Grandangolo – Una “nuvola” sull’It

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Non si tratta di brutto tempo, cui quest’anno siamo abituati, né di qualche cosa di negativo che colpisce il mondo dell’Information technology o i suoi utenti, al contrario, nel titolo si fa riferimento a un elemento che dal brutto momento passato dall’economia e dal mercato informatico ha tratto vantaggio, linfa per il suo sviluppo. Infatti il cloud computing, la “nuvola” appunto, ha registrato una spinta inaspettata negli ultimi 12 mesi. Durante una recente tavola rotonda Alberto Bullani, regional manager della filiale italiana di VMware, ha affermato che «i tempi di adozione stanno accelerando in maniera drammatica», e a lui ha fatto eco Antonio Romano, vice president Research division di IDC Southern Europe: «I numeri attesi per il 2012 sono già attuali nel 2010», ha detto facendo riferimento alle stime fatte poco più di un anno fa dalla sua società di ricerche, ma anche da molti altri analisti di mercato. Per esempio, dati di giugno rilasciati da Gartner affermano che a livello mondiale il fatturato 2010 per i serivzi cloud dovrebbe raggiungere i 68,3 miliardi di dollari, mostrando una crescita del 16,6% sui 58,6 miliardi dello scorso anno, mentre si prevede una forte accelerazione fino al 2014, anno in cui il fatturato dei servizi cloud potrebbero raggiungere quasi i 149 miliardi di dollari. Gartner valuta che, nel corso dei cinque anni futuri, le organizzazioni spenderanno 112 miliardi cumulativamente su Software-as-a-Service (SaaS), Platform-as-a-Service (PaaS) e su Infrastructure-as-a-Service (IaaS). Infine prevede per i Paesi dell’Europa occidentale nel 2010 una crescita del 23,8% del mercato dei servizi cloud.

Una spiegazione a questo andamento ce la fornisce Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia e Svizzera: «Non è un caso che uscendo da un anno di crisi si parli tanto di cloud», afferma puntualizzando che l’adozione o comunque l’interesse per il cloud computing poggia sulla promessa di efficienza e risparmi. Bucci sottolinea anche come la virtualizzazione, considerata alla base di un’architettura cloud, migliori sensibilmente il tradizionale rapporto 70/30 del budget It delle imprese, dove la parte più consistente (70) è dedicata alla manutenzione e gestione dell’esistente e la porzione inferiore (30) all’innovazione. «Utilizzando la virtualizzazione si può arrivare a un rapporto 55/45», sostiene.

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Dal punto di vista del mercato e dell’adozione Silvano Gai, consulting professor alla Stanford University e Fellow Cisco Systems, ammonisce: «Non mi aspetterei troppo dal cloud che è sì un trend, ma inizialmente indirizzerà solo il “non” mission critical. È peraltro vero che per 1 macchina mission critical ce ne sono 100 che non lo sono. Comunque – aggiunge – per questa tecnologia vedo un cammino quinquennale, ma per le aziende è bene iniziare oggi a guardare a soluzioni cloud».

Antonio Romano vuole liberare il campo da possibili dubbi e ribadisce che «il cloud computing non è marketing, ma una cosa seria e concreta. Il cloud è la possibilità di usare servizi It in azienda e innescherà un ciclo virtuoso dell’offerta in risposta alla qualità della domanda delle imprese». E Antonio Sortino, director Unified Storage Group di EMC, aggiunge: «L’It-as-a-Service serve per abilitare le opportunità di business». In conclusione Gai riporta tutti con i piedi per terra: «Il cloud non risolve tutto. È necessario che anche l’organizzazione aziendale faccia la sua parte».

Certo di questi argomenti se ne scrive molto e sono in molti a parlarne e forse è necessario fare un po’ di chiarezza. A tal proposito nel numero di ottobre dedicheremo un dossier al cloud computing con l’obiettivo di fare il punto sul cloud e nella speranza di diradare ogni dubbio o curiosità; non solo, Data Manager Online ha aperto un “minisito” dedicato a questa tematica che raccoglierà articoli e informazioni sempre aggiornati.