Data center ingegnerizzati. Oracle porta i dati a casa

Una ricerca condotta per Oracle rivela un aumento del numero di imprese che riporta i server in house, allo scopo di rendere più immediato allineare le funzioni IT e le esigenze di business

di Edoardo Bellocchi

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Ennio Ceccarelli, Oracle ItaliaTerzo appuntamento con il Next Generation Data Center Index, l’indagine numerica studiata da Oracle (www.oracle.com/it) e condotta a fine 2012 da Quocirca, società di ricerche inglese, sulla base di interviste a mille CIO di altrettante aziende. L’indice fornisce il termometro del livello di performance dei data center aziendali su tre parametri principali: flessibilità (cioè quanto il data center è dinamico nel seguire le esigenze di business), sostenibilità (intesa soprattutto come efficienza energetica) e supporto. Dalla ricerca è emersa una forte inversione di tendenza che vede le aziende riportare al proprio interno la gestione dei dati: rispetto all’edizione precedente, che risaliva a fine 2011, la percentuale di intervistati che utilizza solamente risorse interne per i propri dati è passata dal 45% al 66%, mentre le aziende dotate di un unico data center interno sono oggi il 41% contro il 26% di un anno prima. A questa tendenza non è estraneo il fatto che le aziende attribuiscono sempre maggior valore ai dati, e ritengono che sia più importante gestire le informazioni nel modo più semplice possibile tra cloud pubblici e privati, grazie anche alla disponibilità di sistemi ancora più performanti. A questo riguardo, durante l’incontro di presentazione dei risultati della ricerca, nella sede milanese di Oracle, Ennio Ceccarelli, country leader server & storage systems di Oracle Italia, ha sottolineato: «Con la nostra offerta assecondiamo i percorsi evolutivi dei data center attraverso i sistemi ingegnerizzati, che consentono di consolidare le risorse hardware (server, storage, networking) e software in sistemi progettati per conseguire livelli di performance senza paragoni e migliorare così la risposta che l’IT può dare al business. Oltretutto, grazie ai servizi IaaS dell’offerta Oracle Cloud, le aziende possono ora adottare i sistemi ingegnerizzati all’interno dei propri data center a fronte di un canone mensile, raggiungendo livelli di estrema flessibilità anche grazie alla capacità di calcolo elastica on demand». In Italia, la ricerca ha coinvolto un centinaio di aziende tra medie e grandi, pari al 10% del totale intervistato. Il nostro Paese si colloca nella parte bassa della classifica generale EMEA (ottava posizione su dieci, con un punteggio di 4,91), ma le imprese italiane hanno riportato risultati relativamente migliori rispetto a quelli ottenuti dalle aziende intervistate di altre nazioni dell’Eurozona.

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«I segnali che arrivano dalla terza edizione della ricerca – spiega Ennio Ceccarelli – mettono in evidenza che le nostre imprese affrontano l’evoluzione data center con l’obiettivo di far crescere il valore del contributo che l’IT dà al business, riconoscendo l’importanza dei percorsi di consolidamento per una migliore flessibilità delle proprie strutture».