Conoscere per scegliere

Chief inspiration officer
idee per un mondo complicato


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Roberto Vacca - Chief inspiration OfficerSi può sostenere che un numero maggiore di scelte equivale a più democrazia, più civiltà, purché le alternative siano davvero reali e non corrispondano solo a nomi diversi che designano oggetti sostanzialmente identici

 

Non gioco a scacchi molto bene. Talora – però – per una ventina di mosse qualche scacchista bravo considera il mio livello nettamente superiore a quello effettivo. Ho studiato un paio di aperture poco usate. Poi seguo una regola sempliciotta, ma efficace: scelgo mosse che aumentino la mobilità dei pezzi miei e limitino quella dei pezzi dell’avversario. Così – andando avanti – ho più scelte.

“Mira ad avere più scelte”.  È un principio che conviene mettere in pratica in ogni campo. Molti sono a disagio se sono obbligati da altri a vivere situazioni, seguire percorsi, dare deleghe, usare oggetti, fare lavori senza poter manifestare preferenze. Stiamo meglio se possiamo scegliere fra molte opzioni diverse. Alvin Toffler, nel suo libro “Future Shock” (1970) definì overchoice (iperscelta) la disponibilità di tipi, modelli, versioni di ogni prodotto tanto numerose da confondere i consumatori e da inibire la scelta, invece di renderla più piacevole e motivata. Toffler attribuiva ragionevolmente questa tendenza alla produzione computerizzata – ad esempio – alla flessibilità delle macchine utensili a controllo numerico, e alla facilità di attagliare alla domanda produzioni e servizi. Forniva gli esempi delle Ford Mustang, disponibili in 144 versioni diverse, e del proliferare di varianti di detergenti, saponi, sigarette, marmellate, sciroppi d’acero. Dopo 40 anni, la tendenza all’iperscelta è continuata. I modelli delle tante marche di auto sono quasi indistinguibili nella forma. I produttori di caffè (nelle due specie più comuni: Arabica e Robusta) offrono centinaia di aromi, tostature, confezioni, sapori diversi. Mirano ovviamente a soddisfare i gusti più vari per aumentare la clientela, ma possono generare incertezze e confusione: non hanno sempre successo. Alcuni produttori hanno ottenuto risultati migliori proprio riducendo il numero di alternative proposte e semplificando la vita dei clienti.

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Certi sociologi hanno cercato di analizzare il comportamento dei consumatori e hanno proposto di distinguere l’iperscelta percepita dall’iperscelta effettiva. La prima è il rapporto fra il numero di opzioni che il consumatore considera ideale e il numero di opzioni che ritiene gli siano offerte. La seconda è il rapporto fra il numero ideale citato e quello che viene oggettivamente offerto.

Alcuni di noi possono anche essere impressionati da sconti proposti con grande enfasi – ma non si rendono conto che l’ammontare del risparmio ottenibile è minore dell’1%.

Studiarono il problema E.H. Weber (fratello del più famoso W.E. Weber il cui nome fu dato all’unità di flusso magnetico) e G. Fechner (iniziatore degli studi psicofisici) alla metà del XIX secolo. Conclusero che la risposta o la percezione di un cambiamento nell’intensità di uno stimolo sensoriale è proporzionale al logaritmo della variazione stessa. Questo significa che, se siamo capaci di distinguere un peso di 100 grammi da uno di 125 (cioè una differenza del 25%), non sapremo distinguere un peso di 1025 grammi da uno di 1 kg, ma solo uno di 1250 grammi da uno di 1 kg. Apprezziamo le differenze in percentuale e non in valore assoluto.

L’iperscelta massima è costituita dalle possibili opzioni su Internet: libri, articoli, testi, relazioni, diari, recensioni, blog, immagini, informazioni che crescono in modo esponenziale. La Rete è piena di dati (quantitativi) e di informazioni – però – alcuni hanno l’impressione che proprio le cose cui sono interessati siano diventate inaccessibili perché i contenuti hanno proliferato tanto da costituire un labirinto. Non abbiamo scelto noi di vivere in questo mondo sempre più complesso in cui proliferano i sistemi di comunicazione, di energia, di trasporto. Però ci viviamo. Se lo ignoriamo, rischiamo di essere sopraffatti da quelli che lo capiscono meglio. Ci imporranno tariffe inique. Ci faranno correre rischi di cui non abbiamo idea. Ci sopravanzeranno sul lavoro. Ci obbligheranno a usare i loro prodotti. Limiteranno le nostre scelte culturali, sociali, economiche. La democrazia non è fatta solo di elezioni più o meno libere, né di assenza di dittatori. Per essere una realtà e non solo una parola vuota, deve offrire molte scelte. Alcune di queste possono essere realmente fruite solo se ne sappiamo abbastanza.

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