscono tipicamente le grandi aziende, soprattutto in uno scenario di mercato sempre più globale e complesso, e alle molteplici comunicazioni alla base di ogni acquisto o appalto. Se consideriamo poi gli adempimenti amministrativi che ogni azienda deve affrontare nel ciclo di acquisto e ordine, è facilmente comprensibile il vantaggio di utilizzare modalità di comunicazione poco costose, dematerializzate, veloci, tracciabili e collaborative, oltre che rigorosamente strutturate dal sistema. E le imprese, sempre più spinte alla ricerca di competitività, lo hanno capito bene… Un approccio innovativo alla spesa consente di ridurre i costi di acquisto e processo, di ampliare la visibilità sulle alternative di fornitura, di aumentare il presidio della spesa e di attivare processi decisionali trasparenti e sostenibili perché basati su quadri informativi strutturati e oggettivi. Le resistenze al cambiamento – tipiche di ogni innovazione tecnologica – sono progressivamente sfumate, a fronte dei risultati. L’adozione delle soluzioni di eSpend Management si è moltiplicata grazie alla disponibilità – come nel nostro caso – di prodotti software as a service (SaaS), senza esigenza di investimenti in infrastrutture IT da parte di ciascuna azienda.
Se l’impresa sta cogliendo appieno le opportunità della digitalizzazione, la pubblica amministrazione presenta comportamenti contrastanti, nonostante un assetto normativo che incoraggia il passaggio al digitale. Ci sono paesi, come il Regno Unito, dove gli appalti per le Olimpiadi di Londra sono stati gestiti interamente per via telematica, azzerando carta, contenziosi procedurali e assicurando trasparenza totale. Non solo. Dove la “spending review” pubblica è stata fatta con il supporto della tecnologia italiana di analisi della spesa, il risparmio delle casse pubbliche in pochi mesi è stato di oltre tre miliardi di euro. E ci sono paesi come l’Italia dove, a parte alcune iniziative “di eccellenza”, la strada della digitalizzazione procede lentamente. Come cittadino italiano, oltre che AD di un’azienda di tecnologia italiana, spero che la politica “cambi marcia” rapidamente. Alcuni segnali ci sono, come ad esempio il recentissimo D.M. 3 Aprile 2013 in materia di fatturazione elettronica. Il sistema Paese non può più procrastinare interventi per razionalizzare la spesa pubblica rendendola più trasparente, efficiente e meritocratica.
Nader Sabbaghian, amministratore delegato di BravoSolution