Una torre nuova per Zucchetti


Nell’ambito della propria attività, volta a dare un contributo fattivo all’ambiente e alla società in cui opera, Zucchetti conferma il proprio impegno, rivisitando con l’aiuto di un famoso architetto l’ex torre della Provincia. A beneficio della propria nuova sede, ma anche dei cittadini di Lodi

 

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A parlare di certe aziende e, soprattutto, di certi imprenditori si corre sempre il rischio di scadere nell’elogio o, peggio, nel panegirico. Eppure di personaggi illuminati il mondo in generale (e l’Italia in particolare) ha sempre più bisogno. Così, quando si incontra un manager che, come Domenico Zucchetti, ha saputo trasformare uno studio di dottori commercialisti in un’azienda con 1.800 dipendenti, che è oggi uno dei principali protagonisti del mercato italiano dell’Information Technology, in crescita da 30 anni, è arduo non cedere alla tentazione di tesserne le lodi. «Le oltre mille persone di Zucchetti che lavorano nella ricerca e sviluppo a tempo pieno – aggiunge Antonio Grioli, presidente del comitato di direzione Zucchetti (www.zucchetti.it) – significano che, per ogni due persone Zucchetti che sono sul mercato ad assistere il cliente, ce ne sono tre che stanno già pensando al futuro». E i risultati si vedono: nel 2010, in un momento in cui il mercato IT subiva una forte contrazione, Zucchetti metteva a segno una crescita del 3%, con 4mila nuovi clienti che portavano il totale a quota 73mila. A questi risultati si aggiunge la lunga lista di premi assegnati al gruppo, tra cui il “Great Place to Work” assegnato ogni anno alle aziende in base alle votazioni liberamente tributate dal personale. Ancora, il “Premio dei premi”, assegnato dalla Presidenza del Consiglio alle aziende che abbiano saputo utilizzare al meglio l’innovazione come leva competitiva.

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La torre

Ma è la nuova sede di Zucchetti, l’ex torre della Provincia di Lodi, trasformata dall’estro del noto architetto torinese Marco Visconti (www.aedas-visconti.it), a rubare la scena nell’incontro pomeridiano alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dov’è stato possibile ammirare la torre e altre realizzazioni di Visconti, come la mensa e alcune strutture avveniristiche dello stabilimento Ferrari di Maranello. «L’idea alla base del progetto è stata quella di mantenere la struttura originale della torre, modificandola per migliorarne la fruibilità – spiega a Data Manager Visconti -, confermando l’impegno verso la sostenibilità e l’ambiente». L’edificio, a pianta quadrata, era di cemento armato e occorreva risolvere un problema legato a come far salire la pianta realizzando volumi separati. «Un ulteriore problema, dovendo installare terminali con monitor, era l’elevata luminosità della struttura, che causa un riflesso sugli schermi piuttosto fastidioso per chi deve lavorare molte ore». La soluzione ideata da Visconti e dal suo studio Aedas è stata quella di basarsi su una struttura a trama variabile, posta all’esterno dell’edificio e differente dalla parte esposta a nord (meno fitta per lasciar passare più luce) e per esempio a sud. «A sud è situato un camino solare – aggiunge Visconti -, il cui scopo è quello di assorbire raggi solari, riscaldandosi e mettendo in moto tutta l’aria della torre». Inoltre, tra la struttura esterna tubolare metallica e l’edificio vero e proprio c’è uno spazio dove è previsto l’inserimento di piante verdi, che contribuiranno a mantenere un clima ideale all’interno. «All’esterno dell’edificio, è stata prevista la realizzazione di una grande fontana con sei specchi d’acqua a terrazza, che consentirà di rinfrescare l’aria d’estate». Gli elementi fotovoltaici e lo sfruttamento dell’energia geotermica e del sistema di rinfrescamento naturale rendono il progetto della torre Zucchetti, oltre che un progetto sostenibile, un esempio di recupero e riutilizzo intelligente di edifici pubblici. Nulla è stato lasciato al caso: dai parcheggi sotterranei che consentono ai dipendenti Zucchetti di entrare nella torre direttamente dal basso, al grande ingresso a pianterreno per i visitatori, che attraverseranno il grande specchio d’acqua su cui si affaccia l’edificio. All’interno, il vano scale è stato rivisitato, mentre due ascensori garantiranno l’accesso ai 14 piani, che saranno “abitati” da circa 300 persone.

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Il successo in concreto

Il rapporto di Zucchetti con l’innovazione è sempre stato molto stretto e, soprattutto, concreto: «L’innovazione ha un rapporto di proporzionalità inversa con il parlare d’innovazione – nota Grioli -: di solito, chi più ne parla, meno ne fa». È per questo che l’azienda ha sempre seguito, aggiunge Grioli, un approccio pragmatico. «Lo stesso che abbiamo seguito nel progetto della torre di Lodi: affidarci a un architetto che, come Visconti, sia in grado di coniugare genialità a pragmatismo, per riuscire a dare corpo, concretezza ai sogni». Che, in questo caso, come in molte delle avventure targate Zucchetti, hanno un nome e un cognome: Domenico Zucchetti, fondatore e tuttora anima del Gruppo, anche se dietro le quinte, avendo passato il testimone (azione che è valsa all’azienda un altro premio, della Camera di Commercio di Monza Brianza e di Milano “Di padre in figlio – il gusto di fare impresa”) ai figli Alessandro e Cristina. «Il progetto ha avuto inizio con una telefonata che mi ha fatto Domenico Zucchetti, dicendo: “abbiamo comprato una torre, ma non ti illudere… è piccola”», chiosa Visconti sorridendo.