Leader globale delle tecnologie al servizio dell’innovazione e della gestione dell’informazione, EMC consolida il proprio ruolo di orchestratore del fenomeno big data, proponendo soluzioni in grado di incidere profondamente sulla trasformazione e la competitività delle aziende
Il percorso di cambiamento che le aziende leader del comparto tecnologico hanno affrontato nell’ultima decade contiene una straordinaria lezione per chi cerca di fare luce sulla profonda trasformazione che l’informatica stessa ha subito in questo periodo. Aziende che negli anni precedenti avevano costruito i grandi paradigmi del mainframe, della microinformatica e delle architetture client/server e che hanno saputo affrontare i cambiamenti e la crisi di inizio terzo millennio – accettando il rinnovamento persino a costo di deviare anche in modo radicale dai consueti tracciati – sono spesso state le prime a lanciare un messaggio e guidare i clienti verso un modo nuovo di concepire e utilizzare l’hardware e il software. EMC (www.italy.emc.com) è uno di questi protagonisti e nel 2014 festeggerà 35 anni di vita. Il suo leggendario CEO, Joe Tucci, insediatosi in tale veste nel 2001, fa parte del ristretto novero di personalità visionarie che sono state – e sono ancora – capaci di influire sulla dimensione culturale dell’industria. Il brand, volutamente ispirato alla celeberrima formula di Einstein, deriva in realtà dalle iniziali dei cognomi degli imprenditori che nel 1979 avevano fondato EMC sulla costa orientale degli Stati Uniti, per massimizzare l’allora crescente domanda di memoria RAM per minicomputer, tanto che il primo prodotto dell’azienda fu proprio una scheda allo stato solido da 64 kilobyte di capacità.
Quando arriva la crisi delle dot-com, EMC è già diventata un colosso dello storage. Nel secondo trimestre del 2000, EMC per la prima volta raggiunge i due miliardi di dollari di fatturato. Ma è in virtù delle geniali intuizioni di Tucci, se – oggi – EMC può vantarsi non solo di aver praticamente triplicato quei volumi, con un fatturato 2012 pari a 21,7 miliardi di dollari (sei dei quali generati in Europa) e circa 60mila dipendenti in tutto il mondo, ma anche di aver affrontato una trasformazione interna che l’ha portata a diventare qualcosa di molto diverso da una grande azienda specializzata in sistemi di archiviazione dei dati. Con la propria variegata offerta di prodotti e soluzioni e la leadership nel campo della virtualizzazione e dei big data – che sono i due pilastri del cloud computing – EMC è un protagonista assoluto delle infrastrutture tecnologiche su cui si sta costruendo il futuro dell’informatica e di un’economia sempre più “bit-dipendente”. Questa trasformazione coinvolge anche l’Italia e i tantissimi clienti nazionali con cui EMC collabora, sotto la guida di un dinamico team manageriale locale, con una nuova strategia di squadra fortemente voluta da Marco Fanizzi, amministratore delegato e direttore generale, che in pochissimo tempo ha implementato una best practice manageriale che sta facendo scuola a livello corporate.
Il mentore di Fanizzi è stato Michele Liberato, presidente di EMC Italia e membro del Board di EMC International, chiamato personalmente da Tucci a presiedere la filiale italiana, quando il tecnico di scuola pisana, laureato in scienze dell’informazione nel 1974, era ancora un autorevole vice president di Accenture, incarico che ha mantenuto fino al 2012, cinque anni dopo il suo ingresso ufficiale in EMC. Liberato spiega a Data Manager come EMC sia riuscita a ribadire la sua leadership, affrontando al momento giusto una fase di diversificazione, senza per questo smettere di focalizzarsi sulla propria mission di assicurare la conservazione e la protezione del dato. «Il punto è riuscire a farlo oggi – dice Liberato – con dati ormai destrutturati. Sulle componenti hardware e software di EMC, Joe è riuscito a realizzare un mosaico assolutamente unico e non esistono aziende che possano vantare altrettanta completezza di offerta nelle fondamentali attività di conservazione e di trasformazione del dato in informazione».
STRATEGIA E AZIONE
La fase di riposizionamento ed espansione pilotata da Tucci ha pochi precedenti nella storia delle aziende tecnologiche. Pur avendo acquisito una dimensione consulenziale inedita, rispetto alle sue origini, EMC continua a essere una realtà incredibilmente focalizzata sulle tecnologie. Una media del 12% del fatturato è reinvestita in ricerca e sviluppo, un altro 10% alimenta una strategia di acquisizioni, che in cinque anni ha generato un investimento complessivo di oltre 11 miliardi di dollari, per un totale di circa ottanta società rilevate. «Grazie a questo mosaico – prosegue Liberato – EMC negli ultimi anni è maturata moltissimo. Ieri, eravamo un buon provider di storage. Oggi, siamo fornitori di ICT a tutto tondo. Siamo al servizio di piattaforme cloud di importanza nazionale, esportiamo soluzioni e siamo partner di grandi clienti globali. Anche in Italia, diamo la stessa affidabilità, assistenza ai clienti, specialisti in grandi soluzioni di archiviazione». L’attuale primato di EMC in un mercato globale di cui detiene oltre il 30% di market share è legato, secondo il presidente della filiale italiana, al carattere sistemico dell’offerta.
EMC Italia è diventata un’azienda capace di stabilire accordi strategici con gli operatori italiani, contribuendo con i propri manager in prima linea alla cultura manageriale corporate. «Un’evoluzione di cui essere orgogliosi» – riconosce Liberato, sottolineando i diversi ambiti in cui EMC può contribuire all’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana, con la modernizzazione dei sistemi a supporto della PA. EMC è in grado di spaziare – infatti – dalla sicurezza con la sua divisione RSA, alla gestione documentale con Documentum, alla conservazione intelligente con le sue soluzioni di storage.
Nel 2013, EMC festeggia anche il decimo anniversario dell’operazione VMware, il pioniere della virtualizzazione che in questo lasso di tempo ha quasi decuplicato il suo valore. «Mettendo insieme tutto questo e confrontandolo con la necessità di una robusta piattaforma cloud per la pubblica amministrazione italiana, di processi integrati e di razionalizzazione – conclude Liberato – EMC Italia è in grado di creare qualcosa di veramente duraturo, contribuendo alla rinascita della grande informatica che – se non può più essere di prodotto perché hardware e software sono ormai di importazione – può fare innovazione attraverso la reingegnerizzazione dei processi e l’impiego ottimale delle tecnologie. Noi italiani abbiamo tutta la creatività necessaria, siamo bravi nel creare centri di competenza verticali. E all’interno di realtà globali come EMC, possiamo esportare questo know-how».
CAMBIARE PASSO DI MARCIA
Con l’arrivo di Marco Fanizzi, la filiale italiana ha cambiato passo di marcia. La cultura di impresa – che già esisteva – è stata amplificata e valorizzata, attraverso il rinnovamento del management e coinvolgendo ogni singolo dipendente. Il nuovo modello di valorizzazione del capitale umano ha premiato le risorse e le capacità individuali, facendo perno sugli aspetti del business e sulla responsabilità che un’azienda globale come EMC finisce inevitabilmente per avere nell’ambito della società in cui opera. Fanizzi e i suoi collaboratori sono intervenuti sui processi di vendita, sui rapporti con la suddivisione del mercato – dai top alla clientela medio-piccola – anche alla luce dell’accordo globale, che ha dato vita al brand LenovoEMC per l’offerta dello storage di rete che copre dal segmento consumer fino alla media azienda. In questo modo, ai grandi clienti strategici della fascia enterprise si aggiunge la fascia media verso cui si rivolgono i system integrator che collaborano strettamente con EMC – oggi – interessata anche a creare reti e consorzi “virtuali” in grado di sviluppare e – soprattutto – di condividere soluzioni sempre nuove. Per il segmento più peculiare del tessuto imprenditoriale italiano, quello delle aziende più piccole, EMC si affida alla propria rete di partner locali, con risultati che Fanizzi definisce «estremamente soddisfacenti». Figura chiave scelta da Liberato per pilotare il processo di rifocalizzazione di EMC Italia, l’attuale AD e direttore generale ha fatto il suo ingresso in EMC dopo una lunga esperienza in Symantec e prima ancora in Sun Microsystems e Italtel. Per il presidente Liberato è «il leader ideale per le nostre operations in Italia», un manager che crede profondamente nella sua squadra. «Il mio stile – dice Fanizzi – è sempre stato quello di far leva sulle persone, sulla fiducia che queste sanno ispirare, su una costante percezione dei bisogni del cliente e sulla necessità – soprattutto in momenti difficili – di costruirvi intorno un progetto connotato come un vero e proprio distretto di persone e competenze». Assertivo e con uno stile di management pratico e collaborativo, Fanizzi non ha remore nel riconoscere il talento: «Quando sono premiato per i miei successi di manager è giusto che siano premiati tutti, anche quelli meno esposti alle luci dei riflettori». Dare più valore alle risorse interne, puntando tutto sulla crescita individuale, rappresenta uno dei punti principali della sua strategia aziendale. Fanizzi – infatti – ha riassegnato ben tredici posizioni di middle management, puntando molto proprio sulla capacità e l’esperienza interna. «In generale – avverte Fanizzi – acquisendo forze esterne, il cambiamento può essere più rapido, ma se si vuole andare in profondità, bisogna agire con logiche diverse».
PENSARE E AGIRE DIVERSAMENTE
«Nel concreto – spiega Fanizzi – è stato messo a punto un dettagliato e rigoroso piano di operations, basato sulla qualità delle persone e delle relazioni che queste stabiliscono con il mercato. Questo programma è alla base del progetto Sigma@500 “Sustainable Italian growth model”. Il modello si basa su cinque pilastri di intervento – tra cui market, operations, people – affidati ad altrettanti responsabili. Il modello è assolutamente cross-funzionale e prevede il coinvolgimento di tutte le funzioni. I cinque pilastri si articolano a loro volta attraverso oltre venti specifici “stream” di intervento, ciascuno dei quali è misurabile con precisi indicatori di performance che determinano lo stato di avanzamento del lavoro. Per rafforzare la visibilità esterna e dare maggiore coesione interna, EMC è entrata nel circuito internazionale Great Place to Work, ha avviato iniziative di social responsibility e ha partecipato alla realizzazione di progetti di rilevanza nazionale, come la digitalizzazione della Biblioteca Apostolica Vaticana. Uno dei momenti più significativi della “conduzione” Fanizzi è stato l’evento EMC Forum, organizzato insieme ai principali partner tecnologici e di integrazione, che con la prima edizione del 2012 ha coinvolto speaker e visitatori qualificati, diventando una istantanea best practice a livello europeo. «Da mesi, siamo al lavoro per l’edizione di quest’anno, che si terrà il prossimo 14 novembre a Milano, con l’obiettivo sfidante di offrire contenuti sempre più interessanti per il business dei nostri clienti e di coinvolgere un numero maggiore di partecipanti».
INNOVAZIONE D’IMPRESA
Un aumento di market share intorno ai cinque punti percentuali non si spiega solamente con la visibilità e con la maggior capacità di incidere sul territorio e la società. La qualità dei prodotti e delle persone resta sempre il primo motore di crescita. Oggi – però – in termini di mercato, le difficoltà da superare non riguardano la tecnologia, ma la scarsa volontà di innovazione, l’immobilismo, la diffidenza da parte degli utenti.
«Dalla crisi per ora non si esce – ammette Fanizzi – ma ho comunque la sensazione che il mercato si sia stabilizzato e bisogna pensare al futuro». Secondo l’AD di EMC Italia, le grandi linee di tendenza sono chiare. I volumi dei dati e il numero di dispositivi connessi sono in forte crescita. I costi continuano a contrarsi. L’unica leva possibile è la maggiore efficienza, la multicanalità e la capacità di fare molte più cose, ottimizzando la spesa.
EMC affronta questo scenario facendo leva sulle proprie tecnologie e il suo sistema di alleanza, ma anche potenziando le strategie commerciali legate alle linee di prodotto più innovative: la virtualizzazione e i servizi associati al brand VMware e la nuova piattaforma Pivotal, un affresco tecnologico costituito da elementi comuni all’offerta tradizionale di EMC con l’innesto di nuovi contributi provenienti dall’acquisizione della società Greenplum e dalla partecipazione diretta del gruppo GE, che in Pivotal ha investito in modo significativo. «Obiettivo di Pivotal – spiega Fanizzi – è di fornire alle grandi aziende gli strumenti per lanciare nuovi servizi di business che al momento sono di esclusiva prerogativa delle grandi web company attraverso il cloud, gli analytics e la capacità di sviluppo rapido. Ingredienti questi che permettono di generare informazione e valore in un contesto in cui occorre anche essere molto flessibili nel modo di accedere ai dati, poichè questi possono risiedere nella rete aziendale o nel cloud. Fino a oggi questa flessibilità non c’era». Sul piano dell’offerta tecnologica EMC promuove anche il concetto di “software defined data center”, basato su una virtualizzazione ancora più spinta delle risorse di calcolo fisiche, fino ad abbracciare anche la connettività di rete. Il risultato di questo approccio si concretizza nell’alleanza tra EMC, Cisco e VMware. Con questa piattaforma convergente, i clienti possono costruirsi un data center su misura, assemblando semplici moduli, che racchiudono tutto l’hardware e il software necessario.
FARE IMPRESA SUL TERRITORIO
Nei confronti del mercato, EMC gioca simultaneamente la carta delle partnership globali e locali, collaborando sia con i big player della tecnologia – come nel caso di Lenovo o di Cisco per Pivotal – e con i business partner, che sul fronte enterprise sono rappresentati dai grandi system integrator, sia con aziende sviluppatrici a valore aggiunto, radicate sul territorio, che le consentono di raggiungere clienti di dimensioni più ridotte. L’importanza delle strutture intermedie di canale è del resto diventata prioritaria per un’azienda come EMC, ormai orientata all’offerta di soluzioni di ampio respiro, basate su un vasto spettro di tecnologie complesse. Proprio all’insegna delle partnership si è aperta, lo scorso maggio, l’edizione 2013 di EMC World come fa notare Bernardo Palandrani, che in EMC Italia ha la responsabilità del Canale. «In quella occasione – ricorda Palandrani – il top management del gruppo aveva ribadito l’impegno per un rafforzamento a ogni livello dei rapporti con i business partner: le aziende, distributori, system integrator, sviluppatori indipendenti, che affiancano EMC nel dare concretezza alla sua value proposition». E Marco Fanizzi riprende sottolineando l’importanza di fare leva sui partner locali per generare quote molto significative dei propri fatturati. «Per noi – dice Fanizzi – significa sapere individuare i partner giusti, focalizzandosi su chi dispone di valori e competenze specifiche negli ambiti più innovativi». Non solo. Fanizzi pensa in particolare ai problemi di documentazione in ambito sanitario, al settore dei servizi al cittadino, alle smart city, tutti ambiti in cui l’innovazione può portare efficienza e risparmio. «La gestione dei dati e la possibilità di incrociare le informazioni possono svelare un potenziale nascosto e in grado di trasformarsi in valore di business» – conclude Fanizzi.
ACCELERARE LA CRESCITA
Ripercorrendo le tappe più significative dell’evoluzione recente di EMC, Dario Regazzoni, presales manager, prova a riassumere le conseguenze delle decisioni strategiche prese da Joe Tucci nel 2001 e delle sue scelte per il futuro di una azienda che all’epoca rappresentava solo lo stato dell’arte dello storage. La prima innovazione deriva dall’acquisizione di VMware. «La tecnologia di virtualizzazione – afferma Regazzoni – è stata davvero dirompente e ha avuto un impatto in tutti i settori e in tutti gli ambiti applicativi, facendo risparmiare i clienti, che potevano mantenere i carichi di lavoro sullo stesso hardware di cui disponevano, creando al tempo stesso nuove opportunità e nuove nicchie applicative». Un secondo punto nodale, nello stesso periodo, riguarda l’acquisizione di Legato e l’impegno di EMC sul fronte della data protection intesa in senso più esteso, dal backup al disaster recovery. «Con anni di anticipo sui concorrenti, EMC ha rafforzato le tecnologie di consolidamento e la sua strategia di protezione del dato, rimanendo coerente anche con l’acquisizione di RSA e l’estensione al mondo della sicurezza vera e propria. Come VMware, anche RSA ha mantenuto l’autonomia nel portare avanti la propria tecnologia e le proprie acquisizioni, tra cui le due recenti Silver Tail Systems e NetWitness. L’idea di fondo – sottolinea Regazzoni – è accelerare lo sviluppo e la crescita di Gruppo in una prospettiva funzionale di ecosistema».
EVOLUZIONE VERSO IL CLOUD
A ridosso del 2010, EMC ha potenziato anche il suo ruolo infrastrutturale nel resource management orientato al cloud computing. Le soluzioni VMware diventano così un vero e proprio sistema operativo del cloud in preparazione della definitiva trasformazione orientata al servizio di tutta l’informatica. Il nuovo fattore dirompente – quindi – non è più solo la virtualizzazione, ma soprattutto il fenomeno della consumerizzazione e del BYOD. «Anche in ambito aziendale, gli utenti si servono di dispositivi propri, accedono alle informazioni in mobilità, producono e consumano dati in modo massivo» – spiega Regazzoni. «Cloud e big data si fondono in un unico servizio che converge verso gli utenti», ponendo un serio problema di governo dell’utenza aziendale sempre pronta – come dice Regazzoni – a «superare a destra» la direzione IT, molto spesso incapace di anticipare le esigenze e di fornire le giuste soluzioni.
Oggi, è questa la realtà in cui EMC si trova a operare per affrontare la sfida del completo dominio del cloud pubblico e privato, con il preciso obiettivo di restituire la capacità decisonale ai CIO e ai responsabili IT. In questa direzione, si collocano soluzioni come Syncplicity, un servizio simile allo spazio su web di Dropbox in chiave rigorosamente privata (e protetta) – oppure – il nuovo “data center in scatola” di Vblock, «un prodotto che consente di configurare le risorse virtuali come su Amazon, ma facendo in modo che i miei dati restino sulle mie infrastrutture, evitando i costi nascosti del lock-in, derivanti dall’eccessiva dipendenza dai provider pubblici».
Il punto di arrivo del cammino raccontato da Regazzoni è l’offerta Pivotal, equiparata all’imbarcazione che permetterà a EMC e ai suoi clienti di attraversare indenni la tempesta perfetta rappresentata da cloud, consumerizzazione e big data. «Pivotal riunisce le tecnologie e i framework per lo sviluppo semplificato e rapido di applicazioni che saranno in grado di attingere a 35 triliardi di gigabyte di dati previsti da qui al 2020» – afferma il responsabile tecnico della prevendita EMC Italia. Due ingredienti fondamentali della ricetta Pivotal sono Cloud Foundry e Pivotal HD. Il primo è la piattaforma open source con cui VMware rende possibile andare oltre la configurazione della singola macchina virtuale, definendo in modo dinamico interi ambienti cloud. Il secondo è l’ambiziosa distribuzione del database in-memory Hadoop, integrato con il database parallelo Greenplum DB, che si può considerare come un ponte gettato tra il mondo dei database relazionali e l’universo ancora in gran parte ignoto dei big data. Dal panorama tratteggiato dal responsabile presales di EMC emerge un line-up di prodotti che accanto all’offerta tradizionale di sistemi per lo storage, offre ai clienti le chiavi di accesso a una serie di formidabili opportunità di trasformazione e ottimizzazione del business. «La trasformazione è uno degli obiettivi che le tecnologie EMC vogliono abilitare» – ribadisce Fanizzi. «Per rendere queste tecnologie ancora più efficaci nella realtà italiana, faremo leva sulle nostre consolidate relazioni con i service provider, in particolare gli operatori di telecomunicazioni, e con il mondo della system integration. In altre parole, con tutti coloro i quali possono incidere positivamente sul peculiare tessuto di medie imprese – che caratterizza il nostro mercato, con i vertical e i distretti – e che da virtualizzazione e big data possono trarre una imperdibile spinta verso il rinnovamento e la crescita».
«EVERYONE MAKES A CALL»
Gli investimenti in R&D e la strategia di acquisizioni vincente danno sicuramente forza alla value proposition di EMC, ma il merito della affermazione del gruppo sul mercato italiano è ascrivibile all’ottimo lavoro di squadra reso possibile dai manager promossi da Fanizzi e facilitato da un positivo coinvolgimento di ogni singolo collaboratore di EMC Italia. La sensazione che il leader tecnologico dei big data abbia messo in piedi un meccanismo molto efficace è confermata da Federico Suria, stretto collaboratore di Fanizzi in virtù del suo duplice ruolo di responsabile finanziario e “pilota” delle operations. «In EMC diciamo che “everyone makes a call”, e questo significa che ogni singola componente del team porta la nostra proposta in casa del cliente» – spiega Suria.
Nel concetto di operations, ricadono tutte le attività a supporto della forza vendita. La gestione, il forecasting, i contatti con le fabbriche, la logistica – insomma – tutta l’organizzazione del carico di lavoro che consegue agli ordinativi da parte dei clienti. Entrato a far parte come director sales operations del team manageriale precedente alla direzione di Fanizzi, Suria ha vissuto in prima persona le trasformazioni che quest’ultimo ha voluto introdurre proprio con l’obiettivo di coinvolgere l’intera country nel piano di crescita deciso al vertice di EMC Italia. Dei cinque pilastri su cui poggia la strategia “Sigm@”, a Suria spetta la cosiddetta ownership delle operations, con il preciso mandato di rendere più fluidi gli aspetti del go-to-market di EMC in Italia.
Come esperto “di macchina” e finanza, una delle funzioni di Suria è quella di studiare le possibili soluzioni ai problemi di liquidità che in epoca di crisi finiscono per inibire la volontà di innovazione delle imprese italiane. «Il cloud computing – dice Suria – rappresenta anche una grande opportunità per svincolarsi dalla legacy, da quel 70% di risorse impegnate in maintenance dell’esistente. EMC affronta il problema trovando le formule giuste in grado di rendere più facile l’acquisto di nuove tecnologie, dal tradizionale leasing a modelli più innovativi basati sul concetto di storage come utility, in pratica di acquisto “a consumo”. E possiamo farlo perché disponiamo dei layer di software adeguati alla gestione di questi meccanismi commerciali».
Il responsabile operations sottolinea anche come la total customer experience sia il principio ispiratore della strategia di vendita di EMC. «Il suo pre-requisito è la capacità di rispettare al secondo le date e i luoghi di consegna e tutte le personalizzazioni e le modifiche richieste. Di questo siamo responsabili noi delle operations e i nostri omologhi nelle altre sedi. Il cambiamento profondo che abbiamo vissuto riguarda il fatto di aver “cloudizzato” l’operatività, adeguando i nostri processi alla piena condivisione e trasparenza sui dati relativi ai clienti, che sono di EMC nel suo complesso, non di uno specifico account».
GIOCO DI SQUADRA
La figura che si interfaccia più direttamente con il cliente diventa quindi il “centravanti” di una squadra di giocatori che spazia dall’area tecnica a quella delle vendite. «A cornice di questo gioco di insieme – aggiunge Suria – c’è l’uso che EMC stessa fa della potente arma dei big data per generare una maggiore intelligenza commerciale e per essere più reattiva nel risolvere gli eventuali imprevisti. Per un provider tecnologico come EMC, l’aspetto della vendita di hardware e servizi a esso connessi si fa molto più proattivo e si muove dalla comprensione dei processi, per riuscire ad anticipare la domanda e a stimolarla. «Questa trasformazione verso il business – afferma Suria – è un asset fondamentale. Nel mondo delle imprese vediamo sempre più spesso affermarsi una sorta di informatica-ombra, realizzata dagli stessi utenti, i quali – invece di aspettare i tempi lunghi dell’IT aziendale – tendono sempre più spesso a fare da soli, mettendo insieme i propri servizi». L’informatica deve sapersi adeguare a un business molto più evoluto ed è un bene per tutti, perché un progetto che ha un evidente impatto sui ricavi è più facile da finanziare.
Il passaggio dalla forte specializzazione in hardware a una value proposition nettamente più estesa e orientata al business ha avuto anche un altro ingrediente fondamentale. Lo ricorda Nicola Pozzati, HR director per la regione Mediterraneo e Benelux. «Sarebbe stata una trasformazione più difficile senza il felice innesto di persone che hanno il cambiamento nel loro codice genetico e senza l’azione combinata di una comunicazione interna pensata per spiegarne le ragioni e premiare i talenti e le capacità» – spiega Pozzati, da sei anni in EMC Italia. Dalla sua critica cabina di comando, Pozzati ha dato un forte contributo alla filosofia dell’azione commerciale centrata non più sui singoli responsabili delle vendite, ma sulla visione di insieme in cui top management, manager intermedi e personale di supporto funzionano come ingranaggi di un unico meccanismo, magari complicato da spiegare, ma alla lunga molto più efficace e motivante per tutti. «Si tratta di un coinvolgimento che la funzione HR ha cercato di facilitare attraverso la comunicazione e la formazione – continua Pozzati – ma anche promuovendo molte persone e inserendo, con giudizio, alcuni talenti esterni in posizione chiave». Con la creazione dell’area geografica Western Europe – per esempio – diverse figure di EMC Italia hanno assunto in azienda ruoli che si estendono oltre i confini nazionali. Pozzati ha sempre manifestato una grande attenzione nei confronti dei giovani della “y generation”, anche incoraggiando le relazioni con le università, reclutando i cervelli più promettenti e assicurando loro – tramite il quartier generale USA – formazione tecnica e competenze specifiche. Inoltre, sono state ideate formule di reclutamento basate su modelli “porta un amico” e il 70% delle assunzioni dei più giovani ormai viaggia su web, attraverso LinkedIn e Twitter. Strumenti importanti sono sia la valutazione della performance della squadra complessiva, sia l’aspetto dello sviluppo individuale, inteso in modo diverso dalla normale definizione di “carriera”. EMC cerca di favorire in tutti i modi un percorso individuale di acquisizione e affermazione delle competenze, rendendo, per esempio, possibile l’occupazione di funzioni nuove anche in sedi dell’azienda diverse da quella italiana e applicando precise politiche di “retention” per evitare la dispersione delle competenze che si vengono in tal modo a creare. «In questo senso la decisione di partecipare al progamma Great Place to Work – afferma Pozzati – ha il duplice scopo di inserire l’azienda in un contesto di confronto internazionale, ma anche di aiutare a capire – attraverso le survey che i dipendenti compilano periodicamente – quali sono gli aspetti su cui intervenire. Nell’arco di due anni siamo passati dal diciottesimo al tredicesimo posto nel ranking delle grandi aziende italiane della classifica Great Place to Work, ma siamo secondi, dopo la capoclassifica Microsoft, nel segmento delle aziende di informatica. A livello europeo, invece, siamo al quinto posto nella classifica delle aziende IT, avendo guadagnato ben sei posizioni rispetto all’anno scorso». Coinvolgimento e senso di appartenenza sono due qualità del collaboratore di EMC, che sono declinate anche all’esterno attraverso i programmi di social responsibility e i contributi agli eventi culturali.
LE VIE DEL MARKETING
Melania Polito come responsabile della direzione marketing di EMC Italia ha affrontato il problema di posizionamento dell’azienda con il passaggio da semplice provider a fornitore di soluzioni di tipo infrastrutturale, in virtù di tecnologie che hanno un forte impatto sulla realtà e sulla vita di milioni di persone. Non solo. EMC ha saputo costruire la propria brand awareness puntando anche su ambiti non strettamente tecnici e professionali. Per Melania Polito «l’obiettivo è stato possibile grazie a una strategia capace di dare corpo al brand di EMC in associazione a progetti in grado di mostrare ciò che siamo, non solo ciò che facciamo». Polito cita – per esempio – la sponsorizzazione della mostra Lux in Arcana, che l’anno scorso ha reso accessibili – per la prima volta – cento documenti custoditi negli archivi segreti del Vaticano, un segno concreto della tecnologia EMC a favore della preservazione dei patrimoni documentali storici, in altre parole, per i big data del passato, come per quelli futuri. «L’azione di marketing – spiega Polito – ha indirizzato lo spirito delle campagne che non sono semplicemente corporate o puramente pubblicitarie, ma che coinvolgono tutto il team, persino i clienti chiamati a fare divulgazione insieme ai nostri evangelizzatori. La strategia di marketing – insomma – orchestra le varie attività, siano esse rivolte ai C-level di tipo tecnico o in funzione delle esigenze dei partner locali, ma sempre in allineamento con le esigenze del business, in coordinamento con il management e con la comunicazione rivolta ai media». Un esempio significativo del lavoro svolto dal marketing di EMC è l’evento organizzato insieme a partner come Accenture e SAS per presentare il mondo dell’informazione “intelligente” e le sue ripercussioni sulle imprese attraverso l’iniziativa Human Face of Big Data, un claim che ha animato l’ambizioso progetto multimediale dedicato alla rivoluzione dei big data, confluito nell’omonimo volume firmato dal fotografo Rick Smolan. «L’obiettivo di iniziative come questa – precisa Polito – è posizionare EMC in un contesto generale, connotando l’azienda attraverso le applicazioni, i servizi e le cose concrete che si possono realizzare attraverso le sue tecnologie, senza limitarsi a comunicare le singole feature dei prodotti». Si tratta di una comunicazione social a tutti gli effetti, che – come tutte le altre attività svolte da EMC – è possibile solo grazie a un approccio collaborativo, in costante coordinamento con il management e le altre componenti dell’azienda. Secondo Melania Polito, anche la parte commerciale del team è chiamata a svolgere una funzione di “antenna” capace di catturare gli aspetti del lavoro dei clienti da mettere in risalto attraverso la comunicazione. Automaticamente, questo rafforza anche il senso di appartenenza alla community dei collaboratori. Il caso di maggior successo di questo triennio di grandi trasformazioni, è la convention dell’EMC Forum, la cui prima edizione si è svolta a ottobre 2012. Un evento di una sola giornata di eccezionale intensità, costruito intorno a una sessione plenaria attraverso una serie di interventi, workshop, incontri con aziende e giornalisti. Un progetto fortemente improntato alle strategie di EMC sul mercato italiano, corredato da iniziative come la mobile app che fa da catalogo, guida e strumento di approfondimento per la manifestazione. «L’organizzazione di questo evento – dice Polito – non è la mera esecuzione di uno script imposto a livello corporate, ma si tratta di un lavoro complesso per creare una formula perfetta in grado di portare a risultati concreti, dando un contributo al successo di tutta EMC Italia».
È anche attraverso queste buone practice che EMC riesce a imporre la qualità delle sue tecnologie e il valore che esse possono avere per i suoi clienti e l’intero sistema Paese. «La rivoluzione dei big data porterà a cambiamenti molto significativi nell’economia e nei nostri stili di vita» – ribadisce ancora una volta Marco Fanizzi. Ma per affrontarlo – come ogni rito di passaggio – sarà necessario affidarsi a un bravo traghettatore, a una guida capace di insegnarci a percorrere le infinite opportunità di business e di servizio che costellano l’oceano di dati tutto intorno. In questi anni, EMC ha lavorato per costruire un’imbarcazione veloce e affidabile, per addestrare un equipaggio affiatato, flessibile e reattivo. Non resta che levare le ancore.