Acrobati e saltimbanchi all’orizzonte

Umberto Rapetto - security

 

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C’è chi tenta la traversata atlantica in bicicletta e chi invece spera di finire nel Guinness dei Primati, mangiando 39 wurstel in un solo boccone. Può stupire un gruppo di hacker che decide di scatenare un cyber-attacco utilizzando un frigorifero?

 

È l’evoluzione dell’Internet delle Cose, quella quinta o sesta dimensione (ho perso legittimamente il conto…) della vita moderna, e non c’è più da stupirsi di nulla. Veniamo al fatto. Alla vigilia di Natale, qualcuno ha lanciato un’infezione virale con un botnet rimasto in funzione per una quindicina di giorni, intervallo di tempo necessario per riempire di spam una sterminata quantità di caselle di posta elettronica disseminate in giro per il mondo. Apparentemente niente di strano, è vero. Cose di questo tipo accadono ogni giorno e tutti sono abituati a liberarsi degli innumerevoli messaggi indesiderati che quotidianamente intasano la mailbox di qualsivoglia utente della Rete. E invece qualcosa di inusuale c’è. Eccome, se c’è.

I monelli hi-tech questa volta hanno congegnato una rampa di lancio tutt’altro che convenzionale e si sono serviti di stazioni multimediali, di televisori e persino di un gigantesco refrigeratore con tanto di erogatore di ghiaccio tritato. E aver fatto perno su dispositivi di quel genere non tranquillizza, perché la circostanza ci dà immediata percezione di quanto sia capillarmente distribuito anche nei più insospettabili e impensati angoli del pianeta. Quel che mi angoscia è il pensiero che un domani l’aggressione a un paese possa cominciare con un frigorifero che prende il posto di HAL o di qualunque altro cervello elettronico che nel tempo ha solleticato la fantasia dei più immaginifici.

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Non mi inquieta il fatto che la banda del frigidaire abbia spedito una milionata di mail al giorno con simili arnesi, ma la ben più terrificante ipotesi di un assalto manu militari a tutti quei frigoriferi e congelatori di cui si è poco alla volta apprezzata l’intelligenza applicata loro da brillanti scienziati e informatici.

Nuove minacce

Per un momento ho provato a fantasticare cosa potrebbe succedere se qualche brigante tecnologico decidesse di prendere di mira un qualunque elettrodomestico ad ampia diffusione. Vorrei che lo stesso sforzo di immaginazione lo facesse chiunque abbia plaudito al semplice annuncio che il frigorifero del futuro (anzi, del presente) sarebbe stato capace di tenere sotto controllo alimenti e bevande al suo interno, di avvisare tempestivamente la padrona di casa con SMS e messaggi di posta per fare sostanzialmente in modo che non manchi mai nulla.

Ci si è mai domandato cosa potrebbe capitare se qualche hacker con istinti demenziali decidesse di colpire gli apparati di refrigerazione domestica e (perché no?) quelli commerciali e industriali?

Solo chi – come me – ha dovuto prendere atto di un guasto o di un’improvvida prolungata assenza di corrente elettrica, ha idea del disastro che può palesarsi agli occhi dell’atterrito spettatore. E se il malfunzionamento fosse pianificato in maniera ingegneristica, fosse generalizzato alla sterminata platea di “smart refrigerators”, fosse programmato in maniera simultanea magari in un weekend con tecnici in vacanza?

Il problema, apparentemente banale, non riguarderebbe solo la superficiale risposta alla domanda “e adesso cosa mangiamo stasera?”, ma avrebbe riverberazioni ben più ampie. Non si tratterebbe solo di risolvere le difficoltà di alimentazione (nel caso mio un po’ di dieta non guasterebbe nemmeno), ma di affrontare il problema dello smaltimento dei rifiuti e quello igienico a esso concatenato.

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Se un sabotaggio di massa eseguito a distanza si dovesse verificare nella stagione estiva, a giocare a favore degli “hacker del termostato” ci sarebbero anche le temperature da solleone.

Vado in cucina e osservo il mio frigorifero. È bellissimo. Mi guarda come un ragazzino che sembra chiedere un piccolo dono, magari un computer o la connessione ultraveloce.

Lo accarezzo con dolcezza e gli sussurro: «Chiedimi quello che vuoi, ma non fare capricci inutili. Il collegamento a Internet proprio no…».