“Non esiste un’unica tecnologia di trasmissione in grado di risolvere il digital divide, il futuro passa dalla capacità di integrare le varie soluzioni tecnologiche.”
Le Reti Mesh identificano una particolare topologia di rete particolarmente adatta per fornire accessi wireless a larga banda in aree estese. Queste reti possono essere realizzate con sistemi basati su tecnologia radio, ottica e satellitare. Di questo e dei problemi legati al digital divide ne abbiamo parlato con Nicola De Carne – Amm. Delegato di Wi-Next.
Qual è la storia di Wi-Next?
Wi-Next è stata ed è una bella avventura imprenditoriale, coinvolgente quanto difficile e tortuosa come ogni start up tecnologica. Nasce da un gruppo di Ricerca del Politecnico di Torino capitanato dal Prof. Angelo Raffaele Meo con cui ho avuto l’onore di lavorare.
Il gruppo lavorava su un software che fosse in grado di realizzare reti wi-fi mesh a livello tre così da creare reti wireless realmente pervasive grazie alla possibilità di distribuire facilmente l’intelligenza di routing su ogni nodo della rete invece che relegarla come solitamente si fa all’interno dei concentratori di rete o dei controller.
Il risultato è arrivato alla fine del 2006 con il firmware N.A.A.W. e all’inizio del 2007 è stata fondata Wi-Next poi subito inserita all’interno dell’incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino fino a gennaio 2010 quando siamo stati acquisiti dal Gruppo Carpaneto Sati di Rivoli.
Oggi Wi-Next non penso sia più considerabile una start-up, ha una sua offerta molto precisa di prodotti e soluzioni per il wi-fi mesh, una sua strategia commerciale, compresa quella per l’espansione all’estero, e un suo progetto di sviluppo tecnologico che deve obbligatoriamente tenere conto delle possibili evoluzioni degli scenari di mercato nei prossimi dieci anni.
Quindi la strada è ancora lunga ma siamo pronti ad affrontarla con l’entusiasmo e la forza che da 5 anni ci vede lottare per la nostra idea.
Avete ricevuto finanziamenti?
L’attività di ricerca e sviluppo che ha portato al nostro firmware NAAW è stata finanziata con un Fondo di Innovazione Tecnologico che abbiamo vinto nel 2005 e successivamente Wi-Next è stata finanziata dai soci fondatori anche ricorrendo al credito a medio termine delle banche.
Durante l’incubazione nel Politecnico abbiamo incontrato una decina di Capital Venture e Business Angels che si professavano investitori dell’innovazione ma che in realtà, a mio parere, usavano il manuale del giovane investitore per valutare i numeri di una start up senza la minima capacità di visione dello sviluppo tecnologico e pensando di finanziare l’innovazione con 50.000 Euro.
Per finanziare l’innovazione ci vogliono molti soldi, capacità di visione a medio e lungo termine e soprattutto coraggio perchè più una Società è innovativa più è rischioso l’investimento ma questo nel sistema di Capital Venture italiani pare non essere chiaro.
Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare il Gruppo Carpaneto Sati, oggi salito al 75% del capitale di Wi-Next, grazie all’impegno continuo dell’I3P e in particolare dell’Ing. Vittone, con cui abbiamo iniziato ormai quasi due anni fa un percorso industriale che comincia a dare i suo i frutti.
Qual è la tecnologia che utilizzate?
La nostra tecnologia è il N.A.A.W. Wi-Fi Mesh System, basata appunto sul firmware N.A.A.W. sviluppato al Politecnico e successivamente industrializzato da noi.
Si tratta di una tecnologia software che consente di creare reti wireless a banda larga anche molto estese in modo semplice e soprattutto economico grazie alla possibilità di “rimbalzare” il segnale radio da una cellula all’altra in modo automatico.
Oggi abbiamo una famiglia di prodotti che va dal piccolo router da indoor, il Naawigo Mini, fino al N.A.A.W. Enterprise, il grande nodo di rete outdoor in grado di gestire fino a 4 radio contemporaneamente su 2.4 e 5 Ghz.
Ultimamente abbiamo presentato al mercato la tecnologia WiseMesh, sempre basata sul firmware N.A.A.W., che consente la creazione di reti wi-fi mesh di sensori grazie ad uno speciale ed esclusivo layer hardware, disegnato e prodotto da noi in Italia, in grado di integrare direttamente sul nodo di rete una vasta gamma di sensori ( posizione, umidità, temperatura, ecc. ) e di switch in grado di pilotare device esterni direttamente ( lampade, fan coil, motorini, ecc. ).
Abbiamo presentato WiseMesh ufficialmente al fuorisalone del Mobile di Milano ad aprile anticipando di fatto di un mese l’annuncio del framework di domotica Android@home avvenuto a maggio durante la I-O conference di Google.
A corredo delle nostre soluzioni tecnologiche di rete abbiamo una serie di applicativi software per il controllo e monitoraggio degli utenti e della rete e un kit di alimentazione solare per nodi Wi-Fi, prodotto dal Gruppo Carpaneto Sati, in grado di alimentare per 24 ore un nodo outdoor anche senza linea elettrica.
Ad oggi quali installazioni avete fatto in Italia?
Le installazioni in Italia sono svariate, piccoli paesini, porti turistici, province, molte aziende private. In questi giorni stiamo ultimando la copertura del nuovo stadio privato della Juventus che verrà inaugurato a settembre. Alcune importanti aziende utilizzano la nostra tecnologia come ad esempio Wind ed Enel oltre che nel pubblico ad esempio il Dipartimento piemontese dei Beni Ambientali e Culturali per il monitoraggio dei beni artistici come ad esempio il Duomo di Torino.
Ma la cosa più importante per noi sono i risultati ottenuti dal punto di vista della strategia commerciale grazie alla quale oggi siamo partner tecnologici di importanti system integrator in Italia come Cosmic Blue Team e b! (ex Telindus) con cui stiamo realizzando importanti progetti sul territorio nazionale anche in collaborazione con importanti operatori del settore.
Inoltre durante la AllDigital Expo che si terrà a Vicenza il 16 e 17 giugno presenteremo con EutelSat una serie di soluzioni di connettività e servizi di copertura wireless a banda larga frutto dell’integrazione fra il nostro N.A.A.W. Wi-Fi Mesh System e il nuovo servizio Tooway per la connettività ad Internet via satellite.
Il tema del digital divide è molto sentito, qual è la reale situazione in Italia?
Il digital divide non è solo dato dalla mancanza di connettività ma anche dalla mancanza di alfabetizzazione digitale e soprattutto da un uso non consapevole delle tecnologie e questo nelle famiglie come nelle grandi aziende.
Limitandoci alla situazione della connettività in Italia, la situazione, nonostante i mille annunci, non è molto positiva perchè abbiamo ampi bacini di popolazione senza la minima connessione a banda larga e questo nei prossimi anni diventerà un vero e proprio divario sociale prima ancora che digitale.
Basti pensare a quanto tempo ci hanno messo radio e televisione a diventare dei media di massa, rispettivamente 40 e 20 anni, e quanto ci ha messo Internet a diventare un media di riferimento a livello mondiale, meno di dieci anni, per capire che una popolazione senza l’accesso alla banda larga è destinata a essere tagliata fuori dal mondo.
La soluzione a questo problema non è semplice e non ha un unico nome, bensì potrà essere raggiunta dal punto di vista tecnologico attraverso la creazione di ecosistemi di comunicazione in grado di sfruttare la migliore tecnologia di comunicazione disponibile in quella zona, ad esempio satellite e wi-fi o fibra e telefonia cellulare con le Fem to Cell.
A mio parere non esiste un’unica tecnologia di trasmissione in grado di risolvere il digital divide, il futuro passa dalla capacità di integrare le varie soluzioni tecnologiche.
Contemporaneamente è necessario creare un programma di alfabetizzazione digitale che consenta un uso consapevole della tecnologia e questo non può essere che compito della pubblica amministrazione centrale e locale che sempre più spesso però si comporta da operatore e non da facilitatore dell’impresa privata.
C’è un grande dibattito sul wifi libero, qual è la Vs. posizione?
Stiamo vivendo una confusione pericolosa rispetto il ruolo della PA nella lotta al digital divide.
Nei giorni pre elettorali abbiamo vissuto una situazione irreale in cui i vari candidati di destra e sinistra si battevano a colpi di annunci su quanto Wi-Fi libero avrebbero dato ai cittadini se fossero stati votati. Una sorta di “CCHIU’ VUIFI’ PE’ TUTTI”.
Penso sia un atteggiamento non corretto e forse anche pericoloso perchè banalizza l’importanza di una connessione certa per i cittadini riducendola ad una spot elettorale che, come quasi tutti gli annunci elettorali, sappiamo bene non essere realizzabile.
Il Wi-Fi libero per tutti non ha un modello di business e quindi non regge perchè per spegnere gli entusiasmi basta fare una semplice domanda : “chi paga per quel servizio? chi farà la manutenzione? ma soprattutto serve veramente il wi-fi libero per tutti nelle piazze e nei parchi?”.
Personalmente penso che la PA dovrebbe assolvere al suo ruolo pubblico di educatore e quindi dovrebbe concentrarsi più che sulla realizzazione di sistemi di connettività sui modi per alfabetizzare il cittadino alche abbia un atteggiamento e un uso consapevole delle tecnologie.
Contestualmente dovrebbe essere il facilitatore e controllore delle iniziative private finalizzate alla creazione di soluzioni di connettività che non possono essere gratuite ma devono avere il proprio modello di business che le consenta di crescere nel tempo, altrimenti stiamo parlando di annunci e strumentalizzazioni che bene non fanno ne’ alla tecnologia ne’, soprattutto, ai cittadini.
La PA specialmente locale, si dovrebbe preoccupare di dotare se stessa delle infrastrutture di comunicazione in grado di ottimizzare i propri processi e i rapporti con i cittadini e poi eventualmente dovrebbe mettere a disposizione dei cittadini stessi dei punti di connessione libera all’interno delle proprie aree ( municipi, biblioteche, ecc. ) ma non dovrebbe preoccuparsi di creare infrastrutture di comunicazione cittadine.
Prossimi passi?
Vogliamo continuare a crescere in Italia insieme ai partner che ci hanno dato la loro fiducia proponendo al mercato delle soluzioni wireless sempre più personalizzate ed innovative.
Abbiamo degli obiettivi ambiziosi anche con il mercato estero. Continueremo l’espansione in medio oriente attraverso l’accordo con un distributore a Il Cairo e con una serie di altri player della zona.
La nuova tecnologia WiseMesh sta aprendo una serie di scenari di mercato decisamente interessanti e ci consentirà nei prossimi mesi di approcciare anche al mercato statunitense fino ad oggi non considerato vista la alta densità di soluzioni wireless.
Ma con il WiseMesh e le reti wi-fi mesh di sensori possiamo pensare di andare a raccontare qualcosa di innovativo anche oltreoceano.
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Nicola De Carne – esperto in Comunicazione Digitale e Marketing Strategico, nel 1993 inizia la propria attività in ambito Marketing e Comunicazione in qualità di socio fondatore e Account Director della D.P.V. srl, agenzia di field marketing. Agli inizi del 1997 cede le proprie quote dell’agenzia per dedicarsi al mercato dell’intrattenimento e dell’informazione, nasce così RADIO STATION ONE che vede De Carne impegnato come Consigliere d’Amministrazione e Responsabile Marketing. In questo ruolo partecipa attivamente alla creazione e al coordinamento dello staff Marketing e Editoriale. Nel gennaio 2000, attratto dalle importanti opportunità offerte dalle tecnologie basate su protocollo Internet, entra in DADA S.p.A.. Nel gennaio 2003, grazie alla fusione di competenze tecnologiche e di conoscenze acquisite in anni di Comunicazione e Marketing, fonda IPWORLD s.r.l, ricoprendo il ruolo di Amministratore. Da gennaio 2006, come risultato di una costante attenzione all’innovazione tecnologica, De Carne lancia la NewCo Wi-Next (di proprietà IpWorld), Società specializzata in soluzioni Wi-Fi Mesh e Opensource Based, presentando al mercato il Software NAAW, il primo innovativo prodotto frutto di un’importante collaborazione scientifica con il Politecnico di Torino.Da gennaio 2010, dopo l’ingresso dell’azienda nel Gruppo Carpaneto Sati, è nel consiglio di amministrazione di Wi-Next come Amministratore Delegato e responsabile per lo sviluppo strategico dell’azienda. Nicola De Carne è docente del Master “Marketing e Comunicazione Digitale” della Business School de Il Sole24Ore.