Data center “as a service” con il facility management

Quando si parla di risorse elaborative, di storage, di infrastrutture di business continuity e disaster recovery, oggi le organizzazioni richiedono efficienza, flessibilità, sicurezza, compliance: la giusta risposta può essere il facility management

 

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Roberto Manini responsabile direzione gestione clienti e sviluppo commerciale di Cedacri

Le organizzazioni di ogni settore – dalle banche alle compagnie assicurative, dalle utility alle aziende industriali – oggi si confrontano con importanti evoluzioni dei mercati, tecnologiche e normative che influiscono sulle scelte relative alla gestione del data center aziendale. Pensando ai mercati, la generale accelerazione delle dinamiche di business che si riscontra in ogni settore, anche a seguito della globalizzazione dell’arena competitiva, impone alle organizzazioni di sviluppare una maggiore velocità di reazione al cambiamento: una reattività che spesso implica la capacità dell’IT di adeguarsi in modo tempestivo alle mutevoli richieste del business. Se guardiamo invece all’area tecnologica, è ad esempio l’esplosione dei big data ad accentuare la domanda di potenza elaborativa e risorse storage. Sul piano normativo, invece, un esempio significativo dell’influenza del legislatore sulla gestione delle infrastrutture tecnologiche aziendali ci viene dal settore bancario: è infatti del luglio 2013 la Circolare 263 di Banca d’Italia, che impone agli istituti di rivedere le strutture IT deputate alla business continuity per innalzare la tutela dal rischio operativo.

A fronte di tutto questo, le organizzazioni hanno necessità di accrescere l’efficienza e la flessibilità delle infrastrutture tecnologiche a cui si affidano per i propri sistemi applicativi; allo stesso tempo, hanno bisogno di innalzare il livello di sicurezza delle infrastrutture e di poter contare su sistemi sempre allineati alle richieste del legislatore. Tuttavia, è spesso difficoltoso per i dipartimenti IT aziendali trovare le risorse – economiche e non solo – per rispondere efficacemente alle nuove esigenze del business, per adottare tempestivamente le nuove tecnologie via via disponibili e per adeguarsi in modo costante alle nuove richieste normative. La scelta dell’esternalizzazione dell’infrastruttura IT può essere in questo senso una risposta, a patto di affidarsi al giusto partner.

Leggi anche:  Canon annuncia imageFORCE C7165

Prima di tutto, banche e aziende dovranno rivolgersi a un outsourcer in grado di prendere in carico la gestione di tutte le componenti dell’infrastruttura tecnologica (mainframe, server farm, postazioni di lavoro individuali, infrastruttura di networking, sistemi di stampa, connettività Internet) e dei servizi collegati (servizi sistemistici, help desk, sicurezza logica, disaster recovery e business continuity), potendo fare leva su data center caratterizzati da scala operativa e potenza elaborativa mainframe e server tali da dare le necessarie garanzie in termini di efficienza e di flessibilità nei servizi. Le ampie economie di scala consentono, inoltre, di ottenere risparmi fino al 30% e di beneficiare di investimenti in innovazione dei sistemi IT che una singola organizzazione difficilmente potrebbe sostenere da sola. Sul piano della flessibilità, un outsourcer da un lato deve poter permettere di scalare anche solo temporaneamente la potenza elaborativa per fare fronte a eventuali picchi di carico, con un modello di pricing “as a service”, dall’altro essere in grado di integrare con facilità apparati di qualsivoglia produttore in base alle richieste del cliente, senza vincoli con particolari vendor di tecnologie. Per quel che riguarda invece le esigenze di sicurezza dei sistemi IT, il cliente è veramente tutelato solo affidandosi a un partner che garantisca una soluzione di business continuity erogata in campus e un sito di disaster recovery a distanza superiore di 150 km, fuori dalle aree metropolitane, dunque dotato di infrastrutture ridondate su potenza elaborativa e apparati. Inoltre, è importante che il partner garantisca il partizionamento dei sistemi, in modo che essi siano dedicati in via esclusiva a ciascun cliente e accessibili tramite sistemi di telecomunicazione protetti. Sul piano della compliance, infine, sono fondamentali costanti investimenti in innovazione volti da un lato a migliorare l’efficienza dei sistemi e dall’altro proprio a garantire un allineamento delle infrastrutture IT alle normative.

Leggi anche:  Con MatixGO di BTicino l’ufficio diventa smart