FTS, il pragmatismo dell’innovazione


Presente e futuro di un global player. Quali sono le dinamiche che possono favorire la trasformazione evolutiva delle organizzazioni IT e garantire rinnovata efficienza e produttività? Intervista a Rolf Schwirz, amministratore delegato di Fujitsu Technology Solutions

 

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Di proprietà del Gruppo giapponese Fujitsu, che nell’aprile del 2009 ha rilevato le quote allora possedute da Siemens all’interno della joint venture Fujitsu Siemens Computer, Fujitsu Technology Solutions (http//:it.fujitsu.com) è il primo fornitore europeo di infrastrutture IT. L’ultimo esercizio fiscale del Gruppo, terminato a marzo di quest’anno, è stato di 55 miliardi di dollari. Di questi, 35 miliardi derivano dalle attività presenti in Giappone, mentre la parte rimanente, 20 miliardi di dollari, deriva dalla presenza del Gruppo in altre aree, tra queste quelle presiedute da FTS in Europa, Medio Oriente, Africa e India. Per capire quali sono gli aspetti su cui si sta focalizzando l’azienda, il modo di operare, gli obiettivi presenti e futuri, in un momento caratterizzato da forti trasformazioni che influenzano fortemente la spesa ICT, abbiamo incontrato Rolf Schwirz, amministratore delegato della struttura europea.

 

Modelli di business

L’approccio al mercato di FTS è quello che contraddistingue ormai i global player dell’ICT, un mix di prodotti, soluzioni e servizi che si estendono dai sistemi client alle componenti di data center, dalle infrastrutture gestite fino alle infrastrutture erogate sotto forma di servizio. Ma esiste un modello di business ideale per una società il cui core business è rappresentato dalla componente hardware? «Sono in questa industry dagli anni Ottanta – dice Schwirz – e devo dire che nulla è cambiato, nel senso che la ricerca del modello ideale è sempre stata una costante. Ciò che noi esprimiamo oggi, attraverso l’azienda che rappresento, è uno dei modelli possibili, quello che crediamo possa garantire sostenibilità economica e, allo stesso tempo, sia in grado di intercettare e soddisfare le richieste degli utenti. Va da sé che per essere un global player deve essere garantita una presenza globale, essere presenti più o meno ovunque con prodotti globali che possano essere distribuiti in tutto il mondo. Occorre poi avere una grande capacità nel coordinare e gestire al meglio i canali di vendita, orchestrare le diverse distribuzioni senza creare conflitti tra i molteplici soggetti che operano nell’ecosistema che soddisfa la fornitura delle soluzioni ai nostri clienti. Credo inoltre – aggiunge Schwirz – che sia fondamentale raggiungere un livello di competenza allineato alla tipologia e alle esigenze espresse da clienti che operano in segmenti di industry sempre più differenziati. Quest’ultimo è il punto su cui ci stiamo maggiormente focalizzando, proprio perché riteniamo che la conoscenza del business, associata a una profonda capacità di gestione della tecnologia, possa produrre i risultati e il successo reciproci, nostri e dei clienti».

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Differenziazione

Essendo FTS un vendor di tecnologia hardware, da cui deriva la quota più ampia del proprio fatturato, viene spontaneo chiedere a Schwirz se, in questa dimensione, esiste ancora la possibilità di creare una differenziazione rispetto alla concorrenza? Senza alcun dubbio, è la risposta di Schwirz. Nonostante la tecnologia di base tenda a essere una commodity, vi sono ampi spazi per riuscire a elaborare idee originali che possano creare un valore aggiunto rispetto a quanto proposto dalla concorrenza. «Al di là del fatto che FTS può contare su una produzione europea, grazie alla nostra fabbrica tedesca di Augsburg, un plus rispetto ai nostri competitor, in quanto ci permette di raggiungere un più alto livello di qualità, continuiamo a credere, e i risultati ci danno ragione, che ci si possa ancora differenziare».

Un esempio delle possibili innovazioni ed elemento di differenzazione è il progetto del nuovo rack Primergy CX 1000: può ospitare fino a 38 lame in architettura x86, dare accesso a qualsiasi modalità di switching storage sia IP che Fibre Channel e garantire risparmi grazie al ridotto spazio di utilizzo e a più efficienti logiche di consumo energetico. «Una soluzione – dice Schwirz – che consente di ridisegnare gli spazi di data center in funzione dei risparmi che si vogliono acquisire».

Grazie al design introdotto FTS sostiene che si possa arrivare a ridurre lo spazio utilizzato di un ordine di grandezza del 40% rispetto a soluzioni tradizionali. Da una parte il rivoluzionario sistema di raffreddamento che dispone di due grandi aspiratori sulla sommità del rack, che catturano tramite camino il calore prodotto dai server e lo riversano verso l’alto, dall’altra l’avere predisposto sistemi che possono essere gestiti operativamente ed esclusivamente dalla parte anteriore permettendo di sviluppare una logica di data center incrementale e orizzontale eliminando corridoi supplementari tra le diverse batterie rack.

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Un plus di FTS continua a essere la capacità di gestire più linee di server, dall’ambiente mainframe (sono tuttora in esercizio i BS2000) ai sistemi Unix, una tecnologia, quest’ultima, che rimane il riferimento di mercato per macchine data base ad alte prestazioni. Inoltre la capacità di gestire ambienti Linux e, quindi, la padronanza nell’operare nei confronti del cliente su molteplici architetture assicurano un vantaggio complessivo nell’esercizio dell’operatività globale delle risorse IT. Certo, dice Schwirz, l’architettura dominante è oggi quella Intel dove del resto FTS è riconosciuta dal mercato come uno dei fornitori di eccellenza. Nell’ultimo anno su questo segmento FTS ha registrato una crescita del 27%. «Nessuno dei nostri concorrenti – afferma il manager – è riuscito a ottenere risultati così positivi».

 

Cloud computing

Il nuovo paradigma dell’informatica: realtà o hype? «Credo – dice Schwirz – che il Cloud possa potenzialmente corrispondere a un grande mercato. Tuttavia ho la sensazione che sia anche, per certi versi, un elemento sopravvalutato, sostenuto per ragioni squisitamente di marketing. La nostra missione è contestualizzare il substrato della tecnologia Cloud nella dimensione aziendale. Il rischio, per come oggi viene declinato il Cloud nella sua accezione più generale e consumistica, è banalizzare il tutto facendo credere che l’utilizzo di una qualche tecnologia Cloud-ready possa costituire di per sé un valore di nuova efficienza. Quando parliamo con i clienti non vi è nessun accenno al Cloud. La base della discussione è su un piano molto più ampio e tocca aspetti più cruciali, ovvero la definizione e attuazione di un modello di business che sappia trarre il massimo vantaggio dall’investimento IT. Certo il Cloud – continua Schwirz – è parte integrante di questa discussione, ma è un fattore che deve essere annegato e interconnesso con aspetti molto più generali che riguardano il passaggio da una logica di investimento Capex a una logica Opex». Nell’opinione di Schwirz significa puntare a servizi e non ad assett, investire in IT in termini di servizio, il che si traduce, per esempio, nella tendenziale adozione di un modello a consumo. E a corollario di tutte queste argomentazioni e discussioni, «il denominatore comune – aggiunge Schwirz – rimane sempre la possibilità di tradurre l’investimento IT in un ritorno economico rapido e tangibile».

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