Nelle aziende, spesso si è troppo occupati a gestire il quotidiano e l’accavallarsi di eventi e imprevisti. Non rimane molto tempo, né la necessaria lucidità, per analizzare la situazione presente, cogliere le avvisaglie di quanto potrebbe accadere e prefigurarne gli esiti futuri. Nel mercato attuale, però, l’unica strategia per mantenere o conquistare una posizione di leadership è proprio la capacità di fotografare il futuro.
Saper scorgere nei processi in corso i contorni di un cambiamento che renderà obsoleti gli attuali modelli di business permette di focalizzare energie, investimenti e risorse nella migliore direzione e consente di preparare per tempo le tipologie di offerta che verranno richieste dal mercato che muta. Nel presentare il piano industriale, nello scorso mese di maggio, Victor Massiah, amministratore delegato di UBI, quinto gruppo bancario in Italia per numero di sportelli, ha detto che capita, nell’incertezza della transizione dalla crisi, di guardare alla nuova realtà con occhiali vecchi. Spesso, per questa miopia, si attraversano difficoltà notevoli e le aziende, in qualche caso, chiudono. All’inizio degli anni 90, per esempio, non era facile prevedere quale impatto avrebbe avuto la diffusione di Internet sulle attività aziendali: quasi metà delle aziende presenti nella classifica “Fortune 500” di quegli anni, per non aver intrapreso una strategia adatta al forte cambiamento in atto, oggi non esistono più.
Al SAS Forum, incontro dedicato alla Business Intelligence e agli Analytics, Vito Di Bari, futurologo e innovation designer, ha spiegato che il futuro non arriva di colpo, e si comporta come un giaguaro: prima del balzo verso la preda, c’è una prima, lunga fase di avvicinamento, e poi una seconda fase, quasi di immobilità. L’esempio del telefono cellulare chiarisce il concetto: i primi prototipi sono stati creati nei Bell Laboratories nel 1947, il primo modello commerciale è stato lanciato sul mercato da Motorola nel 1973, ma lo sviluppo delle reti ha permesso di raggiungere il milione di utenti solo nel 1990. Oggi sono usati nel mondo circa 5 miliardi di cellulari. Nelle fasi iniziali, pochi riescono a captare le enormi potenzialità delle nuove tecnologie. Chi fiuta il business, e lo abbraccia da subito, ottiene il successo. La maggior parte delle aziende, invece, mette a punto una strategia adatta solo nella fase prossima al forte sviluppo, quando la concorrenza è maggiore, e i margini più bassi. Vince chi si prepara per tempo al domani, chi ha velocità di reazione al cambiamento e capacità di guardare avanti e di pianificare nel medio e lungo periodo. Facile a dirsi, difficile è sapersi districare in un mondo dove la quantità di informazioni esistenti, in crescita continua ed esponenziale, è di oltre 800 miliardi di gigabyte, l’equivalente, per dare un’idea, di 75 miliardi di iPad. Se provassimo a impilarli uno sull’altro, otterremmo una colonna da qui alla Luna e una dalla Luna alla Terra, ma ne rimarrebbero ancora così tanti da poter avvolgere per cinque volte il nostro pianeta. In questa situazione, secondo Di Bari, l’informazione non è più, come si sosteneva una volta, potere. Il vero valore è dato dalla conoscenza che deriva dall’utilizzo di potenti strumenti, come gli Analytics, che permettono di filtrare i dati e di interpretarli per supportare le aziende nel costruire modelli per anticipare gli esiti futuri del presente. In sostanza, per essere pronti a rispondere oggi alle domande che il mercato farà domani.