Il deployment secondo HP: da mesi a minuti


Virtualizzare la rete, centralizzarne il controllo in modo intelligente, automatizzare il deployment delle applicazioni, sono gli obiettivi raggiunti da HP e presentati all’Interop di Las Vegas

Las Vegas – Il contesto è Interop 2012 tenutosi nella cornice di una splendida Las Vegas tra il 6 e il 10 maggio. Workshop e conferenze su vari temi di IT si sono susseguiti praticamente senza sosta. Le aziende del settore hanno fatto, come sempre, a gara, per presentare prodotti e servizi. Parecchi i temi trattati: Cloud computing, data center, networking, virtualizzazione, VoIP, IT Automation, Green IT, sicurezza, storage, wireless&mobility.
È qui che abbiamo avuto occasione di incontrare il team di HP (www.hp.com), di prendere atto di quanto l’azienda stia puntando sul tema del networking, conscia della criticità di un momento in cui il Cloud sta diventando lo standard prossimo futuro, i mobile device, anche e forse soprattutto quelli personali, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante e strategico.
Ad aprire le danze, Bethany Mayer, senior vice president and general manager di HP Networking, realtà che ha avuto otto trimestri consecutivi di crescita dei ricavi e produce 2,5 miliardi di dollari di fatturato annuo. Il messaggio che lancia è molto chiaro, supportato, se fosse necessario, da uno studio di IDC: le legacy network (reti proprietarie) hanno fatto il loro tempo. Il Cloud ha dimostrato chiaramente che è necessario ripensare radicalmente il concetto di networking; dopo aver virtualizzato tutto il resto è ora arrivato il momento di virtualizzare anche la rete. Configurare manualmente la rete, effettuare il deployment delle applicazioni dal data center all’utente finale richiede oggi tempi molto lunghi, la cui unità di misura spesso è il mese. Bisogna, e si può fare, ci assicura Mayer, trovare il modo per passare dai mesi ai minuti. Se da una parte risulta indispensabile una gestione intelligente e centralizzata della rete che permetta di configurarla centralmente, indipendentemente dai dispositivi che la compongono, dall’altra è necessario far sì che il deployment delle applicazioni possa avvenire in modo rapido e automatizzato. La soluzione ci viene sintetizzata da Mayer: «L’IT ha bisogno di muoversi alla velocità dell’organizzazione, ma le applicazioni legacy, la configurazione manuale della rete e degli utenti fanno da ostacolo. Attraverso HP Virtual Application Networks e la collaborazione con F5, i nostri clienti saranno in grado di virtualizzare e automatizzare l’intero processo di configurazione, dall’applicazione alla rete».
In altre parole HP Virtual Application Networks permette alle organizzazioni di avere una visione virtualizzata e globale della rete, consentendo loro di trasformare una rete fisica in una virtuale, programmabile, multitenant e application-aware. Sfruttando tecnologie di rete software-defined come OpenFlow, HP Virtual Application Networks può utilizzare dei template per il delivery degli applicativi in modo automatico.
Per completare il tutto, il portfoglio di F5 (www.f5.com), azienda che collabora con HP e specializzata in Application Delivery Networks (Adn), consente ai clienti di gestire in modo automatico e con supporto grafico la distribuzione delle applicazioni in tutta l’infrastruttura IT adattandosi in tal modo alle esigenze di business on demand e garantendo alle applicazioni sicurezza, velocità e disponibilità. In altre parole è possibile creare un’infrastruttura dinamica che massimizza le prestazioni e la disponibilità delle macchine fisiche e virtuali per gestire la distribuzione delle applicazioni su più dispositivi, compresi quelli mobili, grazie anche all’utilizzo di HP Intelligent Management Center.
Solo per dare alcuni valori, secondo i test effettuati da HP e F5, i benefici che le aziende possono ottenere si possono desumere dai seguenti esempi: riduzione significativa dei tempi di download per gli utenti, riduzione di circa il 70% dello spam e un incremento dell’efficienza degli amministratori di circa il 33% per quanto riguarda Microsoft Exchange 2010; risparmio di circa il 40% delle risorse dei server e incremento di circa il 60% della densità delle macchine virtuali, con un’accelerazione delle applicazioni fino a tre volte; riduzione di spostamento di una virtual machine da un data center a un altro per motivi di disaster e recovery da 20 minuti a 38 secondi.
Alle parole sono seguiti i fatti. Il giorno successivo Mike Banic, vice president of global marketing for HP Networking, dopo averci illustrato in dettaglio l’HP Networking OpenFlow dalla sua nascita a oggi, ha ceduto la parola a Matt Davy, chief network architect, Indiana University, che ha presentato un’applicazione concreta fatta di numeri davvero impressionanti: 120mila utenti di cui oltre il 95% Byod (bring your own device), migliaia di dispositivi di rete, supporto alla ricerca, problemi di adesione agli standard e, soprattutto, far diventare il tutto un’unica infrastruttura. E, se ancora non fosse sufficiente, la collaborazione di HP con DreamWorks Animation che ha permesso la distribuzione geografica della produzione di film di animazione quali Puss in Boots, Kung FU Panda 2 e Madagascar 3. Alla fine non poteva mancare una visione diretta dei prodotti presso lo stand; a colpire in particolar modo è stata l’interfaccia del software: immediata, semplice e intuitiva nonostante l’elevata complessità.

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