Europa ed e-government: intervista a Maurizio Mondani, amministratore delegato di Capgemini Italia, che fa il punto sulla situazione del nostro Paese
Capgemini (www.capgemini.com/it), ai vertici del mercato nei servizi di Management consulting, Information technology e outsourcing, l’istituto di ricerca Rand Europe (www.rand.org/randeurope), il gruppo di analisi IDC (www.idc.com) e il Danish Technological Institute (Dti – www.dti.dk) hanno annunciato i risultati dell’ultima indagine comparativa sui servizi pubblici online erogati dai principali Paesi europei a imprese e cittadini. Da quest’ultima misurazione si evidenzia una costante crescita nella disponibilità di servizi online: nel 2009 il 71% dei Paesi Eu27+ (27 stati membri della Ue, più Islanda, Norvegia, Svizzera e Croazia) offre servizi di pagamento online rispetto al 59% registrato durante l’ultimo benchmark del 2007. In aggiunta, il livello di sofisticazione dei servizi è cresciuto fino all’83%, rispetto al 76% del 2007. Sebbene la media dei risultati indichi una generale progressione e diffusione dei servizi, si evidenziano segnali contrastanti, in particolare in riferimento alle possibili manovre di contenimento della spesa pubblica che si sta attuando a livello europeo. Per commentare i risultati dello studio e la specificità dell’e-government nel nostro Paese abbiamo intervistato Maurizio Mondani, amministratore delegato di Capgemini Italia.
Data Manager: La necessità da parte di tutti i Paesi europei di ridurre la spesa della Pubblica amministrazione si è tradotta in un freno agli investimenti di e-government?
Mondani: La crisi economica ha certamente generato alti livelli di debito pubblico e un taglio ai vari budget di governo. In questa ottica è possibile leggere il recente obiettivo di ridurre il peso amministrativo nei Paesi europei del 25% entro il 2012. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che impone un deciso orientamento verso l’efficienza dei sistemi esistenti, anche attraverso modelli misti pubblico/privato. Una soluzione per implementare servizi condivisi, risparmiando sui costi e incrementandone l’efficienza, potrebbe essere rappresentata dal cloud computing, essendo questo un modello collaborativo di servizio It che a oggi ha condotto a buoni risultati. Alcune di queste iniziative pionieristiche sono già state avviate da alcuni Paesi. La tecnologia, quindi, può senz’altro consentire di centrare questi obiettivi: non è impossibile fornire servizi doppiamente migliori nella metà del tempo e per la metà dei costi. Si pensi all’ e-procurement: il settore pubblico in Europa spende circa 1.500 miliardi di euro all’anno. Si pensi, soprattutto, al ruolo fondamentale che può avere una più ampia e trasparente visibilità delle gare d’appalto, in termini di efficienze e dunque di riduzione dei costi.
Rispetto alle esperienze finora acquisite l’adozione di politiche di e-gov può essere considerata come opportunità per ottimizzare il livello di servizio e conseguire risparmi significativi?
Rimanendo nel settore dell’e-procurement è interessante citare proprio il nostro Paese, perché dal 2001 ne è stato uno dei pionieri. Il volume delle transazioni di e-procurement ha raggiunto 3,22 miliardi di euro nel 2008, pari al 2,5% della spesa pubblica complessiva: metà di tali appalti sono negoziati sulla Piattaforma Nazionale di Procurement “Acquisti in Rete”, obbligatoria per le amministrazioni centrali. I tassi di crescita sono assai elevati (+233% per la piattaforma nazionale dal 2007). La situazione italiana è interessante, in quanto mette in risalto la rete emergente di agenzie di e-procurement centrali e regionali. Le Regioni più importanti (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte) hanno lanciato agenzie regionali di procurement che aggregano tutte le spese regionali. L’agenzia Intercent, dell’Emilia Romagna, costituisce l’attuale punto di riferimento per 539 amministrazioni (il 90% delle agenzie locali) e nel 2008 ha elaborato transazioni per 419 milioni di euro con un incremento del 122% rispetto al 2007. Intercent riferisce benefici in termini di efficienza per 67,5 milioni di euro nel 2008, con un risparmio di 45 anni uomo.
Gli investimenti sinora compiuti quali aree di intervento hanno privilegiato?
L’accettazione dei servizi per le imprese è generalmente più avanzata, derivando in larga parte da un crescente insieme d’incentivi o, persino, da direttive per le aziende, per l’uso dei servizi online. Facilitare il rispetto dei requisiti governativi da parte delle aziende e farlo efficientemente online è un passo d’importanza vitale per garantire la forza dell’economia europea, sia nei Paesi sia attraverso le frontiere. Ridurre le barriere contro l’avviamento delle imprese è importante soprattutto per le Pmi (che rappresentano, per numero, il 99% delle aziende), laddove gli oneri amministrativi che esse trattano con il Governo sono superiori di circa 4 volte rispetto alle società più grandi. Molti degli 8 servizi per le imprese rilevati si riferiscono al processo di avviamento. I risultati indicano una maggiore maturità di questi servizi, con punteggi notevolmente inferiori per quelli prestati da fornitori di servizi locali.
Quali sono i ritardi dell’Italia nell’erogazione di servizi online? Esiste un gap di tipo strutturale?
L’Italia evidenzia ancora un utilizzo di Internet e un accesso alla banda larga relativamente bassi con un impatto sull’accesso e sull’uso dei servizi di e-government. Nel complesso l’Italia rimane una nazione con prestazioni medie per la maggior parte degli indicatori dell’e-government. Si è impegnata in una strategia completa e ambiziosa di riforma amministrativa, mettendo l’e-government al centro. Ci sono tuttavia anche settori in cui il nostro Paese ha raggiunto punte di eccellenza: fra questi le procedure di denuncia alla polizia, per le immatricolazioni delle auto e per la dichiarazioni delle imposte sul reddito.
L’affermazione e la popolarità di servizi online rivolti al cittadino è direttamente proporzionale alla diffusione dell’accesso a banda larga?
La percentuale di diffusione della banda larga sul territorio rappresenta sicuramente una variabile critica, che influenza in modo determinante il processo di adozione e utilizzo dei servizi online. Tuttavia non è l’unica: esistono molteplici ragioni che possono concorrere a una minore propensione a utilizzare Internet per accedere a beni e servizi: uno studio recente condotto per la Commissione europea rivela che i motivi del mancato uso risiedono nella mancanza di consapevolezza e di volontà d’uso, nonché nella mancanza di valore aggiunto, piuttosto che nella carenza di capacità e abilità. L’Europa deve sviluppare una visione più chiara su come attirare, impegnare e incentivare gli utenti ad adottare i servizi online.
Quali eventuali raccomandazioni ritenete opportuno che siano rivolte alle Amministrazioni per accelerare l’adozione di un piano di e-gov efficiente?
Esiste una combinazione di elementi portanti che possono favorire il passaggio dell’Europa da un modello di erogazione dei servizi pubblici orientato verso i Governi a un altro che guarda ai clienti: promuovere le aspettative dei cittadini per servizi migliori, favorire un maggiore coinvolgimento e partecipazione delle persone nella progettazione del servizio e nel processo di erogazione. Caratteristiche quali la personalizzazione, l’orientamento delle informazioni sui servizi e l’erogazione dei medesimi con modalità più significative per l’utente, l’accesso tramite canali multipli collegati, la partecipazione al processo di erogazione dei servizi e il tracciamento dei progressi dei vari casi sono tutti quanti esempi di questo cambiamento. Oltre a fornire servizi di qualità migliore, tutto ciò può offrire risparmi su costi ed efficienza per le Pubbliche amministrazioni. Tecnologie innovative (dispositivi, mobilità) e capacità tecnologiche (interoperabilità, sicurezza, analisi dei dati) offrono nuove opportunità per rendere l’obiettivo raggiungibile.