La community italiana di CIOnet

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Adesso anche i direttori dei sistemi informativi italiani possono dialogare peer-to-peer a livello internazionale

La prima versione della community dedicata esclusivamente ai Cio è nata in Belgio nel 2005, da un’idea di Hendrik Deckers, con l’obiettivo di fornire ai direttori dei sistemi informativi un luogo virtuale dove poter scambiare idee e suggerimenti, comunicando tramite un sistema realmente Web 2.0. Questo club esclusivo, che Deckers ha chiamato CIOnet (www.cionet.com), è diventato velocemente il punto di riferimento per i Cio in Belgio e poi si è esteso raccogliendo adesioni a livello internazionale, grazie ai Chapters aperti in Olanda, Inghilterra, Spagna e Francia, fino ad arrivare agli attuali 1.575 iscritti.

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«Ho lavorato per diverso tempo in una software house – ha ricordato durante un breve incontro Deckers, ora managing director di CIOnet International – e ho frequentato i primi social network che si stavano affermando sul mercato. Ricordando le vicende che avevo vissuto accanto ai Cio dei nostri clienti e ripensando ai loro problemi, spesso molto simili, ho provato a creare uno strumento che potesse metterli in comunicazione per agevolare lo scambio di esperienze e di consigli».

Grazie a Nextvalue (www.nextvalue), che ha svolto la funzione di facilitatore e ora è il referente italiano per la gestione del progetto, dallo scorso giugno CIOnet ha una presenza anche in Italia e si avvale della collaborazione di Data Manager (www.datamanager.it) come media partner esclusivo per le tematiche Ict.

«L’accordo che abbiamo siglato – ha spiegato Loris Bellè, direttore responsabile di Data Manager – prevede la pubblicazione bimensile, sia online che sulla rivista cartacea, delle tematiche più importanti trattate dai direttori dei sistemi informativi nei gruppi di discussione e durante gli eventi organizzati con CIOnet».

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 Community internazionale Web 2.0

«The more I share, the more I receive» è il principio ispiratore di molti progetti, che trovano nel capitale di informazioni raccolte e condivise la leva più forte per favorire l’espansione della comunità di utenti. Basta pensare ai successi ottenuti da Google oppure da Wikipedia su temi generici.

Ciò che differenzia CIOnet da altre business community peculiari, che già raccolgono l’adesione di molti chief information officer, è il respiro internazionale e il fatto di essere uno strumento autenticamente Web 2.0. Ciò permette di far nascere iniziative e dibattiti “peer-to-peer”, grazie alla possibile connessione con omologhi colleghi oltre frontiera, senza trascurare però la possibilità di avere momenti di incontro e approfondimento, secondo programmi che vengono sviluppati su temi specifici sia a livello nazionale che internazionale.

Riportando le cifre comunicate da Deckers, attualmente i visitatori unici del sito sono circa 500mila ogni settimana, con una durata media della connessione pari a 10 minuti.

Questi numeri testimoniano l’interesse che gli utenti del network riservano alle esperienze dei propri colleghi, in quanto fanno riferimento ai problemi reali e alle possibili strade per superarli. Per esempio, quando si affacciano sul mercato nuove tecnologie, spesso si gioca un ruolo di “close followers” e in questo caso diventa utilissimo “copiare” le best practice già sviluppate con successo da un altro collega.

 CIOnet formato “made in Italy”

Questa social community unica nel suo genere, una specie di “Facebook versione Ict”, ha richiamato l’attenzione di Alfredo Gatti, managing partner di Nextvalue, convincendolo a riproporla anche in Italia.

L’iniziativa consente ai Cio di ottenere quattro importanti obiettivi che, usando le parole di Deckers, possono essere riassunti nelle capacità di costruire relazioni, condividere conoscenze, scambiare idee, sviluppare amicizie.

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«Superando i confini geografici – ha sottolineato Gatti, ora anche managing director della neonata CIOnet Italia – il network permette di accrescere le relazioni tra manager che perseguono l’innovazione e che hanno un ruolo sempre maggiore nelle decisioni strategiche delle loro aziende. Obiettivo di CIOnet Italia è quello di raggiungere nei prossimi due anni il traguardo di 1.000 iscritti. Sono convinto che ci siano le premesse per conseguire questo risultato».

Il reclutamento avviene per invito e il target è rappresentato dalle grandi e medie organizzazioni. Infatti, per entrarne a far parte il Cio deve guidare una struttura It con come minimo 20 addetti e con un budget di almeno 2 milioni di euro. Per le organizzazioni più grandi, dove l’organico complessivo è intorno ai 200 addetti e al budget It vengono destinati almeno 20 milioni di euro, l’associato può essere anche un manager di struttura.

Al “club” può accedere anche un numero limitato di business partner, rappresentati dal top management di società impegnate sul versante dell’offerta, che si impegnano a sponsorizzare l’iniziativa senza però esercitare attività di vendita, ma ricavando informazioni essenziali sulle reali esigenze dell’utenza.

Il mandato di stimolare e far crescere CIOnet Italia è affidato a un Advisory Board, che vede quale presidente Enzo Bertolini, Cio del Gruppo Ferrero, coadiuvato da nove advisors in rappresentanza di alcuni tra i più noti brand del “made in Italy”, con il compito di definire la piattaforma programmatica, le direttrici di sviluppo e i contenuti delle varie iniziative.

«Siamo chiamati a operare sempre più in contesti internazionali – ha concluso Bertolini – dove il confronto di valori e conoscenze diviene fondamentale strumento per la comprensione del contesto nel quale sviluppare strategie di successo. La migliore soluzione è una rete di pari, come CIOnet, all’interno della quale scambiare esperienze e conoscenze tra culture diverse, con manager che si trovano ad affrontare problemi del tutto simili».

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foto di Gabriele Sandrini