RICERCA EMC SUL DISASTER RECOVERY


Il 54% delle organizzazioni ha perso dati o subito interruzioni di sistema nel corso degli ultimi 12 mesi e ci sono molte difficoltà nel ripristinare l’IT

L’European Disaster Recovery Survey 2011 condotta da EMC (www.emc.com) evidenzia come tre imprese su quattro non riescono a ripristinare l’IT al 100% dopo un disastro informatico. Secondo l’indagine, spesso non sono eventi straordinari quelli che causano problemi alla business continuity: tra le principali cause di downtime e perdita dei dati ci sono nel 61% dei casi problemi a livello di hardware, di interruzioni di alimentazione (42%) e infine problemi a livello software, che si riscontrano nel 35% dei casi; solo il 7% dipende da disastri naturali e l’8% da sabotaggi di dipendenti. Il 44% delle aziende ha rivisto e modificato le procedure di backup e recovery a seguito di un incidente.

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«I risultati della ricerca – afferma Marco Rocco, responsabile regionale delle vendite della divisione BRS di EMC – mostrano che c’è bisogno di ripensare le strategie di backup e recovery. Attraverso un approccio al backup di prossima generazione adeguatamente pensato, le aziende possono migliorare sia il ripristino dalle interruzioni di alimentazione nel quotidiano, sia i ripristini a seguito di incidenti più gravi».

Lo studio ha identificato tre tipologie misurabili di impatto sul business: perdita di produttività dei dipendenti (43%); perdita dei profitti (28%) e ritardo nello sviluppo di prodotti (27%).
Le interruzioni di sistema per le aziende intervistate sono risultate essere mediamente di due giorni lavorativi persi.

Secondo la ricerca le aziende stanno spendendo, in media, il 10% dei loro budget IT in attività di backup e ripristino, e il 29% delle aziende non crede di spendere abbastanza. Per le attività di backup e recovery, il 40% delle aziende si affida ancora al nastro, con un costo annuale medio stimato in 74 euro fra trasporto, archiviazione, test e sostituzione dei nastri.

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Anche i dati italiani, evidenzia Rocco, sono molto simili a quelli europei e, in particolare, l’Italia è il Paese dove la spesa IT per attività di backup e recovery è risultata più elevata (12% del budget IT). Nel nostro Paese, inoltre, le aziende utilizzano in modo equiparabile i dischi (51%) e i nastri (49%), mentre in Europa i dischi sono maggiormente utilizzati per il backup. Ma, secondo lo studio, anche da noi quasi il 90% intende passare da nastro a disco con le seguenti motivazioni: velocità di ripristino (39%), backup più rapidi (33%), garanzie di durata (26%).

«L’accettazione delle tecniche di disaster recovery – conclude Marco Rocco – è a un momento di svolta, anche perché le tecnologie attualmente sono diventate più economiche. Questo favorisce sia le imprese che ancora non le hanno, sia quelle che ne hanno solo a livello parziale e che dunque hanno la possibilità di riorganizzarle».