Telit, potere alle macchine


«L’IT è sempre più pervasiva, il futuro sarà nel far dialogare le macchine, sistemi di domotica, centraline di controllo degli autoveicoli, sistemi di tele-controllo, …»

 

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Telit (www.telit.com) ha sede a Trieste ed è stata fondata nel 1986 come una società che vendeva servizi di ricerca e sviluppo alle multinazionali, dopo essere stata uno dei nomi più importanti nell’innovazione della tecnologia cellulare e satellitare. Oggi è un’azienda italiana produttrice di infrastrutture per telecomunicazioni, specializzata nei sistemi di comunicazione M2M “da macchina a macchina”. Con Sandro Spanghero, vice president Global R&D Telit Communications PLC, abbiamo parlato di futuro e di come cambierà il modo di interagire con le macchine e quale impatto ci sarà per i Cio che dovranno gestire il cambiamento.

 

Data Manager: Qual è la storia di Telit?

Spanghero: Telit nasce negli anni 80 con lo sviluppo di dispositivi per reti di comunicazione private per aziende che lavoravano in ambito di comunicazione o militare. Negli anni 90 l’azienda ha avuto una  forte espansione nel settore delle comunicazioni cellulari con lo sviluppo dei primi telefoni Gsm. Successivamente, all’inizio del 2000, Telit ha avuto una grossa crisi, principalmente legata al cambiamento del settore che passava da un mercato di espansione a uno di sostituzione, dominato da grossi player.

Durante questa crisi l’azienda ha deciso di investire sulla tecnologia e questo le ha permesso di creare una nuova nicchia di mercato che andava al di là dei prodotti consumer per passare ai prodotti industriali, quali sono gli oggetti machine-to-machine che, a partire dagli anni 2002-2003, sono diventati il fulcro di tutto quello che era la ricerca-sviluppo. Il fatto di poter utilizzare un software proprietario per creare dispositivi Gsm-Gprs ha permesso alla società di entrare in questo mercato estremamente conservativo e in tempi brevissimi di diventarne una protagonista. Telit vuol diventare il numero uno in questo mercato che sta aprendo anche ad altre nicchie; l’M2M non è più infatti qualcosa soltanto di industriale, ma si sta aprendo anche al consumer, per esempio il mercato delle automobili, che ci vede coinvolti già da parecchi anni con progetti importanti.

Cosa vuol dire far dialogare le macchine? Quali sono i successi che avete ottenuto e quali le difficoltà?

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La tecnologia di base che noi utilizziamo è la stessa che viene usata in tutte le tecnologie digitali attualmente disponibili sul mercato, dal telefono base sino allo smartphone con funzioni avanzate, dal punto di vista invece dell’impiego di questa tecnologia noi siamo completamente diversi. Nel senso che se sul mercato consumer un prodotto dura sei mesi/dodici mesi prima di essere cambiato, noi invece abbiamo la necessità di mantenere questa tecnologia sul mercato per il maggior tempo possibile. Abbiamo prodotti che sono stati lanciati nel 2005 e rimarranno sul mercato fino al 2012-2013. Dunque parliamo di circa 7 anni per un prodotto che utilizza tecnologie di comunicazione wireless, ciò è assolutamente non allineato con quelli che sono gli standard del mondo consumer. Com’è possibile tutto questo? Semplice, quando c’è un progetto che va in produzione non lo vediamo come un qualcosa di finito, ma di appena nato. Lo manteniamo per quel che riguarda il prodotto in sé e per quel che riguarda l’hardware, andando a implementare nuove componentistiche qualora fosse necessario (per esempio memorie), oppure intervenendo dal punto di vista software, implementando tutte le funzionalità aggiuntive che sono richieste di volta in volta dai vari clienti che devono utilizzare questi dispositivi per le loro applicazioni.

All’interno del gruppo di sviluppo c’è un team che si occupa della gestione della piattaforma hardware e software accompagnando il prodotto per tutti gli anni della durata della mass production. Questa è la principale differenziazione tra quello che è il nostro modo di intendere lo sviluppo di un dispositivo wireless e quello che viene fatto nelle aziende che si occupano di sviluppare prodotti consumer. La maggior parte dei nostri clienti non ha bisogno di dispositivi con funzionalità estese, ma necessita di poter utilizzare lo stesso dispositivo per anni e normalmente rispondiamo a richieste di informazioni in cui uno degli argomenti è quello di avere la disponibilità di quel prodotto per i prossimi dieci anni senza cambiamenti.

Quanto è critica l’integrazione?

Attualmente in Telit abbiamo circa 180 persone che si occupano di R&D, il che vuol dire gestione di nuovi prodotti o manutenzione di quelli che sono già sul mercato o supporto al cliente nella fase di sviluppo del prodotto finale che il cliente stesso poi metterà sul mercato.

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L’interazione del nostro prodotto con l’applicazione finale del cliente non è assolutamente una cosa banale e dipende molto dal requisito del prodotto. Abbiamo esempi in cui il tempo di interazione è stato anche di due anni. I casi più difficili riguardano i clienti automotive che richiedono delle certificazioni più estese oppure un’attività di test molto intensa. In tutto questo percorso lavoriamo insieme al cliente con risorse interne; a volte il cliente viene da noi e facciamo insieme le necessarie analisi oppure spesso andiamo presso la sua sede per fare il test assieme. Questo è proprio uno dei valori aggiunti principali che possiamo offrire all’utente finale ed è un qualcosa che deve essere visto come un pacchetto che il cliente riceve assieme all’oggetto che andrà a utilizzare. Il modulo in sé risponde a dei comandi standard, risponde a una specifica standard, però l’interazione richiede un percorso che a volte può essere molto complicato.

Quali sono i progetti più importanti?

Uno dei progetti che abbiamo realizzato di recente è stato l’integrazione di uno dei nostri moduli Umts/Hsdpa all’interno del sistema di infotainment di bordo dell’Audi A8. Questa è stata un’esperienza che ci ha fatto crescere molto, soprattutto per quanto riguarda tutti i requisiti per il mercato automotive. Un altro progetto importante è stato la possibilità di gestire una piattaforma tecnologica di comunicazione per il primo Gprs per un periodo molto lungo e l’implementazione su questa piattaforma del modulo GE864 che quando è stato presentato sul mercato era il più piccolo tra i moduli che utilizzavano tali tecnologie. Di recente abbiamo realizzato un successore per questo modulo che sarà disponibile per i prossimi anni. Essere riusciti a spostare i clienti da una piattaforma tecnologica a un’altra che fornisce le stesse funzioni e aver fatto tutto questo in maniera abbastanza smooth senza aver creato problemi a nessun cliente è sicuramente un successo. Per quanto riguarda il futuro, stiamo lavorando sulle piattaforme 3G e abbiamo appena annunciato un prodotto molto innovativo che verrà chiamato HE910. Il dispositivo ha una tecnologia Hspa+ e sarà ancora una volta il modulo più piccolo al mondo. Questo sarà il passo che ci avvicinerà al mercato consumer.

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Questa tecnologia è già presente in Italia?

Abbiamo progetti automotive con aziende italiane e il mercato nazionale non è assolutamente di secondo livello. Abbiamo puntato molto sull’estero, principalmente perché erano mercati che potevano emergere dalla crisi in maniera più veloce, ma il fatto che l’Europa negli ultimi anni sia cresciuta notevolmente ci fa ben sperare per un futuro italiano.

Quanto è importante l’informatica nel vostro settore?

Abbiamo un tool standard per lo sviluppo comune a tutta quanta l’azienda che abbiamo cominciato a implementare in Italia e poi abbiamo esteso alla sede in Israele e che quest’anno estenderemo ai laboratori situati in Corea.

Un’altra attività su cui in questo momento lavoriamo e che è molto connessa alla gestione dell’Information Technology è legata alla diffusione di conoscenze all’interno dell’azienda, dalla reportistica alla diffusione di know how. Abbiamo due sedi in Italia, ne abbiamo una in Francia (parlo solamente di nuclei tecnici), con l’acquisizione di Motorola abbiamo una sede tecnica in Israele e poi un gruppo, anche abbastanza consistente, a Seul in Corea del Sud e ovviamente riuscire ad avere una conoscenza tecnica comune su tutte queste sedi è una cosa importante che porta a velocizzare i tempi di sviluppo. Attualmente stiamo implementando un tool interno che permetterà di rendere comuni tutte le informazioni che sono generate e che devono essere utilizzate da tutte le persone che lavorano in Telit.

 

 

Sandro Spanghero STORY

Sandro Spanghero, vice president Global R&D Telit Communications PLC, in Telit dal 1997 è stato responsabile per il Progetto RF. Nel 2002 fu nominato a gestire la direzione tecnica delle attività di R&D a Trieste per guidare lo sviluppo di prodotti Gsm oriented. Durante questo periodo ha guidato la trasformazione di R&D nello sviluppo M2M. Nel 2007 Spanghero è stato nominato vice president Global R&D e coordina le squadre di R&D a Trieste, Seul e Cagliari. Prima di Telit ha trascorso 10 anni nel settore educativo. Sandro Spanghero ha una laurea in Ingegneria Elettronica per Telecomunicazioni presso l’Università di Trieste.